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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
LA LEGA AVANZA IN SICILIA, PIANGONO I 5S
[La Repubblica, 30 aprile 2019]

Infine, la Lega è "sbarcata" in Sicilia. All'estremo Sud. Nella regione dove "sbarcano" i migranti in fuga, oppure trasferiti, (talora "deportati") dalle coste libiche e Nordafricane. La Lega prosegue il suo viaggio che l'ha condotta all'estremo opposto, geograficamente, da dove era partita nei primi anni Ottanta. Oltre 35 anni fa. Nel Nord Est, anzitutto in Veneto. Per poi spostarsi in Lombardia e nelle altre regioni del Nord. Da allora la Lega è cambiata notevolmente. Ha mutato geografia e identità. Nel corso degli anni, ha "occupato" altre aree del Paese. In particolare, le zone del Centro Italia, un tempo definite "rosse". Di recente, si sono colorate di Verde, in diversi punti. E oggi, nei giorni scorsi, la Lega ha superato lo stretto.

È entrata in Sicilia. In ballottaggio a Gela e Mazara. Anche se non ha "sfondato" secondo gli annunci del Capo, si tratta comunque di un passaggio "significativo". Al di là delle cifre e dei numeri, visto che si è votato in 34 comuni. Non molti. Dove, peraltro, ha votato quasi il 60% degli aventi diritto. Tuttavia, simbolicamente, l'approdo in Sicilia rappresenta la fine di un viaggio. Da Nord Est a Sud Ovest. Un percorso che ha "attraversato" l'Italia, "attraverso" diverse Leghe. Dalle Leghe "regionaliste" alla Lega Nord e (quindi) Padana, di Bossi e Maroni. Fino alla Lega - senza altre precisazioni territoriali. La Lega e basta. O forse: Lega Nazionale. Una "Ligue Nationale". Alleata (anti)europea del Front National di Marine Le Pen e degli altri partiti "sovranisti". Una Lega "personalizzata" e, anzi, "personale". La Lega di Salvini. LdS. (Casualmente, anche Lega di Sicilia...). Un partito che viaggia sui social e in rete, assai più che sul territorio. Domenica, peraltro, sul territorio ha ottenuto un risultato significativo. Ma non secondo le attese. Come non ha mancato di segnalare, in modo quasi aspro l'alleato di governo. Luigi Di Maio. Quando ha fatto osservare che la Lega, quando corre da sola, «è sempre dietro al M5s».

Domenica, però, anche il M5s sembra avere rallentato - in misura perfino maggiore - la sua marcia. Il suo viaggio. Iniziato, simbolicamente, con la traversata a nuoto dello Stretto. Effettuata da Beppe Grillo nel 2012. Ad aprire la campagna elettorale del M5s. Da qui, per risalire - rapidamente - nel resto del Paese. Mantenendo, però, radici solide in questa terra. Se si pensa al risultato ottenuto alle elezioni politiche di un anno fa. Quando vinse in tutti i collegi elettorali, conquistando il voto di quasi metà degli elettori. In questa occasione, invece, il Movimento ha perduto i sindaci a Gela e Bagheria, pur conquistando il ballottaggio a Caltanissetta e a Castelvetrano. La questione, però, non è tanto la misura del risultato dei due alleati di governo. Quanto, piuttosto, l'immagine del loro rapporto. Sempre più competitivo, in parte conflittuale. Ancora una volta. Come nelle occasioni precedenti in cui si è votato. Dall'Abruzzo alla Sardegna. Pare che, dovunque e comunque, si tratti di una resa dei conti. Fra i due "alleati per forza".

Intorno a loro, è interessante osservare come il Centrodestra, beneficiato dall'eredità di Berlusconi, mantenga una base di consensi ampia. In misura maggiore del Pd e del Centrosinistra. Che riesce ad affermarsi, in alcuni casi, proprio grazie all'intesa con il Centrodestra. A conferma di come i due soggetti alternativi della precedente stagione politica oggi siano, quasi, "costretti" a lavorare insieme. Sospinti dai comuni avversari.
Per trarre delle indicazioni più precise e definite, meglio: definitive, su questa elezione, dovremo attendere le due prossime settimane. Visto che in gran parte delle maggiori città coinvolte si andrà al ballottaggio. Tuttavia, già ora è possibile proporre alcune valutazioni, che vanno oltre il caso siciliano.

La prima si riferisce al vantaggio competitivo della Lega, che può agire su diverse possibili formule. E su diversi possibili "formati" politici. Può, cioè, rivendicare la propria differenza e specificità. Correre da sola. Ma, al tempo stesso, può riproporre l'intesa con il centrodestra, con Berlusconi. Insomma, può praticare la "politica dei due forni", di andreottiana memoria.

La seconda osservazione, parallela, riguarda le difficoltà imposte al M5s dalla propria identità fondata sulla "differenza". Che rende difficile e complicato agire in coalizione. Con altri.

La terza riguarda la "nazionalizzazione" di tutte le principali forze politiche. Ma anche delle competizioni elettorali. Al di là delle specifiche de-finizioni territoriali.

L'ultima, conseguente, evoca il clima di campagna elettorale permanente, in cui procede il nostro Paese. Perché ogni scadenza - locale, regionale, comunale - è concepita, percepita, interpretata in chiave politica generale. Nazionale. Un preludio e una proiezione rispetto a quel che avverrà alle elezioni europee e politiche. Tanto più, come ha annotato su queste pagine Claudio Tito, nel «laboratorio siciliano, che spesso anticipa il dato nazionale».

Le stesse elezioni europee, che si svolgeranno tra meno di un mese, sono viste in chiave politica nazionale. Un confronto e una sfida con significati anzitutto interni al Paese. Fra maggioranza e opposizione. Tra le forze di maggioranza. Ma anche all'interno delle forze politiche. Le elezioni europee, infatti, serviranno a misurare - e a modificare - il grado di consenso dei leader.

Per questo siamo destinati a un viaggio elettorale ripetuto e di lungo periodo. Che dura e prosegue da tempo. Dall'Abruzzo alla Sardegna. E dalla Sicilia fino alle elezioni europee. Preludio e, chissà, acceleratore rispetto alle elezioni politiche. Insomma, dalla Sicilia all'Europa. All'Italia. Nella speranza che questa "migrazione" abbia, infine, una destinazione condivisa e positiva per i passeggeri. Cioè, noi. Gli italiani.

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