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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST HA SEMPRE MENO PREGIUDIZI NEI CONFRONTI DEGLI OMOSESSUALI

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
OMOSESSUALITÀ, MENO PREGIUDIZI: PER 3 SU 4 È UN'ATTRAZIONE NATURALE
[di Natascia Porcellato]

Il dibattito intorno all'omosessualità attraversa la società contemporanea ed è spesso caratterizzato dalla presenza di posizioni dure, estreme e contrapposte. Ma lo scontro che divideva chi considera l'omosessualità una malattia e quanti invece ritengono sia un'attrazione naturale sembra essere sulla via dell'archiviazione nel Nord Est. Secondo quanto elaborato da Demos per Il Gazzettino, e pubblicato all'interno dell'Osservatorio sul Nord Est, il 75% non ha dubbi: l'omosessualità è un'attrazione naturale per le persone dello stesso sesso. Nel 2006, la percentuale si fermava al 59%: l'incremento, dunque, è di 16 punti percentuali. Quanti invece ritengono che l'omosessualità sia una malattia oggi sono intorno al 18%: in 9 anni, -13 punti percentuali.

Tre nordestini su quattro, dunque, considerano l'omosessualità una inclinazione naturale, mentre meno di uno su cinque la considera una malattia. Ma come si caratterizzano dal punto di vista sociale questi orientamenti? L'idea che gay e lesbiche seguano la propria naturale inclinazione è maggioritaria in tutti i settori considerati. Tuttavia, se guardiamo alle classi d'età, possiamo osservare come l'orientamento diventi sostanzialmente unanime tra gli under-25 (93%), si mantenga superiore all'80% tra le persone tra i 25 e i 44 anni (83%), e superi il 70% tra quanti hanno tra i 45 e i 54 anni (78%) e gli adulti tra i 55 e i 64 anni (71%). È tra gli anziani con oltre 65 anni che si fa più importante l'idea che l'omosessualità sia una malattia (35%), mentre tendono a contrarsi quanti la ritengono un'attrazione naturale (53%).

Guardando alla pratica religiosa, osserviamo come sia soprattutto tra i non praticanti (82%) e quanti frequentano saltuariamente la messa (78%) che si fa più ampia l'idea che l'omosessualità sia un'attrazione naturale verso persone dello stesso sesso. Tra quanti si recano assiduamente in Chiesa la percentuale si ferma al 68%, una quota inferiore alla media dell'area, ma che interessa comunque quasi 7 praticanti abituali su 10.

Più distinguo emergono guardando al titolo di studio. L'idea che l'amore tra persone dello stesso sesso sia naturale si afferma soprattutto tra diplomati e laureati (88%), mentre tra quanti sono in possesso della licenza media inferiore si mantiene attorno al dato generale dell'area (77%). È tra quanti sono in possesso di un basso livello di istruzione, infatti, che tende a crescere sia l'idea che l'omosessualità sia una malattia (32%), sia la quota di quanti non rispondono (16%), anche se rimane maggioritario l'orientamento che la ritiene un'inclinazione naturale (52%).

Infine, consideriamo il fattore politico. L'orientamento che ritiene l'amore tra persone dello stesso sesso un'inclinazione naturale appare ampio e trasversale rispetto agli elettorati, sia tra i sostenitori di Sinistra Ecologia e Libertà (92%) che della Lega Nord (87%); sia tra chi è vicino al Partito Democratico (81%) che al Movimento 5 Stelle (82%). Anche tra chi voterebbe per i partiti minori (68%) o appare politicamente incerto/reticente (69%), l'idea che gay e lesbiche seguano una propria inclinazione naturale sfiora il 70%. I più divisi, infatti, sembrano essere coloro che voterebbero per Forza Italia: tra loro, il 40% giudica l'omosessualità una malattia mentre una (risicata) maggioranza (52%) la ritiene una inclinazione naturale.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 5-9 ottobre 2015 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1533 persone (rifiuti/sostituzioni: 11659), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 2.5%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

Documento completo su www.agcom.it.

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