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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST È DIVISO SULL’INTERVENTO DELLA CHIESA IN POLITICA

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
CHIESA ATTIVA IN POLITICA: NORD EST DIVISO A METÀ
[di Natascia Porcellato]

Quale rapporto tra politica e religione in Italia? L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, si occupa oggi della relazione che queste due sfere della vita pubblica dovrebbero intrattenere. Il 49% degli intervistati pensa che la Chiesa non dovrebbe mai cercare di influenzare le decisioni della politica, indicando il principio della separatezza per le due dimensioni. Il 26%, invece, ritiene che la religione possa intervenire, ma solo su questioni che la riguardano da vicino. Il 24%, infine, vuole che la Chiesa affermi sempre la propria posizione rispetto alle leggi che vengono proposte dalla politica.

Il Nord Est si è storicamente configurato come una zona caratterizzata da alta religiosità. Questo tratto ha contribuito a plasmare il modello di solidarietà sociale che caratterizza l'area. La realtà che possiamo osservare in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia Autonoma di Trento vede la Chiesa molto presente ancora oggi. Parrocchie, organizzazioni, scuole, associazioni, veri e propri luoghi di solidarietà sociale e aree ricreative dedicati a bambini e anziani, emarginati e poveri, famiglie e singoli. Ma se il suo rilievo sociale è tanto ampio, quando è accettato che la Chiesa faccia sentire la propria voce anche in campo politico?
Oggi, è il 49% a ritenere che la Chiesa non dovrebbe mai cercare di influenzare la formazione delle leggi in Italia; rispetto al 2011, assistiamo a una contrazione di circa 7 punti percentuali. Ad essere aumentata, invece, è la quota di intervistati che ritiene che la Chiesa debba affermare sempre la propria idea: in questo momento, è il 24% a porsi su questa posizione, mentre due anni fa si fermava al 17%. Intorno al 26%, e sostanzialmente stabile rispetto al 2011, poi, la quota di quanti ritengono che la Chiesa possa intervenire sul dibattito politico, ma solo se si tratta di questioni che riguardano da vicino la religione.

Vediamo ora come si caratterizzano queste posizioni in base a due fattori: la pratica religiosa e l'età degli intervistati. Tra quanti frequentano la messa tutte le domeniche, vediamo come siano maggiormente presenti coloro che ritengono che la Chiesa debba intervenire sempre (37%), anche se una quota altrettanto consistente (36%) vorrebbe separare nettamente le due sfere. Tra i praticanti saltuari, invece, è maggioritario l'atteggiamento che vuole religione e politica divise e non comunicanti (52%). Lo stesso tipo di orientamento, poi, prevale in modo ancora più netto tra quanti non vanno a messa (72%).

Se consideriamo l'età, possiamo vedere che i più intransigenti nel richiedere separatezza tra politica e religione sono i giovani tra i 25 e i 34 anni (54%) e le persone di età compresa tra i 55 e i 64 anni (58%). In generale, però, è bene sottolineare come in tutte le classi d'età considerate questo sia l'atteggiamento prevalente. A ritenere che gli interventi della Chiesa debbano esserci, ma limitati a questioni che riguardano da vicino la fede, sono soprattutto le classi d'età più giovani e gli adulti fino a 44 anni (tutti intorno al 30%). Infine, sono in misura maggiore gli anziani con oltre 65 anni di età (32%) ad auspicare che la Chiesa influenzi liberamente la formazione delle leggi nel Paese.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 5-7 novembre 2013 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1018 persone (rifiuti/sostituzioni: 6436), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3,07%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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