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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E IL FUTURO INCERTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
ALLARME DAL NORDEST IL FUTURO È UNA MINACCIA
[di Natascia Porcellato]

Il futuro: minaccia o promessa? In questi ultimi giorni dell'anno, l'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, interroga i nordestini intorno alla visione del domani. Il 49% degli intervistati è (moltissimo o molto) d'accordo con l'affermazione: "Oggi è inutile fare progetti impegnativi per sé e per la propria famiglia, perché il futuro è incerto e carico di rischi". Nel corso del tempo, abbiamo assistito ad un costante incremento di questo orientamento. Nel 1998 era un nordestino su tre ad essere sfiduciato rispetto alla possibilità di poter in qualche modo intervenire positivamente sul proprio futuro: nell'ultima rilevazione, avvenuta nello scorso novembre, a presentare la stessa attitudine è quasi un nordestino su due.

Il 2011, in Italia, si chiude con un senso di sconfitta diffuso. Nel corso dell'ultimo anno, infatti, la finanza sembra essere divenuta il metro di misura della qualità degli Stati; la Politica ha fatto un passo indietro, lasciando ai Tecnici il compito di disporre misure urgenti e gravose per i cittadini; il lavoro è divenuto sempre più incerto, precario e instabile; l'economia nazionale è stata dichiarata ufficialmente in recessione. Questi sono solo alcuni fattori che possono aiutare a comprendere perché, anche nel Nord Est, la percezione sempre più diffusa sia quella di un futuro non solo incerto, ma anche minaccioso. Tanto minaccioso e incerto da rendere sempre più difficile l'azione che, più di altre, aiuta a vedere il futuro con fiducia e speranza: quella di fare progetti, immaginando di realizzare un domani migliore.

È quasi un nordestino su due ad essere moltissimo o molto d'accordo con l'idea che il futuro sia troppo incerto per fare programmi impegnativi per sé e per la propria famiglia. Il trend mostra come, negli anni, si sia notevolmente ampliato il gruppo dei "pessimisti": nel 1998 era il 33% a mostrare questo orientamento, e già nel 2002 la quota era aumentata, arrivando al 39%. Quattro anni dopo, nel 2006, i nordestini che vedevano nel futuro una minaccia avevano superato il 46%, fino ad sfiorare, oggi, il 49%. Una spaccatura profonda, che attualmente taglia la società nordestina in due parti (quasi) uguali.

Se guardiamo ai tratti sociali possiamo avere ulteriori indicazioni. Dal punto di vista anagrafico, vediamo come l'orientamento pessimista aumenti con il passare dell'età. Infatti, mentre tra giovani e giovani-adulti (under-44) la quota di coloro che percepiscono il futuro come una minaccia rimane sotto la soglia critica del 50%, tra le classi adulte e anziane ad essere maggioritario è lo sguardo negativo verso il futuro.

Anche il livello di istruzione sembra avere un ruolo nel definire gli orientamenti verso il futuro. Tra quanti sono in possesso di un titolo di studio basso e medio, infatti, tende a prevalere la visione più pessimista, mentre la maggioranza di quanti sono in possesso di un diploma o una laurea mostrano di avere un'idea meno negativa del domani.

Infine, vediamo le professioni. È tra operai, casalinghe, pensionati e disoccupati a prevalere l'idea che il futuro sia incerto e carico di rischi. I settori socio-professionali che, invece, guardano al domani con meno timore sono gli studenti e gli impiegati, ma anche imprenditori e liberi professionisti.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 4-8 novembre 2011 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1025 persone (rifiuti/sostituzioni: 3517), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,06%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Fabio Turato, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.
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