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ULTIME MAPPE |
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La Difesa. L’Ue del disincanto l’esercito comune non piace più (23 giugno 2025)
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Leone XIV piace agli italiani oltre i confini della Chiesa (16 giugno 2025)
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Netanyahu sempre più giù è il leader meno gradito (26 maggio 2025)
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Governo, fiducia al minimo referendum a rischio apatia (17 maggio 2025)
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
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GOVERNO, FIDUCIA AL MINIMO REFERENDUM A RISCHIO APATIA [La Repubblica, 17 maggio 2025]
Ci avviamo a una stagione elettorale intensa, che prevede il voto in numerosi Comuni, in alcune Regioni e, infine, dovunque, in occasione dei referendum sui temi del lavoro e della cittadinanza agli stranieri. Un periodo che contribuirà a verificare i rapporti fra i partiti sul piano elettorale e delle alleanze. In una fase in cui le relazioni “fra” gli schieramenti e “dentro” agli stessi schieramenti appaiono instabili e problematici. Se osserviamo gli orientamenti rilevati nei giorni scorsi da Demos per Repubblica questa indicazione appare evidente. A partire dalle stime di voto, che propongono un profilo “stabile” - e quindi “instabile” - rispetto alle elezioni degli ultimi anni. I Fratelli d’Italia confermano il primato. Anzi, rispetto alle Europee del 2024, lo consolidano. Seppure di poco.
Superano, infatti, il 29%. Mentre il Pd scende, fermandosi al 22%.
Dietro, il M5s risale di 2 punti e mezzo rispetto alle Europee, ma resta lontano dai risultati ottenuti alle Politiche nel 2022. E a maggior ragione nel decennio precedente. Le altre forze politiche sono tutte sotto il 10%. Lega e Forza Italia prossime al 9%. Quindi, Alleanza Verdi-Sinistra, 5,8%. Più indietro, il Terzo Polo: Azione, Italia Viva, +Europa e gli altri. Si riproduce, dunque, un sistema frammentato. Nel quale il “potere negoziale” di tutti i partiti si consolida a differenza delle coalizioni sempre in discussione. Anche per questo motivo la fiducia nel governo guidato da Giorgia Meloni tocca l’indice più basso: 35%, 20 punti in meno rispetto all’autunno del 2022 quando si è “insediato”. Tra i motivi del declino che coinvolge il governo e (tutte) le forze politiche, il più significativo è la crescente importanza assunta dalla “personalizzazione”. Per citare Mauro Calise, il “partito del capo” delinea una “democrazia del leader”. Meglio:“dei” leader. Perché ormai i partiti hanno l’immagine del leader. Come lo stesso governo. E le istituzioni. Visto che, come ha mostrato il recente rapporto Gli italiani e lo Stato, curato da LaPolis-Università di Urbino (con Demos e Avviso Pubblico), la figura che rappresenta maggiormente gli italiani è il presidente Sergio Mattarella. Ma gli stessi leader dipartito presentano un livello di gradimento generalmente superiore ai partiti che guidano. Davanti a tutti-e si conferma, infatti, la premier Giorgia Meloni (35%). Seguita, però da Giuseppe Conte (29%), oggi leader del M5s, in precedenza a sua volta capo del governo. E da Antonio Tajani (28%), attuale vicepresidente del Consiglio e segretario nazionale di Forza Italia. Più in basso, ma non di molto, incontriamo Elly Schlein, segretaria del Pd. L’unica a proporre un grado di consenso coerente rispetto al partito. E quindi limitato. A causa delle divisioni interne, che condizionano il Pd. Inseguono Matteo Salvini, Emma Bonino, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni. E gli altri.
È interessante osservare, però, come anche la figura dei leader stia perdendo consenso, rispetto al passato. Talora in misura rilevante.
E questo aspetto contribuisce a spiegare il motivo che rafforza la posizione del governo e della sua presidente. Perché la divisione dei partiti condiziona soprattutto l’opposizione. Anche per questa ragione, la maggioranza del campione (61%) prevede che questo governo proseguirà il suo percorso fino alla fine della legislatura, nel 2027. Nel frattempo, però, si voterà. Non solo per rinnovare amministrazioni locali, ma per delineare e confermare nuove leggi. Attraverso i referendum che si svolgeranno il mese prossimo su questioni importanti, che riguardano la cittadinanza e il lavoro.
Come abbiamo osservato la settimana scorsa, il problema è che non hanno sollecitato, fin qui, l’attenzione dei cittadini. E alcuni analisti autorevoli escludono che verrà raggiunto il quorum. Di conseguenza, non produrranno effetti, come si è augurato il presidente del Senato Ignazio La Russa. Questo atteggiamento “distaccato” emerge anche dal sondaggio di Demos, nonostante metà degli italiani si ritenga informato. Ciò significa, però, che l’altra metà non si sente coinvolta da questo voto e riproduce un sentimento nel quale, per citare un testo di Paolo Natale, Luciano M. Fasano e Roberto Biorcio, in uscita per la Luiss University Press, si combinano “Mobilitazione, protesta e apatia”. Il rischio, però, è che, se prevale l’apatia, i referendum allentino il legame con la democrazia.
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