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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E L'USO DEL DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
IL DIALETTO A NORD EST NON MUORE MA SI CHIUDE SEMPRE PIÙ IN CASA
[di Natascia Porcellato]

Il dialetto? Destinato a resistere, anche se sempre più riservato all'uso familiare o amicale. Sembra essere questa la duplice indicazione che emerge dai dati rilevati da Demos per conto del Gazzettino e pubblicati oggi all'interno dell'Osservatorio sul Nord Est. Mentre quasi 8 nordestini su 10 ritengono che il dialetto sia destinato a resistere in quanto parte dell'identità regionale, dobbiamo sottolineare però come il suo uso abbia conosciuto un declino. Oggi, il 69% degli intervistati dichiara di parlare dialetto in famiglia, con una diminuzione di 5 punti percentuali rispetto al 2001; il 68% lo utilizza con gli amici: in questo caso, la contrazione è di 11 punti nello stesso arco di tempo. Al lavoro, poi, parla in dialetto il 43% dei nordestini: il saldo rispetto al 2001 segna -14 punti percentuali.

Nel 2013 ricorre il 50° anniversario della pubblicazione di una delle opere più rappresentative di Luigi Meneghello, "Libera nos a Malo". Proprio nelle pieghe del suo racconto del Veneto profondo tra gli anni '30 e'60, si scorge l'importanza del dialetto in queste terre. Lo spiega Meneghello, meglio di chiunque altro, proprio in questo libro: "la parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un'altra lingua".

Quanto è utilizzata oggi la parola dialettale? Come è cambiato nel tempo il suo impiego? Ad esprimersi in dialetto nel luogo di lavoro è il 43% dei rispondenti: in questo caso, osserviamo una sostanziale stabilità rispetto al 2010, ma se confrontiamo la quota odierna con quella del 2001 vediamo che il saldo è negativo per quasi 14 punti percentuali. Circa il 68% dei nordestini, poi, parla in dialetto con gli amici: rispetto a 3 anni fa, la contrazione è di 6 punti percentuali, ma se allarghiamo l'arco temporale al 2001, il calo è di quasi 11 punti percentuali.
Infine, consideriamo la famiglia, per eccellenza luogo di trasmissione di tutte le lingue. È circa il 69% degli intervistati a parlare dialetto nel proprio contesto familiare. Guardando alla serie storica, però, osserviamo come, rispetto al 2010 la diminuzione sia di circa 4 punti percentuali mentre, se facciamo il confronto con il 2001, la riduzione si ferma intorno ai 5 punti percentuali.

Concentriamoci proprio sulla dimensione familiare. Oggi, a parlare dialetto in famiglia sono soprattutto adulti (oltre 45 anni) e anziani, e le persone in possesso di un livello di istruzione medio o basso. Guardando alla categoria socio-professionale, invece, si distinguono per un uso più frequente del dialetto gli operai, gli imprenditori, le casalinghe e i pensionati. Segnaliamo, però, che meno del 50% dei giovani e degli studenti parla dialetto in famiglia. Nelle terre dei mille dialetti diffusi, dunque, sembra profilarsi una prima frattura: quella generazionale.

Quale futuro per il dialetto, quindi? Una minoranza (20%) lo considera sulla via dell'estinzione perché legato ad una società che non esiste più, mentre il 79% pensa sia destinato a resistere in quanto è parte dell'identità regionale. Dal punto di vista del profilo socio-demografico, i sostenitori del dialetto sono del tutto trasversali. Inoltre, se consideriamo questa opinione rispetto alla frequenza con cui viene parlato in famiglia, emerge chiaramente come, al di là della frequenza con cui viene utilizzato, oltre 3 nordestini su 4 lo considerano destinato a continuare. Ma per non perdere quella "parola incavicchiata nella realtà" serve soprattutto trasmetterla alle nuove generazioni.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 2-5 settembre 2013 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1011 persone (rifiuti/sostituzioni: 4948), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,08%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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