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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
LA LEGA OLTRE BOSSI (E OLTRE LA PADANIA)
[La Repubblica, 18 settembre 2017]

A Pontida, anche quest'anno si è celebrato il rito dell'identità leghista. Come avviene, ormai, dal 1990. Si tratta, infatti, di un appuntamento importante, per i militanti e gli elettori della Lega.
Ma non solo. Perché la Lega occupa un ruolo importante, nella politica italiana. Pontida costituisce, dunque, un'occasione utile per verificare le strategie di questo soggetto politico. Per molti anni ha sottolineato la natura movimentista e nordista della Lega. Raccolta e mobilitata, nel "sacro suolo", situato nelle valli bergamasche. Intorno al Capo. Interpretato, oggi, da Matteo Salvini. Che ha sancito, definitivamente, la rottura con il leader storico, Umberto Bossi. Il quale ieri, per la prima volta, a Pontida, non ha parlato. E ha commentato, acido, più che deluso: «à un segnale che devo andarmene via». Bossi, d'altronde, era stato "allontanato" dalla Lega già da tempo. In fondo, Pontida, oggi, è un teatro situato "oltre" il territorio. "Oltre" la Padania. Un teatro dove recita un attore protagonista, un one man show, presente e visibile in molti e diversi media. Perché fa ascolti. Personalmente: ha un pubblico più ampio del partito. E ciò, in qualche misura, suscita qualche preoccupazione nel suo stesso partito. Fra gli stessi leader storici. Roberto Maroni, suo predecessore alla guida della Lega, ha criticato apertamente la decisione di «silenziare Bossi». Perché, ha scandito, «Pontida è Bossi». Ma, dietro alla dichiarazione di lealtà verso "il padre della patria padana", si coglie anche l'inquietudine nei confronti di un leader poco disposto ad ascoltare - e accettare - altri leader autorevoli, intorno a sé.

D'altronde oggi il programma, ribadito ieri da Salvini, indica orientamenti piuttosto chiari. Il richiamo all'ordine. Meglio: alle "forze dell'ordine". Alle quali ha promesso di dare «mano libera ». Quindi: l'abolizione dell'obbligo dei vaccini, ma anche della legge Fiano che punisce la propaganda del fascismo e del nazismo con immagini o contenuti di cui vieta produzione e vendita. Ancora, propone l'elezione popolare dei giudici. Infine, ma certo non per importanza: rivendica il contrasto all'immigrazione. All'invasione che minaccia la nostra società, la nostra vita, la nostra sicurezza. Si tratta di un discorso dai contenuti precisi. Anche sul piano simbolico e dei valori. Coerenti con l'azione e la comunicazione dei principali soggetti neopopulisti di destra, in Europa.

D'altronde, non per caso, il modello - e interlocutore - politico privilegiato, di Salvini, è il Front National di Marine Le Pen. A sua volta, la leader verso la quale il "Capo" leghista dimostra maggiore confidenza. Puntualmente ricambiato. Per questo ho sostenuto, ormai da un paio d'anni, che la Lega Padana ha lasciato il posto alla "Lega Nazionale", un partito personale, più che personalizzato. Ben raffigurato dalla denominazione "Noi con Salvini", proposta nel Centro- Sud.

La Lega Nazionale di Salvini (LNdS), peraltro, oggi è stimata, dai sondaggi, intorno al 13-14%. Più o meno, come Forza Italia. Insieme a Fratelli d'Italia, di Giorgia Meloni, il Centro-destra supererebbe il 32%. Qualche punto sotto rispetto alle forze di Centro-sinistra. Che, tuttavia, hanno maggiori difficoltà e problemi crescenti a "coalizzarsi". Perché le tensioni e le divisioni, fra loro, sono molto più profonde. E meno superabili, anche in vista della competizione elettorale. Peraltro, Salvini, come abbiamo osservato, dispone di un livello di consenso personale elevato: 37% (Sondaggi Demos). Superiore a Renzi. E a Silvio Berlusconi. Matteo Salvini, secondo gli elettori di Centro-destra, costituisce, inoltre, il candidato premier migliore. Preferito allo stesso Berlusconi. Ulteriormente penalizzato perché, attualmente, non è candidabile, a causa della condanna definitiva (nel 2013) per frode fiscale. Tuttavia, Salvini fatica a intercettare consensi politici "personali" oltre i confini della Lega. La stessa Lega fatica a sfondare oltre i territori tradizionali. Oggi, infatti, appare forte e radicata nel Nord Ovest e ancor più nel Nord Est. Si è consolidata anche nelle regioni - un tempo "rosse" - dell'Italia centrale. Ma è ancora "straniera" (per quanto meno di un tempo) nel Sud e nelle Isole. Il problema principale della Lega (e della LNdS), però, è che, senza il traino e la mediazione di Berlusconi, la sua candidatura alla guida del Paese, apertamente annunciata a Pontida, appare improponibile. Non ha possibilità di realizzarsi. Per la posizione anti-europea, ma soprattutto: anti-Euro. E perché non è in grado di "saldare" il Centro-destra. In quanto è troppo spostata a Destra. Silvio Berlusconi stesso, nella Convention azzurra, che si è svolta (anch'essa) ieri a Fiuggi, ha rammentato, in modo inequivo- cabile, che: «il Centro-destra l'abbiamo fatto noi e abbiam sempre avuto il leader per realizzare il programma. Siamo noi che abbiamo portato al governo forze che erano sempre state escluse ». Non per caso, l'interlocutore privilegiato della LNdS, fra i leader di Forza Italia, oggi è Giovanni Toti. Eletto governatore della Liguria. Insieme alla Lega ha «vinto tutto quel che c'era da vincere ». Come ha scandito ieri, a Pontida. Emozionato, perché (parole sue) è «il primo non-della- Lega a parlare da questo palco». Toti, per Salvini, è un interlocutore affidabile (e affezionato a Pontida, dove era già venuto, pur senza parlare). Con il quale è più facile negoziare.

A Pontida, dunque, è partita la campagna elettorale della Lega. In vista del voto politico del prossimo anno. Ma anche - e anzitutto - in vista dei referendum per l'autonomia del Veneto e della Lombardia. In caso di successo, la LNdS (la Lega Nazionale di Salvini) rafforzerebbe la propria immagine personale e politica. Ma, forse, indebolirebbe la nuova identità territoriale. Nazionale. Perché rischierebbe di riprodurre la tradizionale immagine. Nordista, se non (solo) Padana. Salvini-Zaia-Maroni-Toti, insieme, interpreterebbero "la marcia su Roma" del Lombardo- Veneto. Con la mediazione della Liguria.


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