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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST È PREOCCUPATO PER LA CRIMINALITÀ

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
ALLARME CRIMINALITÀ: SETTE SU DIECI HANNO PAURA
[di Natascia Porcellato]

L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, si occupa oggi della percezione della popolazione dell'area rispetto alle presenze criminali. L'81% dei nordestini individua nella criminalità organizzata quella più preoccupante per l'Italia, mentre quando si riferiscono alla propria zona di residenza sono i crimini comuni a angosciare maggiormente (69%). Oltre ad essere giudicata poco grave, anche la percezione della diffusione della criminalità organizzata nel territorio è contenuta: circa il 22% la ritiene molto o abbastanza presente. Ad avvertire che la presenza delle mafie è cresciuta nella propria zona negli ultimi dieci anni, poi, è una minoranza (28%), mentre è circa il 44% a giudicarla stabile.

«In questo Nordest fragile, come l'Italia, in questi anni di crisi: è cruciale la battaglia nel Nord Italia, perché qui non ci sono ancora gli anticorpi»: con queste parole Roberto Saviano interveniva qualche settimana fa a Venezia a margine della presentazione del suo ultimo libro "ZeroZeroZero". L'ammonimento dello scrittore e giornalista, a guardare i dati presentati oggi da Demos, appare tutt'altro che infondato.

La mafia, infatti, sembra essere ancora percepita dai nordestini come un problema "degli altri", che li tocca marginalmente. È l'81% degli intervistati di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento, infatti, a riconoscere nella criminalità organizzata quella più grave in Italia, mentre l'attenzione su quella comune si ferma al 16%. Rispetto al 2010, assistiamo ad una crescita dell'allerta in relazione alla presenza mafiosa nell'intero Paese (+4 punti percentuali), mentre è sostanzialmente stabile quella relativa ai reati comuni.

Quando spostiamo il riferimento territoriale dal nazionale alla propria zona di residenza, lo sguardo dei nordestini cambia radicalmente. In questo caso, è circa il 69% ad indicare nei reati comuni i crimini più gravi, mentre è il 26% che giudica nello stesso modo la presenza delle cosche. Rispetto a tre anni fa, alcuni mutamenti ci sono stati: l'attenzione per la criminalità comune è diminuita di circa 3 punti percentuali, mentre quella verso la presenza mafiosa ha un segno positivo di quasi 6.
Alla domanda su quanto sia estesa la presenza la criminalità organizzata nella loro zona, però, è circa un nordestino su cinque a ritenerla molto o abbastanza diffusa, mentre il 75% la percepisce come poco o per niente presente. Dei - flebili - segnali di maggiore attenzione all'estensione della criminalità organizzata sono rintracciabili: la quota di coloro che giudicano molto o abbastanza diffusa la mafia nella propria zona sono cresciuti dal 2010 ad oggi di quasi 3 punti percentuali.

Altre deboli tracce di una crescente consapevolezza rispetto alle mafie nel territorio le possiamo ritrovare se consideriamo l'idea che i nordestini hanno di come sia cambiata nel corso del tempo la presenza delle cosche. Circa il 28% ritiene che sia aumentata, e il dato ha un segno positivo di oltre 4 punti percentuali rispetto a tre anni fa. A giudicare stabile la presenza delle mafie, invece, è il 44%: in questo caso, l'aumento è di quasi 8 punti percentuali nello stesso arco di tempo. Ad essersi ridotti, invece, sono coloro che ritengono diminuita la presenza mafiosa (8%, -4 punti percentuali guardando al 2010). Soprattutto, si è assottigliata in modo consistente la quota di quanti giudicano la mafia del tutto assente dal territorio e negano ci sia mai stata: se tre anni fa erano il 21%, oggi la quota si ferma al 13%, con una diminuzione di quasi 8 punti percentuali.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 11-13 giugno 2013 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1012 persone (rifiuti/sostituzioni: 6229), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,07%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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