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OSSERVATORIO SUL NORD EST - NEL NORD EST PREVALE CHI RITIENE CHE LA LAUREA NON ASSICURI UN BUON LAVORO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
LA FATICA DI UNA LAUREA NON ASSICURA UN BUON LAVORO
[di Natascia Porcellato]

"Al giorno d'oggi avere una laurea non assicura un lavoro ben pagato": il 66% dei nordestini si dichiara moltissimo o molto d'accordo con questa opinione. È una larga sfiducia nella capacità dell'istruzione universitaria di garantire un'aspettativa di lavoro economicamente remunerativo quella che emerge guadando ai dati analizzati da Demos per Il Gazzettino e pubblicati all'interno dell'Osservatorio sul Nord Est. La percentuale, inoltre, tende a mantenersi costante nel tempo, segno che la ripresa che si sta affacciando sul territorio è ancora troppo timida per essere percepita dalla popolazione dell'area.

Eppure, secondo la XIX Indagine sulla Condizione Occupazionale dei Laureati redatta da Almalaurea e presentata qualche settimana fa, dei piccoli segnali positivi sono rintracciabili. Infatti, per il terzo anno consecutivo viene registrata una diminuzione del tasso di disoccupazione (rispetto al 2015, -1 punto per i laureati magistrali biennali e -3 punti per i laureati triennali). Inoltre, le analisi mettono in luce un aumento degli stipendi percepiti dai laureati. In particolare, le retribuzioni reali sono aumentate di circa il 2% rispetto alla rilevazione precedente (sia tra i laureati triennali che tra i magistrali biennali).

L'andamento positivo disegnato nell'ultimo triennio, però, sempre secondo le analisi del Consorzio Interuniversitario, non è sufficiente a colmare la perdita retributiva registrata tra il 2008 e il 2013 (-20% per i magistrali biennali, -23% per i triennali). Così, non sorprende particolarmente che il 66% dei nordestini intervistati non consideri la laurea una garanzia di lavoro ben pagato. Inoltre, il valore è sostanzialmente stabile dal 2009 ad oggi: sembra essersi sedimentata nell'opinione pubblica dell'area una concezione di limitata efficacia del titolo universitario nell'assicurare una professione adeguatamente remunerativa.

Questa idea è più radicata in chi ha conseguito un diploma o una laurea (71%) e in chi ha un livello di istruzione medio (70%), mentre è meno presente tra coloro che hanno un titolo di studio inferiore (50%). Professionalmente, inoltre, osserviamo una maggiore presenza di questo orientamento tra disoccupati (81%), impiegati (78%), oltre che tra operai e -dato più preoccupante- imprenditori (entrambi 71%).

Guardando al genere, vediamo che l'idea che la laurea non assicuri un lavoro ben pagato è ugualmente condivisa da uomini (65%) e donne (66%). Considerando congiuntamente genere ed età, però, emergono delle indicazioni interessanti. Tra gli uomini, sono in misura maggiore i giovani (25-34 anni, 88%) e coloro che hanno un'età centrale (45-54 anni, 75%) ad essere più convinti che avere una laurea non significhi trovare poi un lavoro ben pagato. Tra le donne, invece, questa persuasione tende a salire tra i 25 e i 64 anni, oscillando tra il 71 e il 79%. Sostanzialmente in tutta la popolazione femminile in età da lavoro, dunque, c'è una maggiore sensibilità rispetto alla non-efficacia del percorso universitario nell'ottenere uno stipendio adeguato. In questo caso, possiamo ipotizzare che si sommino diversi fattori. Oltre ai specifici problemi dell'ultimo periodo, non vanno dimenticate le (storiche) difficoltà legate alle modalità di inclusione delle donne nel mercato del lavoro. In Italia, infatti, pur in presenza di uguali istruzione ed esperienze, da sempre le donne sono assunte con contratti peggiori e pagate meno degli uomini e la crisi non ha (positivamente) cambiato questo tratto della condizione lavorativa femminile ma l'ha, in molti casi, accentuato.



NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 3-6 aprile 2017 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1120 persone (rifiuti/sostituzioni: 7815), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 2.93 %). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.

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