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Le mappe di Ilvo Diamanti
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
QUANTO VALE QUEL 'PERÒ'
[La Repubblica, 5 aprile 2009]

UN ANNO dopo le elezioni politiche è difficile parlare ancora di bipartitismo o di bipersonalismo. Visto che il PD ha rischiato di sfaldarsi, un paio di mesi fa. Stressato dalle sconfitte elettorali - ultima la Sardegna - e dai sondaggi sfavorevoli, che lo stimavano al 22%. Mentre Berlusconi ha affondato l' ultimo di una lunga serie di avversari. Walter Veltroni. Peraltro, il congresso fondativo del PdL ne ha ulteriormente accelerato la crescita elettorale. Ma soprattutto ha celebrato l' ennesima, ulterioree mai definitiva investitura dell' unico, vero, Numero Uno. Altro che SpecialOne. Altro che Mourinho. BerluscOne. Tre giorni dedicati al Partito del Presidente. E al presidente del partito. Unica voce dissonante: Gianfranco Fini. Che, però, oggi nel PdL conta poco. Gli stessi dirigenti di AN (a differenza degli elettori), in larga misura, non rispondono più a lui. Però. Qualche dubbio viene (a me personalmente, almeno). Dopo un' investitura personale tanto fastosa. Come sempre perfetta, sotto ogni punto di vista. Scenografia, script, luci, musica e colori. Comprimari e comparse. Un kolossal musicale hollywoodiano. Tutto questo è "troppo". BerluscOne. Troppo solo, troppo grande, troppo vincente, troppo amato, troppo celebrato. Troppo. Senza limiti e senza nessuno che glieli ponga. Salvo le "puntuali puntualizzazioni" di Fini. E i rimbrotti di Bossi. Che guarda BerluscOne di traverso. Un amico necessario. Ma così distante dal suo stile "popolano"... Questo leader unico di un partito che ambiscea sfondare la soglia del 40% e, insieme agli alleati, quella del 50%. Per diventare, così, il Presidente. Di fatto. Senza bisogno di riforme. L' immagine di BerluscOne: ci sembra "troppo". Fastosa, rutilante, eccedente. Evoca un' Italia ipercinetica, disordinata, bulimica, vecchia e, insieme, un po' egoista. Un popolo di individui che hanno conquistato il benessere e premono per riuscire, affermarsi. Apparire. Questa Italia, che si specchia nell' immagine e nella narrazione di BerluscOne, all' improvviso ci pare meno credibile. Fuori tempo. Resa inattuale dalla crisi pesante che incombe, anzi: è crollata su di noi e fa già vittime un po' dovunque. Magari ci sbagliamo. In fondo ha sempre ragione lui. E poi, annunciare il declino di Berlusconi: figuriamoci. Soprattutto oggi che Berlusconi è al top. Mentre il PD è al bottom. Il suo segretario, Dario Franceschini. Una brava persona. Difficile, il confronto con Silvio Berlusconi. Il predestinato. Il vincitore nato. Esuberante e arrogante. Non si ferma neppure di fronte a Obama(aaaaa!!!). Né alla Merkel. Ai vertici internazionali si comporta come fosse a casa propria. E però. Franceschini, il "modesto" leader provvisorio del PD, per grado di consensi è lì. Alla pari con BerluscOne. Entrambi riscuotono la fiducia di circa il 45% degli italiani. (La componente di quanti valutano la fiducia nei loro riguardi con un voto uguale o superiore a 6, in una scala da 1 a 10. I materiali a cui fa riferimento questa mappa sono consultabili su http://www.demos.it). D' altronde, nei sondaggi di Demos, solo nel maggio 2008, un mese dopo il "trionfo" elettorale, Berlusconi scavalcò di netto questo livello, superando il 60%. Ieri come oggi, invece, il più amato dagli italiani è Gianfranco Fini, come sempre, in passato. Anche perché era-e resta- un outsider. Invece Franceschini è il leader di quello che - per quanto indebolito - resta il maggiore partito di opposizione. Naturalmente la fiducia personale non si traduce, automaticamente, in voti, come ha potuto constatare Veltroni. Però. Nell' ultimo mese, il Pd - nelle stime elettorali - ha ripreso a risalire con continuità. Anche nell' ultima settimana. Oggiè attestato intorno al 27%. Dunque,6 punti meno di un anno fa, ma 4-5 più di febbraio. D' altronde, il 75% degli elettori del Pd ha fiducia in Franceschini e il 33% lo vorrebbe come segretario. Ma Franceschini riscuote dal 59% degli elettori dell' IdV, da oltre metà di quelli di RC-SL e dell' UdC. Quindi: dal centro a sinistra. Anche il 60% degli "esuli" del PD (quelli che, dopo averlo votato un anno fa, se ne sono allontanati) oggi esprime fiducia nei suoi riguardi. E il 20% di essi lo voterebbe come segretario di partito. Gli elettori del PD continuano ad essere frustrati e disincantati. E però: guardano Franceschini con rispetto. Anche se è modesto. O forse proprio per questo. Perché la modestia e la sobrietà, in questi tempi, è una virtù. E un' immagine sobria e modesta può riuscire credibile di fronte a un paese preoccupato e impoverito. E poi Franceschini non si maschera da Berlusconi né da antiberlusconi. Dice poche cose, ma "di sinistra". In modo chiaro e comprensibile. E, per questo, funziona anche in tivù (come aveva previsto Berlusconi). Inoltre, ha la possibilità di esprimersi senza altri leader intorno pronti a contraddirlo e a dargli sulla voce (non capitava da anni). Intenti a tramare per sostituirlo (in fondo è un leader transitorio). Non sarà molto. Ma a molti elettori del PD - illusi, delusi, esuli, disperati - sembra già abbastanza. Non c' erano più abituati. Così guardano Franceschini senza illusioni e con prudenza. E però... Certo, per andare oltre ci vuole altro. Un partito organizzato. Non solo in centro, anche in periferia (dove le guerre e le guerricciole si moltiplicano). E poi, qualche idea chiara. Una fase congressuale vera, con primarie vere e candidati veri. In mezzo, un buon risultato alle europee. E però. Il BerluscOne non può permettersi battute d' arresto. Dopo gli annunci al congresso: il PdL a giugno dovrà stravincere. A Franceschini, più modestamente, per vincere basterà non perdere troppo.

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