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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
PDL, IL NON-PARTITO SENZA OPPOSIZIONE
[La Repubblica, 10 gennaio 2010]

L´incapacità del Pd di scegliere i candidati presidenti in vista delle prossime regionali e, prima ancora, un metodo per selezionarli. I dubbi sulle alleanze da stringere. Le difficoltà profonde, che affliggono l´opposizione: rendono quasi invisibili i problemi del Pdl. Il primo partito in Italia, fra gli elettori e in Parlamento. Alla guida della maggioranza di governo. Il partito del premier, Silvio Berlusconi.

Per una volta, deve ringraziare il Pd. Accusato - spesso - di esistere solo in funzione antiberlusconiana. I suoi dolori hanno permesso, fin qui, al Pdl di occultare - a se stesso, oltre che agli altri attori politici e agli elettori - una realtà spiacevole, ma difficile da negare. Che è un partito incompiuto. La somma dei gruppi dirigenti di An e di Fi. Spesso in conflitto fra loro, a livello nazionale. Mentre a livello locale hanno scarsa coesione e presenza.

Il Pdl: nella scelta dei candidati alle regionali ha mostrato, fin qui, incertezze non dissimili dal Pd. In particolare dove è tradizionalmente più forte. Soprattutto Fi, il partito inventato e identificato da Berlusconi. Le sue roccaforti elettorali coincidono con tre regioni: la Lombardia, il Veneto - il Lombardo-Veneto - e la Sicilia. Oltre alle province periferiche del Nordovest e alla fascia tirrenica del Mezzogiorno. Partito network, capace di collegare gli alleati del Nord - la Lega - e del Centrosud - An. Oggi non è più così. Non solo perché la fusione con An ha meridionalizzato il partito, ma perché appare incapace di imporre la propria leadership.

Nel Nord, ha ceduto il Veneto a un candidato della Lega, Luca Zaia, sacrificando Giancarlo Galan. Uomo espresso nel 1995 da Publitalia. E divenuto, in seguito, l´unica figura in grado di rappresentare Fi in Veneto. Il Berlusconi regionale. Oggi è stato richiamato in azienda. Cancellato da una stretta di mano. Fra Berlusconi e Bossi. Nonostante la resistenza di Galan e del gruppo dirigente regionale del Pdl (in particolare ex Fi). Che hanno minacciato scissioni, liste autonome. Senza seguito. Perché il Pdl, nel Veneto, ha organizzazione debole e radici fragili. Diversamente dalla Lega.

Lo stesso in Piemonte, dove per 10 anni aveva governato Enzo Ghigo, altro uomo di Publitalia. Battuto nel 2005 da Mercedes Bresso. Il prossimo candidato del centrodestra sarà un altro leghista. Roberto Cota. Certo, in Lombardia c´è Formigoni. Ri-candidato, molto probabilmente, verrà rieletto. Lo stesso governatore al governo della Regione. Per vent´anni. Una monarchia. Quasi impensabile al tempo del "regime partitocratico". Ebbene: catalogare Formigoni come uomo del Pdl e di Forza Italia è azzardato. Si tratta del leader e del rappresentante di un mondo articolato, che associa Comunione e Liberazione e la Compagnia delle Opere. Sostengono Fi e il Pdl, ma non vi appartengono. Fi e il Pdl, cioè, sono collaterali a Formigoni e al suo mondo. Non viceversa.

Infine la Sicilia. Governata da Raffaele Lombardo. Leader - si è detto - della "Lega Lombardo", per assonanza con l´altra Lega. Da cui ha mutuato il "legame" con gli interessi regionali, come missione. Ha cambiato alleati a seconda dell´elezione. Senza problemi e senza vincoli. Udc, Lega Nord, Pdl, Destra. Ora ha ri-formato la maggioranza in Regione. Ha cacciato dalla giunta gli uomini del Pdl, inserendo, fra gli altri, un tecnico di area Pd. Alle recenti elezioni europee, ha fatto lista comune con la Destra di Storace, superando il 15% dei voti. Mentre il Pdl ne ha perduti il 10% rispetto alle politiche del 2008. Il che ne sottolinea l´instabilità elettorale, ma soprattutto la dipendenza da liste, fazioni, frazioni politiche e personali. Oltre che da gruppi di interesse locali e regionali.

Lo stesso problema ha reso difficile al Pdl, in Campania, rinunciare alla candidatura di Nicola Cosentino, per quanto indagato. Perché, comunque, in grado di controllare ampi settori del voto, su base personale. In Emilia Romagna, invece, il candidato del centrodestra sarà Giancarlo Mazzuca. Giornalista, già direttore del Resto del Carlino. Ora parlamentare. Non propriamente un uomo cresciuto nel - ed espresso dal - Pdl regionale. La precarietà del partito risulta meno evidente nelle zone di forza tradizionali di An (e, prima, del Msi). In Puglia, Calabria oppure Lazio. Il problema, però, è che An non c´è più. E i gruppi dirigenti locali e nazionali che provengono da quel partito sono divisi. Tra la fedeltà a Fini e a Berlusconi.

Renata Polverini, ad esempio, già candidata alla guida della Regione Lazio, è vicina alle posizioni del Presidente della Camera. Ma proprio per questo non piace ad ampi settori del Pdl. Il cui malessere è stato espresso, a voce (come sempre) alta e forte, da Feltri e dal suo Giornale. Il quale oggi riempie il vuoto politico del Pdl. Gli fornisce argomenti e linguaggio. Indica e colpisce i nemici. Esterni e interni. È lui, oggi, accanto a Berlusconi, la vera guida del Pdl. Di un centrodestra, altrimenti, diretto - nel Nord, ma anche nelle strategie nazionali - dalla Lega.

Dunque, dal punto di vista del Pdl: per fortuna che l´opposizione "non" c´è. Che il Pd continua nella sua strategia di "non" scegliere. Tentato dall´alleanza con Casini e dell´Udc. Spettatore di fronte al protagonismo dei Radicali. Insofferente e sofferente davanti a Di Pietro. Così può resistere ancora la leggenda del Pdl, guida di un governo senza opposizione.

Ma neppure il Pdl se la passa bene. In Parlamento, "per sfiducia" nella propria maggioranza, il governo è costretto a ricorrere "al voto di fiducia". All´infinito. Il Pdl: è un Pmm. Partito Mediale di Massa. A cui Berlusconi può fornire - e fornisce - immagine e identità. Risorse infinite. Ma non un programma e un´organizzazione per governare il territorio. Dove appare sperduto. Imprigionato da logiche locali e personali. Che lo condizionano anche a livello nazionale. Un non-partito. Per esistere ha bisogno di una non-opposizione.
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