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ALTRE RICERCHE - ISRAELE-PALESTINA: ITALIANI E GEOPOLITICA DEI TG
Indagini e approfondimenti sull'evoluzione dell'opinione pubblica e sulle dinamiche politico-elettorali in Italia. |
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ISRAELE-PALESTINA: ITALIANI E GEOPOLITICA DEI TG [di Fabio Turato]
La crisi delle primavere arabe ha assestato l'ennesimo colpo al già incerto presente dell'Italia nel Mediterraneo. Se quel mare è oggi sempre meno «nostrum», il riconoscimento italiano della Palestina come Stato osservatore all'Onu cerca invece di recuperare alcuni contatti proprio con il mondo arabo. Tuttavia, la guerra di Siria complica ulteriormente la famigerata soluzione «due popoli per due stati» che già presentava non pochi ostacoli per la sua realizzazione. Dall'accesso alle risorse idriche agli insediamenti dei coloni, dall'enclave di Gaza all'incognita Mizrahi. Per non dire del ritorno sulla scena internazionale dell'Iran e dei contrasti fra Hamas e Al Fath nel gestire i rapporti con Tel Aviv e le Nazioni unite.
I dati raccolti da Demos & Pi sul riconoscimento internazionale dello Stato palestinese sono molto chiari: quasi due italiani su tre (64%) sono favorevoli alla nascita della nuova entità statuale. In particolare, l'analisi per titolo di studio spiega come i favorevoli tocchino il 40% fra coloro che sono in possesso di un basso grado di formazione, mentre la percentuale sale al 60% tra chi ha un titolo di studio medio, sino a raggiungere il 79% fra coloro che possiedono un alto livello di formazione. Risultano inoltre evidenti le differenze per intenzione di voto. La storica vicinanza alle richieste palestinesi si esprime nelle opinioni di chi simpatizza per la coalizione Pd-SEL che raggiunge l'82%, mentre Scelta Civica-Fli-Udc non supera il 70%. Gli intervistati vicini alla coalizione Pdl-Lega Nord manifestano invece un atteggiamento più freddo, superando di poco il 52%. Al contrario, tra i partiti di più recente formazione, il Movimento 5 stelle raggiunge l'80%.
Pur recentemente scalzato dalla guerra in Siria, il perdurare dello scontro fra palestinesi ed israeliani, rimane uno degli argomenti di politica estera più trattati in televisione, soprattutto nei Tg. I dati dell'Osservatorio di Pavia relativi al 2012 mostrano come, fra i telegiornali europei di prima serata delle Tv pubbliche, il 39% delle notizie inerenti la questione arabo - israeliana, sia trattato dal Tg spagnolo. Gli altri telegiornali europei presentano invece valori più bassi, anche se fra loro più omogenei, mettendo in evidenza come anche l'informazione italiana si allinei con quella continentale. Infatti, il 18% delle notizie è diffuso dal telegiornale tedesco das Erste, il 16% da quello francese di France2 e il 15% da quello italiano di Rai1, mentre il 12% dei servizi è trasmesso dagli inglesi di Bbc One. Tuttavia, un'analisi più approfondita mostra un quadro differente. Infatti, la scomposizione delle notizie a carattere politico da quelle di tipo militare, evidenzia tre differenti tipologie comunicative che ricalcano ruolo e peso geopolitico dei paesi europei nell'area.
Rear Window: «La finestra sul cortile». La prima prevede una bassa attenzione nei confronti delle notizie relative agli eventi bellici e invece ampio spazio all'analisi geopolitica. I Tg tedesco e spagnolo scelgono di porre l'attenzione sulle notizie a carattere politico (das Erste 80% e Tve - La1 68%). In particolare il Tg spagnolo approfondisce il ruolo degli Stati Uniti in Medio oriente all'approssimarsi delle Elezioni presidenziali. Particolare attenzione è rivolta, sia alla visita del segretario di Stato Clinton che del candidato repubblicano Romney. Nonché alla strategia di Washington per influenzare gli equilibri della regione; soprattutto nei confronti dell'Iran. Pur diminuendo l'attenzione per gli Stati Uniti, l'approccio del Tg tedesco non è dissimile. Das Erste individua soprattutto gli assi geopolitici attivi nell'area, ma pone maggiormente l'accento sul ruolo ricoperto dalle potenze regionali. Infine, l'interesse rivolto allo stillicidio di scontri in un conflitto a «bassa intensità», come: il lancio di razzi, gli attentati, le uccisioni mirate, le prepotenze ai checkpoints, risulta particolarmente contenuto in entrambi i telegiornali (32% Tve - La1 e 20% das Erste).
Il «Balance of News». La seconda tipologia comunicativa è più raffinata. I telegiornali di Bbc One e France2 trattano le notizie relative a scontri bellici con una leggera preferenza per le notizie a carattere politico (55% Bbc One e 54% France2). Questo equilibrio intende mostrare quanto sia stretta la via per raggiungere la pace e, conseguentemente, quanto gli attori politici coinvolti risultino estremamente responsabilizzati: soprattutto quelli internazionali. In questo «Balance of News», il telegiornale di Bbc One unisce l'attenzione per le notizie sui reciproci attacchi missilistici a quelle sulle trattative per la successiva tregua, con speciale interesse per il ruolo degli attori anglosassoni. Anche il Tg di France2 sembra seguire questo schema, ma in questo caso va sottolineata la particolare attenzione dedicata al caso di Mohamed Merah: un giovane francese (musulmano) che a Tolosa stermina una famiglia ebrea. L'episodio è di nota in quanto emerge l'impegno profuso dal Tg nel dissociare il fatto di sangue dal rischio d'importare il conflitto arabo - israeliano in Francia e, quindi, sul continente europeo.
L'«Italian Job». Infine ci siamo noi. Se i dati aggregati collocavano il Tg1 nella media europea, il confronto delle notizie di guerra con quelle a carattere politico risulta impietoso: quasi due notizie su tre trattano argomenti bellici (64% contro il 36%). Nonostante l'esiguità delle notizie politiche, nel caso della Palestina, il nostro Tg perde anche l'occasione di raccontare il ruolo degli attori italiani (ong, imprese, diplomazia) e la svolta italiana sul riconoscimento dello Stato palestinese sembra invece sparire nel rumore di fondo dei razzi Qassam e degli F16 israeliani. Non sono certamente tutte splatter-news quelle presentate, ma emerge la difficoltà nel prendere le distanze dal modello di «tv del dolore». Un modello più simile a quel che ritroviamo nei quotidiani talk show della Tv italiana, piuttosto che nel raffronto con gli altri Tg europei. Dove l'accento è sovente posto sul dolore delle popolazioni piuttosto che sulla lettura che spieghi accanto alla cronaca dei fatti, come mobilitare efficacemente risorse sociali e politiche.
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NOTA INFORMATIVA
L'Osservatorio sul Capitale Sociale è realizzato da Demos & Pi in collaborazione con COOP (Ass. Naz.le cooperative di consumatori) per La Repubblica delle Idee. Il sondaggio è stato condotto da Demetra (sistema CATI) nel periodo 17 - 22 gennaio 2013. Il campione nazionale intervistato è tratto dall'elenco di abbonati alla telefonia fissa (N=1300, rifiuti/sostituzioni: 6.225) ed è rappresentativo della popolazione italiana con 15 anni e oltre per genere, età, titolo di studio e zona geopolitica di residenza. I dati sono stati ponderati in base al titolo di studio (margine di errore 2.7%).
Documento completo su www.agcom.it
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