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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
LA SARDEGNA CAPITALE D'ITALIA
[La Repubblica, 15 febbraio 2009]

In Italia ogni elezione assume valore politico nazionale. Non importa se municipale, regionale o europea. Così avverrà per la Sardegna. Tanto più per la Sardegna. Anche se è davvero un'isola. Una regione "speciale", per statuto, storia, società, economia. Tuttavia, si tratta della prima consultazione dopo le elezioni politiche dell'aprile 2008, il cui esito è stato tanto netto da rendere inattuale ogni possibile alternativa, politica e di leadership. Una sorta di elezione di mezzo termine in attesa dell'Election Day del prossimo giugno. Quando si voterà per il parlamento europeo e in molte importanti amministrazioni locali.

Si tratterà, dunque, di un test importante, per il centrosinistra e soprattutto per il Pd. Incerto sulle strategie e diviso da antiche rivalità personali. Il risultato della Sardegna potrebbe accentuarne le lacerazioni oppure aprire qualche spiraglio per guardare avanti. Per questo potrebbe sorprendere il protagonismo di Silvio Berlusconi, che da settimane batte l'isola, impegnato a pieno tempo nella campagna elettorale. Divenuta la "sua" campagna personale. Anche se, fino a prova contraria, egli governa il paese e non la Sardegna. Tanto attivismo e tanta attenzione hanno alcune spiegazioni precise. Anzitutto, la Sardegna è la capitale estiva dell'Italia di Berlusconi.

Fin dal 1994, quando il Cavaliere vi accolse Umberto Bossi, per scongiurare la defezione della Lega dal governo. Rammentiamo tutti il leader padano passeggiare, in canottiera, accanto a Berlusconi. Per poi tornarsene nel Nord. E rompere definitivamente con il Polo delle Libertà. Dopo il ritorno al governo del centrodestra, nel 2001, la Sardegna ha rafforzato il suo ruolo.

E' divenuta la Capitale estiva della Repubblica. In particolare, Villa Certosa, a Porto Cervo. Più che una villa, una residenza presidenziale, coerente con le ambizioni di Berlusconi. Sede istituzionale sontuosa, dove il Presidente incontra la sua corte di consiglieri, amici e amiche. Ma soprattutto i suoi pari. I potenti del mondo. Capi di Stato e di governo. Aznar, Blair, Putin, Mubarak. Il Presidente li accoglie in tenuta informale: bandana, braghe corte e camicia aperta sul petto. E li guida in mezzo a foreste di cactus lussureggianti, piscine, spiagge, baie e luna park. Dove organizza grandi feste festose, nelle quali si esibisce al pianoforte, e canta, accompagnato dal fido Apicella.
Più che un Presidente, un Sovrano. O almeno un Principe.

La Sardegna è la "sua" Isola. Casa "sua". Residenza estiva del "suo" governo. Per questo gli è difficile - anzi: intollerabile - abbandonarla ad altri. Soprattutto, a Renato Soru. Una storia, per alcuni versi, simile alla sua. Perché è un imprenditore, inventore di un'azienda innovativa e titolare di marchio di successo. Perché è, anch'egli, poco incline a piegarsi alle logiche della politica.

Capace di sciogliere il parlamento regionale, per marcare le distanze dalla sua stessa maggioranza, contro il suo stesso partito, il Pd. Per cui, oggi, egli appare il candidato di una lista presidenziale. Questa elezione appare, quindi, un confronto diretto, faccia a faccia. Un fatto personale: tra Soru e Berlusconi. Il quale, d'altronde, ha imposto un candidato a lui fedele, ma oscuro, Cappellacci, invece del sindaco di Cagliari, Floris, sicuramente più popolare e accreditato. Ma, appunto, Berlusconi voleva, anzi vuole, essere padrone lui, a casa sua. Senza fastidiosi concorrenti.

Peraltro, c'è chi vede in questa elezione il preludio a un prossimo, possibile confronto davvero nazionale. Quasi si trattasse, oltre che di eleggere il governatore della Sardegna, di designare il successore di Veltroni, in vista delle prossime, più o meno lontane, elezioni politiche. Una sorta di primarie del Pd. D'altronde, la politica italiana ormai si è presidenzializzata. Se non ancora dal punto di vista delle regole e del modello istituzionale, come vorrebbe Berlusconi, sicuramente nei fatti: nel modello di partito, nella comunicazione. E il centrosinistra, il Pd, pare abbia come unico problema e come unica missione la ricerca del candidato da opporre a Berlusconi. Un nuovo Berlusconi, magari. Simile a lui. Imprenditore, impolitico, decisionista. Insomma: uno come Soru.

Per questo Berlusconi preferisce chiudere subito i conti. Senza attendere che questa ipotetica alternativa si rafforzi; guadagni autorevolezza e legittimazione. Tuttavia, la campagna di Berlusconi in Sardegna ha anche finalità "interne" al centrodestra. Serve a ribadire la sua leadership, alla vigilia della fondazione del Pdl, di fronte a Fini, ma anche a Bossi. Sempre più insofferenti verso un premier che agisce da Presidente in un regime che presidenzialista, per ora, non è. E che non prepara alcuna successione. Perché pensa di vivere fino a 120 anni. Designando, semmai, il successore per via ereditaria, come in ogni regime dinastico che si rispetti.

Per questi motivi Berlusconi ha deciso di "scendere in campo" un'altra volta. D'altronde, lui vive la vita come una "campagna elettorale permanente". Ha bisogno di competizioni. E vuole vincere. Sempre. Per rinnovare il mito del Leader Invincibile.

Ciò significa, però, che a rischiare è soprattutto lui. Perché se vincesse si tratterebbe di una conferma dell'esistente. Il consolidamento di una leadership e di una maggioranza già solide. Ma se Soru vincesse, lo sconfitto sarebbe Berlusconi. Il che alimenterebbe nuove tensioni fra gli altri leader del centrodestra. E restituirebbe la speranza al centrosinistra, schiacciato dalla delusione. Gli fornirebbe, inoltre, qualche suggerimento per una possibile alternativa al Cavaliere. Non necessariamente Soru. Non necessariamente un imprenditore. Ma neppure un professionista della politica. Semmai: un professionista impegnato in politica.

Per queste ragioni, il voto in Sardegna avrà in ogni caso conseguenze nazionali. Rinnovando il mito del Presidente Invincibile. Oppure secolarizzandolo. Insinuando il dubbio verso una leadership che, invece, si nutre di certezze.

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