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ULTIME MAPPE |
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Il rompicapo delle intese sì dagli elettori del Pd bocciate da 5S e centristi (17 marzo 2025)
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Trump una minaccia per democrazia e Ue fiducia dimezzata nel presidente ucraino (3 marzo 2025)
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Ue sempre più lontana dal cuore degli italiani Ma giovani e over 55 la vogliono rafforzare (24 febbraio 2025)
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Fratelli d’Italia e Pd la sfida resta a due ma per il governo fiducia al minimo (17 febbraio 2025)
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
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IL CAMPO ALLARGATO L’ARMA DELLA SINISTRA PER VINCERE NEL PAESE POLARIZZATO [La Repubblica, 12 giugno 2024]
Le elezioni che si sono svolte nei giorni scorsi per rinnovare il Parlamento Europeo, hanno delineato risultati che, come in passato, avranno effetti profondi anche e anzitutto sul piano nazionale.
Come si è potuto osservare in Francia, dove il Presidente Emmanuel Macron, dopo il risultato deludente di Besoin d’Europe, la coalizione politica creata intorno a lui, ha sciolto l’Assemblée Nationale e annunciato elezioni anticipate, il 30 giugno e il 7 luglio. In Francia, d’altra parte, si è assistito all’affermazione del Rassemblement National. La formazione di Destra, che fa riferimento a Marine Le Pen, infatti, ha superato il 30%. Il doppio rispetto all’alleanza creata da Macron.
Questo risultato conferma l’esito osservato in Germania, con il successo del partito di destra AFD, che ha superato largamente i socialisti del cancelliere Olaf Scholz. Sceso, o meglio: “crollato” fino a toccare metà del risultato ottenuto da Cdu/Csu, 30%. In Italia si è, invece, confermata la tendenza “segnata”, in modo chiaro, alle elezioni politiche del 2022. Quando i Fratelli d’Italia, guidati da Giorgia Meloni, si erano imposti come primo partito, con oltre il 26%, davanti al Pd, che si era fermato al 19%. Mentre gli altri “partiti”, si collocavano più sotto, “a partire” dal M5S, con il 15,6%. Un orientamento accentuato, in questa occasione. I Fd’I, infatti, hanno superato il 28%, avvicinandosi al 29%. Mentre il Pd è salito, a sua volta, poco sopra al 24%. In questo modo, le distanze fra i due partiti si sono, in parte, ridotte. Ma, soprattutto, si sono allargate rispetto agli altri partiti.
Il M5S, in particolare, è scivolato intorno al 10%. Avvicinato da FI e dalla Lega. A loro volta, inseguiti, a distanza, dall’Alleanza Verdi-Sinistra (AVS). Si delinea, così, una “Mappa” significativa. Perché riproduce aspetti noti della geografia politica ed elettorale del Paese. Sul piano della “partecipazione al voto”, anzitutto, appare evidente la divisione tradizionale fra Centro- Nord e Centro-Sud. Il Mezzogiorno, in particolare, si conferma, l’area dove l’astensione appare più elevata. Ma le differenze “territoriali” risultano altrettanto e, talora, più evidenti, quando si considerano le “scelte di voto”, piuttosto del “non-voto”.
D’altra parte, il legame fra politica, società e territorio ha una storia lunga e radici profonde.Che risalgono ai tempi della “Prima Repubblica”, quando i “partiti” avevano tradizioni e identità solide. Ed erano organizzati, appunto, sul territorio. Oggi “quel tempo” è passato. Tuttavia, “le tracce di quel tempo” restano evidenti. Soprattutto se si considerano il Pd e i suoi (possibili) alleati. Perché mantengono, più degli altri, legami e radici nel territorio.
Il Centro-Destra, invece, oggiappare molto esteso. Un po’ dovunque. E prevale comunque. Anche se “subisce” il confronto quando il Centro-Sinistra si presenta come un “campo (effettivamente) largo”. E oltre: “allargato “ ai partiti di Sinistra, di Centro. E al M5S. In grado, così, di garantire una presenza rilevante nel Mezzogiorno. Non per caso su questa base e con queste basi in Sardegna è stata eletta Presidente Alessandra Todde. Già deputata del M5S.
Il Pd e l’AVS, comunque, confermano e mantengono una “storica” prevalenza nelle province del Centro-Nord. Fra Emilia- Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Definite, da sempre, come “Regioni rosse”. Per quanto, negli ultimi anni, siano divenute quanto meno “rosa”, visto il peso assunto dal Centro-Destra anche in quest’area.
La geografia elettorale del Centro-Destra, peraltro, appare condizionata dalla formazione “proposta” dal Centro Sinistra. Per due ragioni principali, fra le altre. La prima è dettata dal ruolo e dal peso della leader, Giorgia Meloni. E del suo partito. Che ne costituiscono un importante legame, di contrasto all’opposizione. Oltre che di connessione fra le componenti del Centro-Destra. Diverse e non facili da far coesistere, perché si rivolgono a settori di elettorato che si incrociano e in parte sovrappongono.
L’altra ragione è coerente e conseguente. Richiama il crescente ruolo del Pd, all’opposizione. Confermato dai sondaggi più recenti. Che sottolineano, al tempo stesso, un maggior grado di consenso nei confronti della leader, Elly Schlein. Così i due partiti, alla guida del governo e dell’opposizione, si rafforzano reciprocamente. Insieme al ruolo delle leader.
Per questo lo scenario appare definito e, al contempo, indefinito. E si delinea quello che un maestro della Scienza Politica come Giovanni Sartori (di cui ricorre in questi giorni il centenario della nascita), ha definito “bipolarismo all’italiana”. Abbastanza “fluido” da permettere ai principali attori politici di “resistere”. E di “esistere”.
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