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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
MACRON, VERSO LA SESTA REPUBBLICA
[La Repubblica, 25 aprile 2022]

Le elezioni presidenziali, in Francia, si sono concluse con un esito che ha allontanato i timori di molti cittadini e di molti osservatori. Non solo in Francia. Vista la distanza limitata fra i due candidati, al primo turno. E il vantaggio a favore di Macron, rilevato dai sondaggi, prima del ballottaggio. Significativo ma non troppo. Il Rassemblement National di Marine Le Pen, erede del Front National fondato dal padre Jean-Marie, com'è noto, occupa lo spazio di estrema destra, nel sistema politico francese. E ha assunto posizioni quanto meno critiche nei confronti dell'Unione Europea. Rivedute e corrette, negli ultimi tempi, per potersi accreditare in Europa e in Francia. Un orientamento analogo a quello assunto da Matteo Salvini, insieme alla Lega. Trasformato da "partito del Nord" a partito "nazionale". E personale. Sull'esempio appunto del Rassemblement National guidato da Le Pen, che Salvini ha sempre sostenuto e, in parte, imitato. Il leader della Lega, infatti, è stato il primo a congratularsi. Non con il presidente rieletto, ovviamente, ma con Marine Le Pen. "Sola contro tutti, coerente e sorridente, hai raccolto il voto di 13 milioni di francesi, una percentuale mai vista in passato". E ha ribadito: "Avanti insieme".

Al di là delle ragioni politiche e personali, che ispirano queste parole, si tratta, comunque di osservazioni ragionevoli. Perché il risultato ottenuto dalla candidata del Rn è, sicuramente, rilevante. Soprattutto se confrontato con l'esito di cinque anni fa. Quando Marine Le Pen ha ottenuto circa il 7% e due milioni e mezzo di voti in meno. Simmetricamente a Macron. Che ha vinto. Ma non trionfato, come nel 2017. Anche perché ha perduto il consenso dei giovani, dei ceti popolari. E delle aree peri-urbane. Le città più piccole, le zone rurali. Così, per avere un'idea più chiara del futuro prossimo della Francia, occorrerà attendere l'esito delle elezioni legislative, che si svolgeranno il prossimo giugno. Una sorta di "terzo turno", le ha definite Mélenchon, esortando i cittadini a eleggerlo, in quell'occasione, "primo ministro". Gli elettori di Mélenchon e della France Insoumise, peraltro, sono stati determinanti nel ballottaggio. Tra loro, oltre 4 su 10 (stime Ipsos per Le Parisien) hanno scelto Macron al ballottaggio. O meglio, hanno votato contro Le Pen, seguendo l'indicazione del leader.

Anche per questa ragione occorre attendere per capire se Macron riuscirà davvero a governare il Paese. Perché, in questa occasione, è stato votato soprattutto "contro il pericolo Le Pen". Come ha riconosciuto lo stesso Macron, nel suo discorso davanti alla Tour Eiffel.

Nel frattempo, conviene riflettere come e quanto il sistema democratico francese sia cambiato. In pochi anni. Seguendo, per qualche verso, l'esempio italiano, definito da Marc Lazar, noto studioso e professore a Sciences Po, "un laboratorio che annuncia e anticipa le tendenze della democrazia in Europa". Com'è avvenuto in Italia, infatti, anche in Francia i principi del sistema democratico sono cambiati profondamente, negli ultimi anni. Anzitutto, i partiti che avevano guidato e orientato il sistema politico e il governo del Paese, nel corso della Quinta Repubblica. Dunque, dal 1958. Valérie Pécresse, esponente dei Républicains (di tradizione gollista), si è fermata sotto il 5%. Mentre il sindaco socialista di Parigi, Anne Hidalgo, non è arrivata al 2%. Così, la storia della Quinta Repubblica appare destinata a concludersi. Insieme ai soggetti fondatori. E, nonostante le regole elettorali e il sistema istituzionale non siano cambiati, si delinea una sorta di Sesta Repubblica. Nella quale, come in Italia, il disincanto politico, sottolineato dall'astensione, ha raggiunto il livello più ampio dal 1969. Mentre la sfiducia verso Stato e gli attori politici è divenuta determinante. E, come ha osservato il giornalista Francesco Maselli, "non si vota per adesione, ma per difetto". Così, il Rn di Marine Le Pen e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, insieme, al primo turno hanno raggiunto il 45%. Ma il voto anti-sistema supera largamente il 50%, se si considera il risultato ottenuto da Eric Zemmour, che si è collocato all'estrema destra. Permettendo a Marine Le Pen di "moderare" la propria immagine.

Il laboratorio italiano, dunque, ha fatto scuola. E ora, anche in Francia, è davvero difficile immaginare il futuro.
Perché domani è un altro giorno. Si vedrà.

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