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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
BERSANI AVANTI DI CINQUE PUNTI MA BERLUSCONI ACCORCIA LE DISTANZE
[La Repubblica, 8 febbraio 2013]

La distanza fra gli schieramenti principali si fa stretta. Questa settimana più delle precedenti. Il centrosinistra è sempre davanti, come accade da mesi. Ma il centrodestra si è avvicinato. Il margine che divide le due coalizioni principali si è ridotto a 5 punti e mezzo. Non poco. Ma un mese fa il distacco era più che doppio. E dieci giorni fa sfiorava i 10 punti. A due settimane dal voto, dunque, il sondaggio dell'Atlante Politico di Demos presenta una competizione più aperta di quel che, solo in gennaio, si sarebbe potuto immaginare. Questo avvicinamento è il prodotto di tendenze simmetriche. Il calo del centrosinistra - e soprattutto del Pd. La crescita del centrodestra e del Pdl. Circa un punto e mezzo in più per il Pdl - per la prima volta, dopo mesi, sopra il 20% - e tre in meno per il Pd - per la prima volta sotto il 30% da mesi - hanno ridotto il divario fra le coalizioni principali di oltre 4 punti.

Queste tendenze riflettono ragioni difficili da misurare distintamente. Lo scandalo Mps ha, sicuramente, creato un clima sfavorevole al Pd. Ha associato l'immagine del centrosinistra al dissesto di una Banca simbolo dell'area rossa. In tempi in cui le banche appaiono simboli (negativi) delle difficoltà incontrate dai cittadini e dalle imprese. Il centrodestra, invece, beneficia del protagonismo di Berlusconi. Le sue "proposte choc": non sono credibili. Ma, paradossalmente, anche per questo viene preso sul serio, da alcune componenti di elettori. Perché il Cavaliere è "irresponsabile". Disposto a tutto, pur di vincere le elezioni. Governare, si sa, è un'altra storia. Ma domani è un altro giorno. Si vedrà. Intanto, è da una settimana che si discute di Mps e di rimborso dell'Imu. Con l'effetto di generare un clima d'opinione sfavorevole al centrosinistra. E di "scongelare" gli elettori indecisi. Negli ultimi giorni si sono ridotti di oltre 5 punti. Oggi sono intorno al 25%. Si tratta, principalmente, di elettori delusi, che, in parte, stanno "tornando a casa" (Berlusconi).

Difficile non rivedere l'ombra del 2006. La rimonta di Berlusconi, proprio nelle ultime settimane prima del voto. Eppure le differenze, rispetto ad allora, sono evidenti. Nel 2006 si confrontavano due coalizioni che aggregavano praticamente tutti i partiti. Grandi, piccoli e piccolissimi. I due candidati premier disponevano di un buon livello di consenso. Prodi intorno a 40%. L'inseguitore, Berlusconi, al 36%. Oggi Bersani sfiora il 46% (in calo rispetto alla rilevazione più recente). Ma Berlusconi è poco sopra il 24%. Pochino, per chi divide il Paese, da vent'anni.

L'avvicinamento, dunque, non dipende dal ritrovato appeal del Cavaliere. Né dalla ripresa del Pdl. Il quale, nell'ultimo mese, ha aumentato la sua base elettorale. Ma supera appena il 20%. Circa metà rispetto al 2008, ma anche rispetto al 2006. Il Pd è intorno al 30%. Sotto di 3 punti rispetto al 2008. Insieme, Pd e Pdl superano di poco il 50%. E le due coalizioni principali il 60%. Insomma: questo sistema non è bipartitico (come tentò di fare Veltroni, nel 2008) ma neppure bipolare, come invece è sempre stato dal 1994, dopo la discesa in campo di Silvio Berlusconi.
Oggi vi sono almeno due altri concorrenti, che non hanno possibilità di vittoria, ma sono in grado di complicare il gioco. E, comunque, di svolgere un ruolo importante nel prossimo Parlamento.
Monti e la sua coalizione di Centro, in lieve calo, superano, comunque, il 16%. Soprattutto al Senato, è difficile pensare a una maggioranza, senza un accordo con il Professore. Il quale, proprio per questo, marca i confini a sinistra. Polemizza con Bersani. Gli chiede di smarcarsi da Vendola. Per non perdere consensi ed elettori a destra. Per segnare il perimetro del suo spazio politico, lì al centro.

E poi ci sono Beppe Grillo e il M5S. Il soggetto politico che ha guadagnato di più, in questa fase. Nell'ultima settimana: oltre 3 punti. Come la fiducia verso il Capo: cresciuta anch'essa di 3 punti, nell'ultimo mese. E di 10, rispetto a dicembre. L'impressione è che la crescita del M5S sia ancora in corso. Anzi: in corsa. Alimentata dal flusso degli elettori indecisi, che non trovano risposta nei partiti e nelle coalizioni maggiori. Perché provano malessere. Identificano la "politica" con i "partiti". E si dicono - o forse sono definiti, per questo - "antipolitici". Gli scandali delle ultime settimane, una campagna elettorale aspra, quasi del tutto televisiva, hanno moltiplicato questo (ri) sentimento popolare. Grillo ne è divenuto l'amplificatore. Come nel recente passato, canalizza e intercetta il malumore politico dei cittadini. Gli dà voce e volto. Tanto più perché, in queste settimane, quasi da solo, gira il Paese, una piazza dopo l'altra, sommerso da persone - attivisti, simpatizzanti, curiosi. Ed è sempre in tivù, anche senza andarci di persona. Perché fa audience e tutti i Tg, tutti i talk lo riprendono e lo rilanciano.

Così, il principale rischio che emerge, dai dati dell'Atlante Politico di Demos, è la frammentazione. È il pericolo che nessuno, alle prossime elezioni, vinca davvero. E sia in grado, in seguito, di governare. Il rischio, suggerito da questi dati, è l'ingovernabilità. Perché, con questi numeri, è difficile immaginare una maggioranza stabile e solida, soprattutto al Senato. Ma è ancor più difficile misurarsi con le istituzioni e i mercati internazionali. Assumere scelte impegnative e dolorose, per il Paese. Affrontare il malessere sociale. Prodotto dalla crisi economica e dall'anomia politica di questi tempi.

Tuttavia, prima del voto mancano ancora due settimane. E molto può ancora cambiare - in due settimane di campagna elettorale. Ma debbono essere "usate" in modo "utile". Per evitare e contrastare la frammentazione. Per convincere gli elettori - indecisi ma anche decisi - a usare bene il voto. In modo "utile". E "responsabile". Perché il "berlusconismo" è finito, ma Berlusconi è ancora lì. Invecchiato, ripetitivo. Passa in tivù come una replica infinita. Ma è ben deciso a difendere i suoi spazi. Non si tirerà da parte da solo.

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