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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
“MELONI DURERÀ 5 ANNI” MA DRAGHI È IL PIÙ AMATO
[La Repubblica, 25 febbraio 2023]

I Fratelli d'Italia proseguono la loro marcia e confermano il primato, nelle preferenze "politiche" degli italiani. Trainati dal "capo". Giorgia Meloni. Mentre il Centro-Destra si conferma maggioranza nel Paese. Rafforzato dal successo alle recenti elezioni Regionali, in Lazio e Lombardia. Sono le principali indicazioni che emergono dal sondaggio appena svolto da Demos per l'Atlante Politico di Repubblica.

Le stime di voto rafforzano il risultato ottenuto alle elezioni politiche di settembre. I Fd'I vanno oltre il 30%. E allargano il distacco dal PD, che, dopo alcuni mesi, torna, comunque, ad essere il principale partito di un'opposizione "divisa". Infatti, con il 17,5%, supera il M5S. Anche se di poco. Sospinto, sicuramente, dal buon esito alle amministrative. Gli altri partiti mantengono le posizioni e le "misure" del recente passato. Tutti sotto il 10%. Solo la Lega risale, un poco, all'8,5%, mentre FI e il Terzo Polo - che, con fatica, "associa" Azione (di Calenda) e Italia Viva (di Matteo Renzi) - scivolano ancora. Appena sopra al 7%. Le altre formazioni politiche si attestano intorno al 3%. Poco sopra Europa Verde-Sinistra Italiana (3,3%). Appena sotto (2,9), invece, +Europa.

Sulla spinta del "partito del Capo", la maggioranza assoluta degli elettori (51%) scommette sulla lunga durata del governo. "Fino alla fine" della legislatura. Questi orientamenti spiegano il giudizio positivo nei confronti della coalizione che sostiene Giorgia Meloni. Il 53% degli intervistati, infatti, dà una valutazione favorevole nei confronti del governo. Una misura, comunque, lontana rispetto a quella ottenuta dalla compagine guidata da Mario Draghi. Giorgia Meloni è anche il (la) leader di partitopiù apprezzato(a). Nei suoi confronti esprime fiducia il 58% degli intervistati. Quasi 20 punti sopra ad Antonio Tajani. E ancora di più rispetto agli altri. Per primo, Stefano Bonaccini e, quindi, Giuseppe Conte. Conte, in particolare, è il leader che perde consensi in misura maggiore: 10 punti percentuali. Insieme ad Emma Bonino, alla guida di +Europa. Un soggetto politico con un peso elettorale ben più ridotto rispetto al M5S. Giuseppe Conte è affiancato da Matteo Salvini. E supera, di poco, Silvio Berlusconi. Più indietro, incontriamo Carlo Calenda, Elly Schlein ed Enrico Letta. In fondo: Matteo Renzi, davanti ai leader delle formazioni di Sinistra: Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli. E a BeppeGrillo.

Al di là delle diverse variazioni del consenso "personale", registrate dal sondaggio di Demos, vi sono due aspetti parti che vale la pena di segnalare.
Il primo riguarda il calo generalizzato della fiducia verso "tutti" i leader. Compreso Mario Draghi. Che, tuttavia, si conferma il più apprezzato di tutti. Come se l'assenza dalla scena politica si traducesse in un vantaggio. In tempi nei quali i problemi, per i cittadini, si riproducono. E crescono. Sul piano interno e internazionale. Sotto il profilo economico e sociale.

Così diventa difficile compensare il declino dei partiti, sul territorio, con la figura del leader. Il tempo del "partito personale", per citare una nota definizione di Mauro Calise, è passato. Anzi, "il passato". E il suo spazio non è stato compensato da altri soggetti "politici". Anche perché gli stessi partiti, gli stessi leader, hanno assecondato la delusione sollevata dalla politica interpretando la parte degli "anti-politici". Che muovono in direzione "anti-partitica". Anche per questa ragione, forse, assistiamo a una ripresa di fiducia verso il PD e i suoi leader. Che non rinunciano alla loro identità. Ma la ri-propongono. Attraverso riti e procedimenti "tradizionali". Come le "primarie", a cui dedica un approfondimento specifico Roberto Biorcio, in questa pagina. Un'occasione per mobilitare iscritti e simpatizzanti, che si concluderà domani con il ballottaggio fra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Non per caso. Entrambi hanno svolto e svolgono attività politica e amministrativa in Emilia-Romagna. Una "Regione rossa". Per definizione.

In altri termini, oggi la "partita politica" si gioca fra leader e partiti che riflettono la "divisione" fra politica e antipolitica. Da un lato, Giorgia Meloni, leaderdei Fd'I. Unico "partito escluso" dal precedente governo. Dall'altro, il Pd, oggi in ripresa. "Unico partito" ancora presente sul territorio. Tanto più nel tempo delle primarie. Anche per questo, come ha osservato Romano Prodi, dovrebbe promuovere "vere e credibili offerte di riforma".

Così, si assiste a un confronto precario e squilibrato. Fra una maggioranza "personalizzata" e una minoranza "divisa". Senza progetti "con-divisi".
Anche per questo motivo incombe ancora la figura di Mario Draghi. Un leader "non-politico". E, dunque, apprezzato. In attesa della "politica".

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