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OSSERVATORIO SUL NORD EST - GIOVANI E LAUREATI? ALLORA MEGLIO ANDARE ALL’ESTERO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
E LA LAUREA NON BASTA PIU' PER UN LAVORO BEN PAGATO
[di Natascia Porcellato]

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via": guardando alla puntata di oggi de l'Osservatorio sul Nord Est torna alla mente questo passo de «La luna e i falò», di Cesare Pavese. L'indagine, curata da Demos e pubblicata su Il Gazzettino, punta l'attenzione sulla condizione dei laureati e le opportunità lavorative che hanno, sui giovani e l'ipotesi di lasciare il paese per la carriera. Quasi sette nordestini su dieci ritengono che la laurea non sia più garanzia di lavoro ben pagato (69%), mentre è quasi uno su due a ritenere la fuga all'estero l'unica speranza per i giovani che vogliano fare carriera (46%).
Guardando alla popolazione tra i 25 e i 64 anni (dati Ocse), i laureati, rispetto ai diplomati, nel complesso sono più impiegati e hanno guadagni superiori. Tuttavia, secondo un'indagine Almalaurea (che sarà presentata a fine mese e di cui sono state rese note delle anticipazioni nei giorni scorsi), la situazione italiana dei neo-laureati appare difficile. Infatti, tra questi la (quasi) totalità dell'occupazione viene raggiunta a 5 anni dal conseguimento della laurea, con uno stipendio poco sopra i 1000 euro al mese (entrambi i dati variano molto in relazione al tipo di laurea e di settore professionale). E 5 anni -passati tra stage e corsi, rimborsi spese e incertezze- sono davvero tanti se poi, in fondo, si giunge, con tutta probabilità, a un contratto a progetto pagato un migliaio di euro al mese.
La visione negativa riflessa dai dati presentati oggi, quindi, non stupisce del tutto. Il 69% dei nordestini ritiene che "Al giorno d'oggi avere una laurea non assicura un lavoro ben pagato", e rispetto al 2009 l'incremento è di circa sei punti percentuali. Il 46%, poi, si dichiara moltissimo o molto d'accordo con l'affermazione "Per i giovani di oggi che vogliano fare carriera l'unica speranza è andare all'estero" e, anche in questo caso, la crescita è di circa sei punti percentuali.
Inoltre, osserviamo come le fasce di popolazione più reattive siano proprio quelle chiamate direttamente in causa dagli stimoli proposti. Che i giovani per fare carriera debbano andare all'estero è opinione più diffusa tra quanti hanno meno di 25 anni (54%) piuttosto che tra coloro che hanno superato i 65 anni (37%). Una dinamica simile la possiamo osservare anche quando consideriamo la spendibilità della formazione universitaria: oltre tre under-35 su quattro ritengono la laurea incapace di garantire un lavoro ben retribuito, mentre nelle fasce d'età più mature è circa il 60% a condividere la medesima posizione.
Interessante è poi osservare come entrambe le opinioni siano più presenti tra quanti hanno un livello di istruzione alto: il 50% di coloro che sono in possesso di un diploma o una laurea considera necessaria per la carriera la fuga all'estero e per il 75% la formazione universitaria non assicura un lavoro ben pagato.
Coerentemente con quanto osservato per l'età e il livello di istruzione, sono soprattutto gli studenti a condividere questi orientamenti. Dal punto di vista socio-professionale, inoltre, troviamo anche una maggiore incidenza tra i disoccupati (per l'idea di andare all'estero per fare carriera), tecnici e impiegati (per la percezione di scarsa spendibilità della laurea) e liberi professionisti (per entrambe le opinioni).
Consideriamo, infine, l'orientamento politico. La visione è maggiormente negativa tra i sostenitori dei partiti dell'opposizione. L'idea che i giovani debbano andare all'estero per la carriera è presente soprattutto tra gli elettori di Pd (63%) e Idv (59%), mentre la visione negativa del rendimento del titolo di studio è più diffusa tra quanti sono vicini all'Idv (77%), all'Udc (81%) o ai partiti della sinistra più radicale (89%).

NOTA METODOLOGICA

I dati dell'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos & Pi, sono stati rilevati attraverso un sondaggio telefonico svolto nei giorni 26-28 aprile 2010. Le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), dalla società Demetra di Venezia. Il campione, di 1030 persone, è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età. I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Claudio Zilio ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su wwww.agcom.it

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