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Spinta dalle città e dal campo largo così Elly ha sorpreso anche i sondaggisti (1 marzo 2023)
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
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IDV-PD, L'OPPOSIZIONE SENZA SPERANZA [La Repubblica, 15 giugno 2009]
Per ragionare intorno al futuro del centrosinistra oggi bisogna fare i conti con Di Pietro e l'Italia dei Valori. Artefice di una crescita elettorale inarrestabile negli ultimi anni. Raddoppiato di consultazione in consultazione: 2,1% alle europee del 2004; 4,4% alle politiche del 2008 fino all'8% alle europee di una settimana fa. Una progressione altrettanto clamorosa misurata in termini assoluti: circa 700 mila voti nel 2004, quasi 1 milione e 600 mila nel 2008, 2 milioni e 400 mila il 6-7 giugno scorsi. Quarto partito in Italia, in ordine di grandezza. Due punti sotto all'altro vincitore delle recenti europee: la Lega Nord. Rispetto a cui l'Idv è per molti versi simmetrica.
Anzitutto per geografia (rinviamo al dossier "L'Italia a colori": www.demos.it). Infatti, è particolarmente forte nel Centrosud, dove supera largamente il 9%. Inoltre, fra le 15 province dove raccoglie più consensi, una sola è del Nord: Torino (10,7%). Le altre, invece, sono nel Centrosud. Nel Molise, enclave del leader Antonio Di Pietro. Ma anche in Basilicata e in Calabria, dove operava l'ex procuratore De Magistris. E a Palermo, la città di Leoluca Orlando. Ciò chiarisce che la geografia dell'Idv dipende, in qualche misura, da motivi "personali". Una ulteriore specificità emerge in chiave storica. Le zone di forza dell'Idv hanno una tradizione di destra. Nelle 26 province dove il partito alle europee ha ottenuto le percentuali più elevate, il MSI nella prima Repubblica e successivamente AN conseguivano risultati molto superiori alla media nazionale. L'Idv, tuttavia, non è figlia della destra. Ma ne condivide, in parte, il retroterra. E dunque alcune ragioni. Fra cui la domanda di sicurezza.
In terzo luogo, l'Idv ha un impianto urbano e metropolitano. È più forte nei comuni oltre i 20 mila abitanti e soprattutto nelle città oltre i 100 mila. Secondo una analisi dell'Ipsos, inoltre, gli elettori dell'Idv superano largamente la media tra i giovani, tra le persone con titolo di studio più elevato (diplomati e laureati). E quindi fra gli studenti, i funzionari, gli impiegati "intellettuali", i dirigenti pubblici ma anche privati.
Gli atteggiamenti degli elettori dell'Idv (attraverso i sondaggi condotti da Demos nell'ultimo anno) sottolineano 3 orientamenti specifici, molto marcati. 1) L'importanza attribuita al ruolo "moralizzatore" e al tempo stesso "rivoluzionario" della giustizia. In particolare dei magistrati, verso i quali gli elettori dell'Idv manifestano un grado di fiducia molto più elevato della media. D'altra parte, i leader dell'Idv sono due magistrati-simbolo. Il fondatore, Antonio Di Pietro, icona di Tangentopoli. E Luigi De Magistris, che ha superato perfino Di Pietro, per numero di preferenze. Emblema del contrasto con il potere politico in tempi recenti. Leoluca Orlando, l'altra figura rappresentativa del partito, evoca la stagione del cambiamento (mancato) del Mezzogiorno negli anni Novanta. Oltre alla lotta antimafia. 2) La sfiducia nei partiti, nelle istituzioni. In altri termini: il sentimento antipolitico contro la "casta" che comanda il paese. Sottolineato dal larghissimo seguito riconosciuto a Beppe Grillo. 3) Per ultimo, la totale, incondizionata, irriducibile avversione verso il premier e leader del Pdl, Silvio Berlusconi.
L'Idv canalizza, dunque, l'insoddisfazione di molti e diversi settori. La frustrazione dei contesti del Centrosud che si sentono trascurati dallo Stato. Coloro che recriminano sulla rivoluzione mancata del 1992. Il popolo di Grillo e quanti contestano il ceto politico, i partiti, l'informazione. Componenti e gruppi della sinistra radicale. Ma anche una quota di esuli del Pd e dell'Italia post-democratica che li circonda. L'Idv è come un autobus dei malesseri socio-politici e, al tempo stesso, un "cane da guardia" della democrazia, contro tutti quelli che la minacciano. Anzitutto, Silvio Berlusconi. Ma anche le forze di opposizione che non fanno opposizione: il Pd. E le istituzioni che dovrebbero vigilare ma non lo fanno. Presidente della Repubblica compreso. Più che il partito dei magistrati, un "partito-magistrato". Che ha riferimenti precisi: riviste (MicroMega), giornalisti e trasmissioni (Santoro, Travaglio e AnnoZero su tutti), comici e dissacratori (Grillo ma anche la Guzzanti). Più che un'alternativa politica tende ad essere un'alternativa "alla" politica. Almeno: a "questa" politica.
Un network che si compone e scompone a seconda del momento e del contesto. Come si è visto in alcune importanti città dove si è votato una settimana fa per il Comune, la Provincia e l'Europa, contemporaneamente. A Bologna: l'Idv ha ottenuto circa il 9% alle europee, l'8% alle provinciali e solo il 4,4% alle municipali. A Firenze: l'8% alle europee, il 7% alle provinciali e meno del 3% alle comunali. In entrambi i casi l'Idv è nella coalizione a sostegno del candidato sindaco del Pd. In entrambe le città oltre metà degli elettori dell'Idv hanno preferito votare per altre liste di sinistra (oppure vicine a Grillo) piuttosto che per il candidato del Pd. Anzi: hanno votato contro di esso. Impedendone l'elezione al primo turno. L'Idv. Appare, quindi, efficace come soggetto e strumento di opposizione. Ma non di progetto, né di governo. E neppure di aggregazione. Il suo successo, invece, rende più evidenti i limiti del Pd. Franceschini ne ha evitato la scomparsa, ma non il declino sostanzioso. Ci riesce difficile vederlo come il leader in grado di dare speranza agli elettori del Pd, che non si rassegnano a una vita da antiberlusconiani. Ma vorrebbero diventare maggioranza di governo. Domani, non fra cinquant'anni. Tuttavia, gli sfidanti annunciati - Bersani, lo stesso D'Alema - hanno avuto, e in parte sprecato, molte altre occasioni, in altri tempi. Non le hanno sapute sfruttare allora. Perché dovrebbero riuscirci adesso? Da ciò il problema del centrosinistra, sottolineato da queste elezioni. Nelle quali si è affermato un soggetto nato per fare opposizione, l'Idv. Mentre il Pd è nato per unificare il centrosinistra e portarlo al governo. Ma oggi appare debole, nella testa e nei piedi. È ridotto al 26%: 7 milioni e 800mila voti. Alle europee del 1984, 25 anni fa, quando morì Enrico Berlinguer, il Pci - da solo - ottenne 11 milioni e 600 mila voti: il 33%. Divenne per la prima - e unica - volta primo partito in Italia, davanti alla Dc. Alle elezioni politiche del 1987 scese al 26,7%: 10 milioni e 250 mila voti. Decise, allora, prima della caduta del muro, di rompere con la propria tradizione e la propria organizzazione. Con il proprio passato. Per non restare all'opposizione in eterno. Il Pd attuale, molto più debole del Pci del 1987, non può evitare di porsi lo stesso quesito.
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