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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
PREMIERATO, LA DESTRA PUNTA A UN CAPO SENZA VINCOLI
[La Repubblica, 20 aprile 2025]

La personalizzazione è divenuta una tendenza della politica e delle istituzioni. In Italia e, ovviamente, non solo. Basta osservare quanto avviene oltre oceano, negli Usa. Che, nel dopoguerra, hanno costituito il principale riferimento delle democrazie occidentali, e, quindi, della “nostra” democrazia. Questa tendenza ha coinvolto, anzitutto, i partiti, che ormai hanno il volto e il nome del leader. Ma da molti anni si sono personalizzate anche le istituzioni del governo territoriale, Comuni e Regioni. Visto che i sindaci e i governatori sono eletti direttamente dai cittadini. Peraltro, nella società è ampio il “sentimento presidenzialista”. La domanda di “un capo” (uomo o donna) e si estende anche al capo del governo. Al - alla ??" presidente del consiglio. È evidente che questo progetto cambierebbe la nostra democrazia. Che è, per definizione, “rappresentativa”. Agisce attraverso i “rappresentanti” eletti dai cittadini in Parlamento. I principali canali della rappresentanza sono i partiti, presenti nella società e sul territorio. Tuttavia, come si è detto, i partiti sono tra i principali bersagli dell’insoddisfazione fra i cittadini. E la presidenzializzazione costituisce, per questo, uno strumento per superarli. Per andare oltre. Il premierato, però, non fa riferimento al presidente della Repubblica, al capo dello Stato, ma al capo del governo: il ??" la - presidente del consiglio. Il premier scelto e indicato dai partiti fino ad oggi. La “madre di tutte le riforme”, secondo Giorgia Meloni, fatica, però, a compiere il suo percorso parlamentare. Rallentato e ostacolato dai passaggi nelle commissioni e dal collegamento con altre leggi “in corsod’opera”. In particolare, la separazione delle carriere dei magistrati. Se osserviamo il consenso verso il premierato fra i cittadini, delineato dai sondaggi di Demos, è evidente come nell’ultimo anno si mantenga costantemente intorno alla metà. Poco sopra o poco sotto. Senza raggiungere un livello che ne sottolinei un sostegno effettivamente chiaro e condiviso. Anche perché appare evidente come vi siano differenze marcate, soprattutto in base alla preferenza politica. Il sostegno al progetto appare, infatti, declinante nel passaggio da destra verso sinistra. Anche se con alcune distinzioni significative. Raggiunge il livello più elevato fra gli elettori vicini alla Lega: circa 8 su 10. Cioè, quasi tutti. Ma è apprezzata anche da oltre il 70%, fra i simpatizzanti di Fratelli d’Italia e Forza Italia e, poco meno, di Italia Viva.

Si tratta, d’altronde, di partiti “personalizzati”. In alcuni casi, come FI, all’origine di questo modello, concepito e attuato, da Silvio Berlusconi, negli anni ‘90. Inoltre, è prossimo al 60% tra i sostenitori di Azione, anch’esso legato a una figura “personale”, Carlo Calenda.

Più indietro, quindi sotto la maggioranza degli elettori, sono il M5s, +Europa. E in fondo gli elettori vicini ad Avs e Pd. Dunque: i partiti di centro sinistra e sinistra. Fra i quali il sostegno alpremierato scivola al 40%. Nel Pd, al di sotto: 38%.

La figura del “premier”, dunque, acquista valore e significato fra chi si colloca a sinistra e all’opposizione del governo. Anche perché, va sottolineato, sta ... all’opposizione. Fuori dalla maggioranza.

È comunque vero che la riforma, anche se approvata, dovrebbe affrontare il giudizio dei cittadini, attraverso un referendum. E, in questo caso, non è scontato che si raggiunga una maggioranza adeguata. Visto il crescente distacco che si osserva in Italia fra i cittadini e la politica. Sottolineato da indici di astensione crescenti. E quasi maggioritari.

Tuttavia, gli orientamenti verso il premierato sono certamente “significativi”, in quanto danno “significato” al percorso di personalizzazione che attraversa il Paese. Che, in questo caso, non evoca semplicemente un sistema presente e sperimentato altrove. Il presidenzialismo. Perché il premier, come si è già detto, è un attore “politico”. E non è un caso che, in una precedente ricerca di LaPolis-Università di Urbino, condotta nel 2023, il sostegno all’elezione diretta del premier apparisse in crescita fra chi ha meno fiducia verso il presidente della Repubblica. E viceversa. Perché, evidentemente, per chi si sente lontano dalle posizioni politiche del governo, il capo dello Stato agisce da garante.

E ciò suggerisce come il premierato possa costituire un rischio per la democrazia. Rendendola meno…democratica.

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