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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
UN DISTACCO CHE RESTA COLMABILE
[La Repubblica, 25 febbraio 2008]

Le elezioni del prossimo 13-14 aprile hanno un favorito, ma non un vincitore
predestinato. Lo suggeriscono i dati del sondaggio condotto da Demos-Eurisko per Repubblica nei giorni scorsi, a cui fa riferimento questo Atlante politico. Il Pdl è davanti al Pd: 41% a 35%. Sei punti. Un distacco chiaro, che si conferma se si considerano le liste apparentate. La Lega e Mpa, da un lato. Dall'altro, Di Pietro e i Radicali (che confluiranno nel Pd, senza marchio).
Su queste basi l'esito della prossima consultazione non può ritenersi scontato.
Impossibile dimenticare la lezione di Silvio Berlusconi. Esattamente due anni fa, i sondaggi dei principali istituti demoscopici attribuivano alla Cdl lo stesso svantaggio.
Valutavano, per questo, impossibile la rimonta. Berlusconi ha smentito tutti. Le previsioni dei sondaggi e i suoi stessi alleati, che non credevano possibile risalire. In poco più di un mese ha annullato il distacco. Ha perso alla Camera per una manciata di voti, mentre al Senato è stato "tradito" dai collegi esteri.
Oggi, peraltro, la situazione è più incerta e fluida, rispetto a due anni fa. Gli elettori si muovono un po' confusi. Come consumatori in un mercato che propone prodotti nuovi e diversi. Perché le principali etichette di partito sono pressoché scomparse. Sostituite da altri marchi. In tempi troppo rapidi per non generare disorientamento. Non è facile neppure capire come reagiranno, molti elettori, di fronte all'eclissi - o alla definitiva rimozione - del proprio simbolo di riferimento.
1. Si assiste, comunque, a una forte polarizzazione, che, fin qui, ha premiato i due principali soggetti politici, sorti negli ultimi mesi. Pdl e Pd: insieme aggregano circa tre elettori su quattro. Più della Dc e del Pci, ai tempi della prima Repubblica. Sembra, cioè, che gli elettori si siano abituati a votare in modo "maggioritario", nonostante la logica proporzionale dell'attuale legge elettorale. Simmetricamente, gli altri partiti, ancora numerosi, si contendono un settore di mercato elettorale molto limitato. E' interessante, tuttavia, osservare la capacità d'attrazione espressa dai partiti di centro.
L'Udc è stimata intorno al 6%. La Rosa bianca all'1%. Riuniti sotto una sola bandiera potrebbero superare la soglia di sbarramento sia alla Camera che al Senato.
Invece, la Sinistra Arcobaleno rivela, per ora, un basso grado di attrazione. D'altronde, l'analisi dei flussi di voto rispetto al 2006, suggerisce che solo il 40% degli elettori dei partiti che hanno dato vita alla "cosa rossa" oggi voterebbero per la Sinistra Arcobaleno. Mentre un terzo di loro si sarebbero già spostati sul Pd. Anche il Pdl, d'altronde, dimostra una notevole capacità di attrazione, che gli permette di guadagnare circa il 4% rispetto al risultato dei partiti fondatori nel 2006. Tutte le altre formazioni raccolgono frazioni di elettori molto esigue. Nessuna pare in grado di arrivare in Parlamento, in assenza di apparentamenti dell'ultimo minuto. Fra le novità, la Lista per la vita, promossa da Giuliano Ferrara, raccoglie pochi decimali. Il peso assunto dall'Udc, in queste stime elettorali, spinge a destra gli elettori del Pdl. Tanto che il Pd, sull'altro versante, appare più vicino al Centro, e quindi all'Udc. I cui sostenitori, d'altronde, dividono le loro simpatie in modo equilibrato fra i due "oligopolisti" del mercato elettorale. Ciò potrebbe costituire un rischio per l'Udc se, com'è probabile, la campagna elettorale si polarizzasse ulteriormente. Allora, la logica del "voto utile" potrebbe spingere una parte dei suoi elettori verso i partiti più forti. Per questo, la possibilità dell'Udc di consolidare il suo peso elettorale dipende dalla capacità di esprimere "protesta" più che "moderazione". Intercettando la delusione nei confronti del maggioritario bipolare della seconda Repubblica.
2. L'incertezza di questa fase è confermata dal sostanziale equilibrio dei consensi nei confronti dei due principali leader. Se dovessero scegliere il premier, per elezione diretta, fra Berlusconi e Veltroni, gli elettori si dividerebbero in modo pressoché uguale. Anche così si spiega la convergenza di strategie fra i due "avversari". All'insegna della personalizzazione e del reciproco riconoscimento. Da un lato, Veltroni conta di sfruttare il proprio appeal personale per bilanciare lo svantaggio prodotto dall'orientamento politico. Dall'altro, Berlusconi è convinto che il vantaggio del Pdl sia sufficiente a garantirgli il successo, mentre sfrutta la propria immagine per coagulare un elettorato, comunque, fluido e composito. Dubitiamo, tuttavia, che il clima della campagna elettorale rimarrà disteso e civile fino al voto. Soprattutto se l'incertezza dell'esito dovesse crescere ulteriormente. Come, d'altronde, suggeriscono altri segnali, particolarmente importanti per decifrare l'orientamento degli elettori italiani.
3. Il voto dei cattolici, anzitutto, che negli ultimi anni si era spostato decisamente a centrodestra, oggi appare più equilibrato. Fra i cattolici praticanti, in particolare, si osserva una distribuzione proporzionata al peso dei partiti. Con un sovrappiù per l'Udc. La cui presenza autonoma sul mercato elettorale pare aver "secolarizzato" il Pdl. Mentre le polemiche accese nel Pd, sul tema, fin qui non sembrano aver prodotto particolari effetti. (Anche se, al momento del sondaggio, l'accordo con i Radicali non era ancora stato siglato).
4. D'altronde, i temi "etici" che hanno agitato il dibattito pubblico negli ultimi mesi (in particolare modo l'aborto), comparativamente, in questa campagna elettorale contano molto poco, nella percezione degli elettori. Mentre, tra i cittadini, è massima l'importanza assunta dai problemi economici legati alla vita quotidiana: reddito familiare e costo della vita. Insieme alla sicurezza.
5. C'è, infine, la questione dell'antipolitica. Quel vento ostile verso i partiti e le istituzioni, che ha soffiato impetuoso, negli ultimi mesi. Chi immagina che il clima elettorale abbia inibito quel sentimento si sbaglia. Ne è prova il consenso di cui gode Beppe Grillo, verso il quale esprime fiducia il 55% degli elettori. Lo testimonia, ancora, l'atteggiamento verso i partiti: tutti uguali, secondo tre elettori su quattro. Si tratta di sentimenti trasversali. Diffusi in tutti gli elettorati. In particolare nella base di due partiti: la Lega Nord e l'IdV di Di Pietro. Tuttavia, la sfiducia nei partiti e la simpatia per l'alfiere del V-Day non sembrano alimentare "astensione": dalla politica e dal voto.
Infatti, anche se lamenta che tutti i partiti sono uguali, gran parte degli elettori si schiera: sceglie un partito. Ciò conferma che l'antipolitica costituisce, per molti versi, un sentimento "politico". E' un modo per incalzare i partiti. Per spingerli a rinnovarsi. A moralizzare i comportamenti.
Questo Atlante politico, dunque, tratteggia un'Italia fluida e instabile. Alla ricerca di una nuova geografia elettorale. Ancora incerta e un po' disorientata, perché il paesaggio politico è cambiato e sta ancora cambiando. L'esito del prossimo 13 aprile non è ancora scritto. A chi lo profetizza, rammentiamo che dal 1994 ad oggi tutte le elezioni - tutte - hanno spiazzato, a volte sovvertito le previsioni. E che, dal 1996 fino al 2006, tutte le elezioni - tutte - si sono risolte per pochi punti. Talora: frazioni di punto.
C'è da dubitare che questa volta le cose andranno diversamente.

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