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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E L'USO DEL DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
DIALETTO, PER SETTE SU DIECI LA VERA SCUOLA È LA FAMIGLIA
[di Natascia Porcellato]

Si può insegnare il dialetto a scuola? Oppure il suo luogo naturale di trasmissione è la famiglia? Secondo i dati raccolti da Demos per Il Gazzettino, e pubblicati oggi all'interno dell'Osservatorio sul Nord Est, il dialetto rimane la lingua degli affetti più cari. Circa il 68%, infatti, ritiene che sia soprattutto tra le mura domestiche il luogo in cui è possibile impararlo davvero, mentre circa il 30% vorrebbe trovasse un proprio spazio anche tra le materie che si studiano a scuola.

La trasversalità sociale del dialetto era uno dei tratti che maggiormente contraddistingueva il Nord Est. A differenza delle altre aree del Paese, infatti, in queste terre l'idioma locale era utilizzato da tutti, indipendentemente da estrazione culturale, luogo, professione. In questo modo, il dialetto ha costituito più un terreno comune che non un fattore di distinzione tra classi sociali. Tuttavia, come mostrato qualche settimana fa da Demos, negli ultimi anni il suo uso sembra essere in declino: in famiglia, tra amici e, in misura ancora più marcata, in ambito lavorativo. In questo contesto, l'idea di portarlo a "materia scolastica", come propongono alcune forze politiche, sembra enfatizzare proprio la sua attuale debolezza e la difficoltà delle famiglie nel continuare a trasmetterlo alle giovani generazioni.

La popolazione, però, non sembra disponibile a sostenere la proposta di renderlo oggetto di studio a scuola. Circa il 68% dei nordestini, infatti, ritiene che il dialetto debba essere parlato e insegnato in famiglia, mentre meno di uno su tre (30%) lo vorrebbe insegnato anche a scuola.

Sull'argomento, le differenze territoriali all'interno dell'area appaiono piuttosto marcate. Nella provincia autonoma di Trento coloro che vorrebbero insegnanti e corsi di dialetto sono il 25%, mentre l'insegnamento del dialetto in famiglia viene caldeggiato dal 75%. In Veneto, invece, i favorevoli all'insegnamento del dialetto a scuola sono circa il 27%, mentre a mostrare attenzione per il ruolo della famiglia nella sua trasmissione è il 70%. Quanti vorrebbero che il dialetto divenisse una materia curricolare raggiungono invece la quota del 42% in Friuli-Venezia Giulia. Tuttavia, anche in questa terra, ricca di idiomi dialettali, oltre che di vere e proprie minoranze linguistiche, e per questo probabilmente più sensibile a questo tipo di visione, la maggioranza (57%) ritiene che il dialetto si possa imparare veramente solo in famiglia.

Un altro fattore da considerare è il titolo di studio. Tra quanti sono in possesso di un basso livello di istruzione, è il 39% a mostrare accordo con l'idea di far studiare il dialetto a scuola, mentre si ferma al 60% la quota di coloro che ritengono la famiglia il luogo naturale per la sua trasmissione. Coloro che sono in possesso della licenza media, invece, vedono un orientamento più vicino alla media complessiva dell'area. Guardando a quanti sono in possesso di un diploma o una laurea, invece, le differenze si fanno più marcate: tra questi, infatti, scende al 22% la quota di coloro che ritengono che il dialetto vada insegnato anche a scuola, mentre sale al 74% la percentuale di quanti ritengono possa essere imparato solo in famiglia.

Infine, consideriamo le diverse età. Sono soprattutto i giovani (fino a 29 anni) e gli adulti (45-54 anni) a sostenere che il dialetto vada insegnato in famiglia, mentre è tra quanti hanno tra i 55 e i 64 anni ad essere più presente l'idea che il dialetto vada insegnato anche a scuola.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 6-8 settembre 2012 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1008 persone (rifiuti/sostituzioni: 5243), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,08%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Fabio Turato, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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