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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
UN PAESE IN BILICO
[La Repubblica, 25 gennaio 2021]

Viviamo una stagione politica complicata. In bilico. Come il governo e, ovviamente, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. In bilico. Tuttavia, "sarebbe sorprendente sorprendersi". Perché ciò che sta capitando è coerente con la "rappresentazione" emersa alle elezioni politiche del marzo 2018. Quella consultazione, infatti, ha sancito la frammentazione e l'instabilità dei consensi oltre al successo inatteso dei due partiti che rispecchiavano il sentimento anti-politico degli italiani.Il Movimento 5 Stelle e la Lega di Salvini. Insieme, ottennero circa il 50% dei voti. Il M5S, da solo, raggiunse il 33% e la Lega il 17%, in coalizione con il Centrodestra. Difficile immaginare un governo sostenuto e composto da due soggetti politici "anti-politici". Che attraevano, e in parte, ancora, attraggono il dissenso, più che il consenso. Eppure è avvenuto. Per un anno. A conferma di un "disagio democratico" diffuso, ben rappresentato dalla "fluidità" degli orientamenti di voto. Chi oggi auspica nuove elezioni, per risolvere questa fase di "instabilità", dovrebbe riflettere. Perché i tempi della "stabilità politica" sono finiti.

Da oltre un decennio. Alle elezioni del 2008, infatti, il risultato su base provinciale, in oltre il 70% dei casi, era coerente con la distribuzione territoriale del voto nei primi anni Cinquanta.

Ma nell'ultimo decennio è cambiato tutto. Perché sono caduti i muri che avevano garantito la continuità, fino ad allora. Il muro di Berlino e quello di Arcore. Berlusconi, infatti, aveva intercettato i consensi garantiti dall'anticomunismo. La fine della stagione elettorale segnata dalla presenza di Berlusconi e dall'antiberlusconismo ha accentuato l'incertezza di voto.

Alle elezioni del 2018, come avviene puntualmente da un decennio, all'inizio della campagna elettorale circa metà degli elettori affermava di non sapere per quale partito votare. Un'incertezza che si sarebbe protratta a lungo, visto che 20% sosteneva di aver deciso solo nella settimana che precedeva il voto.
Difficile, per questo, garantire basi stabili al Parlamento, affidandosi a nuove elezioni. In questa fase più che in altre.

Perché la dispersione e la frammentazione del voto hanno determinato una rappresentanza altrettanto dispersa e frammentata. Oltre che instabile. Come di-mostrano gli esiti elettorali più recenti. Alle Europee del 2019, rispetto alle Politiche, il M5S ha visto i propri consensi dimezzati e la Lega quasi raddoppiati. Anche per questo Salvini, subito dopo, cercò di rafforzare il proprio ruolo. E chiese i pieni poteri, con il risultato, probabilmente voluto, di rompere la coalizione governativa. Così, tornò a fare il mestiere che conosce meglio. L'opposizione. E al M5S si affiancò il Centrosinistra e il PD. A sua volta, diviso, visto che Renzi, per guadagnare maggiore spazio e visibilità, poco tempo dopo, creò il suo "partito personale". Italia Viva. Si tratta, dunque, di una compagine di governo ben diversa dalla precedente. Con un solo elemento di continuità. Il presidente Giuseppe Conte. Alla guida di una coalizione fra due soggetti, fino a quel momento, alternativi.
Un compito che ne ridimensionò i consensi personali fino all'irruzione del Covid, nei primi mesi del 2020. Il sentimento di insicurezza generato dal Virus, infatti, ha rafforzato la coesione sociale intorno al Capo. Mettendo in difficoltà chi è all'opposizione. Gli orientamenti di voto, così, nel corso dei mesi sono cambiati ancora, ma hanno confermato la frammentazione e l'instabilità degli ultimi anni, come segnalano diversi sondaggi, anche recenti. Il M5S si è indebolito ancora, rispetto alle Europee. La Lega, invece, si è ridimensionata. Ma resta il primo partito, intorno al 23%.

Poco sopra il PD, che è risalito oltre il 20%. L'unico soggetto politico in chiara crescita, in questa fase, sono i Fd'I di Giorgia Meloni.
Nuove elezioni gioverebbero soltanto a loro.

Il problema, in questa fase, è, però, (de) generato dalle tensioni accese da Matteo Renzi e dal suo partito, IV. Così, la scorsa settimana, il governo ha ottenuto la fiducia senza arrivare alla maggioranza assoluta. E nei prossimi giorni il problema si riproporrà.

Lo stesso Conte oggi fatica a mantenere il grado di fiducia conquistato negli ultimi mesi. Perché la pandemia dura da troppo tempo. Come la "precarietà" politica, che rende "precario" il suo governo. Mentre l'ipotesi di un partito personale del premier ottiene valutazioni - e stime - contrastanti.

Tuttavia, l'instabilità politica non deriva da una singola decisione. È, invece, patologica. Riflette l'orientamento politico degli italiani, espresso nel 2018. Che oggi è cambiato profondamente. Ma resta, comunque, segnato da instabilità e frammentazione. Vizi che il ritorno al proporzionale aggraverebbe. Senza risolvere la questione di fondo. Il distacco fra cittadini e politica che, oggi, si traduce in sfiducia. Generalizzata. Verso tutti.

Per questo è difficile immaginare che nuove elezioni garantiscano un nuovo equilibrio. Perché siamo un Paese in bilico. Per trovare equilibrio occorrerebbe un equilibrista. Ma non ci salverebbe dal virus dell'instabilità.

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