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Il limite del doppio mandato piace più ai dem che ai grillini (13 settembre 2024)
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Il paradosso degli elettori democrazia senza i partiti (27 agosto 2024)
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
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NELL'ITALIA DIGITALE SCOMPARE IL CENTRO DALLE AULE E DALLE MAPPE [La Repubblica, 4 novembre 2019]
L'Italia sta perdendo il Centro. Sul piano politico e geopolitico. Sul piano politico è già avvenuto da tempo. Insieme alla Prima Repubblica. Allora, davvero, il Centro coincideva con l'area di governo. Interpretato dalla Democrazia Cristiana. Insieme ai suoi alleati, con i quali ha guidato il Paese per circa 40 anni. Il Pri, il Pli, il Psdi... Anche se la Dc era un "centro" molto grande e articolato, che si allargava a Destra e Sinistra. Proprio per questo poteva scegliere con chi allearsi. A partire dal Psi, che, a sua volta, si avvicinò al Centro, fino a costruire l'asse dei governi di Centro-Sinistra. In seguito, dopo la caduta del muro - e della Dc -, il Centro si orientò soprattutto a Destra. Presidiato da Berlusconi che, insieme al "suo" partito, Forza Italia, sdoganò gli eredi del Msi. Post-fascista. Il Polo "escluso" (come lo definì Piero Ignazi). "Incluso", anzitutto, dall'azione di Gianfranco Fini, che lo trasformò in Alleanza Nazionale, rompendo apertamente con il passato.
Nell'ultimo decennio, tuttavia, dopo il declino di Berlusconi e di Forza Italia, lo spazio di Centro si è definitivamente ridotto: al 10%. O poco meno. Mentre gli spazi contigui e complementari hanno mantenuto il loro rilievo. Centro-Destra e Centro-Sinistra: oggi attraggono ancora il 15-19% degli elettori, ciascuno. Infine, appare stabile, e ampia (circa il 30%; quasi un terzo degli elettori) l'area esterna allo spazio - politico. Dove si collocano coloro che rifiutano questa etichetta. E si chiamano "Fuori" dall'alternativa Destra-Sinistra (definita in modo magistrale da Norberto Bobbio, in un saggio pubblicato da Donzelli nel 1994). Quindi: dal Centro.
Tuttavia, è evidente come, negli ultimi 10 anni, si sia ridotto soprattutto lo spazio a Sinistra del Centro. Riassumeva il 35% degli elettori, nel 2013. Oggi: 7 punti in meno. Si è ridotta, in particolare, la componente di Sinistra. Mentre è cresciuta l'area de-finita dalla Destra e dal Centro-Destra. Insieme coprono oltre il 33% degli elettori. Se osserviamo la distribuzione degli elettori nello spazio politico in base alla scelta di voto, la debolezza del Centro è ancora più evidente. E ciò spiega la difficoltà di "confronto" fra partiti, in questa fase. Perché se il "Centro" è la piazza, dove ci si incontra, si dialoga, ebbene: questa piazza è troppo piccola. Così, peraltro, si spiega anche il ruolo "centrale" assunto dal M5s, che appare ancora il partito più trasversale, rispetto allo spazio politico. La sua posizione anti-politica gli ha permesso, fino ad oggi, di saltare da una parte all'altra. Imitato da altri partiti. Sempre più anti-politici... Seppure oggi il M5s stia pagando questa collocazione fluida.
Ma il Centro si sta restringendo e, anzi, è quasi scomparso anche - soprattutto - sul piano geo-politico. Uno sguardo che permette di "rappresentare" in modo efficace il rapporto - e il legame - dei partiti con il Paese. Perché il territorio riassume la società, la partecipazione, ma anche la storia. Le identità. Di Destra, di Sinistra. E di Centro. In Italia, per circa 50 anni, si è osservata una grande continuità geopolitica. Nonostante i profondi cambiamenti avvenuti. Nella società, nell'economia. Nei partiti. Principale elemento di continuità: l'anti-comunismo. Infatti, le zone dove era più forte la Sinistra sono rimaste le stesse. "Concentrate nel Centro" dell'Italia. Dove il Partito Comunista e i suoi eredi avevano costituito le basi organizzative, istituzionali, associative. Mentre le zone di forza della Dc e dei partiti di orientamento anti-comunista si collocavano, soprattutto, nel Nord Est. È la Terza Italia, come l'ha definita Arnaldo Bagnasco. Caratterizzata da tratti economici e sociali comuni; e da culture politiche (sub-culture, secondo la formula di Carlo Trigilia) alternative. Aree di "piccole imprese" e "grandi partiti". Dc e Pci, appunto. Che disponevano di reti associative e di servizi diffusi. Promossi dal mondo cattolico, nelle aree bianche. Dal partito e dalle istituzioni locali, nelle aree rosse.
Le "zone bianche", però, si sono sparse e sperse negli anni Novanta. E anche prima. Logorate dal declino del mondo cattolico ma, ancor prima, dalla crisi della Dc. Alla quale è subentrata la Lega. Prima ancora, la Liga, insieme alle leghe regionaliste. Il Nord Est: è divenuto Verde. Poi, Verde-Azzurro. Forza-leghista. Solo la "zona rossa" ha continuato a fornire significato alla distinzione fra Destra, Sinistra. E Centro. Fino agli ultimi anni. Quando è stata rapidamente "occupata" da altri soggetti politici. Interpreti dell'insoddisfazione "antisistema". Dove il sistema era ed è rappresentato dalla "Sinistra", al governo da sempre.
Così oggi il Centro dell'Italia ha perduto il suo colore. Le sue radici. Più in generale, però, è l'Italia politica che ha perduto il suo Centro. Perché il Centro geo-politico forniva radici al sentimento politico. Di Sinistra. E, quindi, dava senso anche alle "altre" identità.Nel Centro politico, oggi, si riconosce meno del 10% degli elettori. Mentre oltre il 60% si colloca nelle aree più estreme. Oppure "fuori". Ma anche nello spazio politico-territoriale il Centro si è sbiadito. Era Rosso, ieri è divenuto Giallo, ora è Verde. Domani non si sa. E il voto in Umbria lascia presagire che il suo colore, la sua identità storica e politica, cambieranno ancora. Le prossime elezioni in Emilia-Romagna saranno determinanti per verificarlo.
Certo, lo spazio politico e geo-politico, l'identità e il territorio, disegnano piani diversi. Che, tuttavia, si incrociano. Perché il territorio ha, storicamente, costituito il luogo dell'identità e della partecipazione - e della comunicazione - politica. Anche per questo è difficile trovare orizzonti politici stabili. Soprattutto quando la comunicazione diventa im-personale. Lontana dal territorio. Digitale, ancor più che televisiva. Così, tutto risulta più "diretto". Anzi "im-mediato". Senza mediazioni né mediatori. Mentre la mediazione e la moderazione vengono spinte ai margini di un Paese spaesato che sta perdendo i Centri.
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