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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
LE PEN FA SCUOLA IN ITALIA, IL VETO ANTI-EURO RIANIMA LA LEGA
[La Repubblica, 29 settembre 2014]

La Lega sta crescendo. Dopo il crollo di consensi subìto nel 2012, dopo gli scandali che hanno coinvolto i familiari e la cerchia dei più fedeli a Bossi, da qualche mese ha ripreso, lentamente, la sua marcia. Alle elezioni politiche del 2013 era, infatti, crollata al 4%. Più che dimezzata, rispetto al 2008. Invece, alle europee dello scorso maggio ha superato il 6%. Circa 300 mila voti in più rispetto al 2013. Nonostante l'affluenza elettorale, in questa occasione, sia risultata molto più ridotta, non solo rispetto alle elezioni politiche, ma anche alle precedenti europee. Questa tendenza, dopo l'estate, sembra continuare. Le stime elettorali dell'Atlante Politico di Demos, pubblicato nelle scorse settimane, rilevano, infatti, una ulteriore, limitata, crescita. Oggi, infatti, la Lega pare vicina al 7%. Inoltre, la quota di elettori che si dicono «vicini» alla Lega (un indice di voto potenziale) è salita al 15%. Il livello più elevato degli ultimi due anni.

Questa ripresa si spiega, in parte, con la "resistenza" del partito sul territorio, dove dispone di basi organizzative piuttosto solide e diffuse. Ma riflette anche il cambiamento impresso dal nuovo segretario, Matteo Salvini. Che ha orientato la Lega in senso "lepenista" più che "nordista". In altri termini, i messaggi della Lega, più che "per" la secessione padana dall'Italia, si sono indirizzati contro l'Unione Europea e contro l'Euro. Contro Bruxelles, ancor più che contro Roma. E, al tempo stesso, contro l'immigrazione: il mondo che preme su di noi. L'alleanza con il Front National, guidato da Marine Le Pen, in questo senso, è significativa. Certo, l'attuale leader del FN ha stemperato i caratteri di estrema destra, impressi dal padre, leader storico del partito. Ma ha caricato l'orientamento antieuropeo del suo linguaggio e della sua strategia politica. In nome di un nazionalismo che risponde alle paure prodotte dalla crisi economica e dall'insicurezza globale. E, parallelamente, dalla crescente pressione dei flussi migratori. Così, ha conquistato circa il 25% del voto, alle recenti europee. Primo partito in Francia. E ieri ha eletto due senatori. Per la prima volta nella sua storia.

La Lega, in effetti, ha sempre coltivato l'inquietudine nei confronti degli stranieri e, dagli anni Novanta, il sentimento antieuropeo. Ha sempre agito da «imprenditore politico della paura» - degli altri e del mondo. Ma all'interno della cornice indipendentista e «padana». Che, in questa fase, ha messo fra parentesi. È, infatti, difficile dirsi antinazionali e allearsi con gli ultra-nazionalisti del FN (che inseriscono la Nazione nel marchio e nel nome). Anche per questo, in fondo, la Lega non ha fatto da cassa di risonanza al referendum per l'indipendenza scozzese in modo fragoroso. Almeno, non quanto le attese. D'altronde, la Scozia è la nazione più europeista - e di sinistra - dell'UK. La Lega di Salvini si è, dunque, espressa, ma solo alla fine e senza troppa enfasi (come ha osservato Philippe Ridet su Le Monde ). Perché i consensi leghisti, oggi, hanno ragioni "lepeniste" più che "indipendentiste". In altri termini, la Lega sfrutta - e attira - quella miscela di sentimenti antieuropei e di paure nei confronti dell'immigrazione che, nella società, risultano particolarmente diffusi. E reciprocamente intrecciati. D'altronde, fra coloro che manifestano insicurezza verso l'immigrazione, la sfiducia nella Ue cresce, fin quasi all'80%.

Abbiamo, quindi, tradotto i due orientamenti in un solo indice, che definiamo di "lepenismo". Questo atteggiamento in Italia mostra un'incidenza piuttosto estesa, visto che (in base ai dati di un recente sondaggio di Demos, settembre 2014) quasi un elettore su quattro (per la precisione, il 24%) associa un basso grado di fiducia nella Ue a un alto grado di preoccupazione verso gli immigrati. Il "lepenismo" appare, peraltro, distribuito in tutto il Paese, senza particolari differenze. Mentre, dal punto di vista sociale, scuote, soprattutto, i lavoratori autonomi e le componenti sociali marginali, colpite dalla crisi. In particolare, i disoccupati. Un profilo, per molti versi, comune con il FN di Marine Le Pen, che in Francia ha confermato la tradizionale geografia, che lo vede radicato nel Sud e nel Nordest. Ma ha "sfondato" soprattutto presso l'elettorato delle periferie industriali, ma anche agricole. Tra le persone più povere e isolate, che si sentono «escluse» (come ha scritto il demografo Hervé Le Bras su Libération).

In altri termini, il "lepenismo" è stato trainato, anche in Italia, dalla crisi economica. E per questo appare rilevante, in tutti gli elettorati. Ma in misura molto diversa. È, infatti, diffuso, in particolare, a centrodestra. Fra gli elettori di FI (38%). Molto meno a sinistra e a centrosinistra. Ma si rivela molto limitato anche nella base del M5s, nonostante la campagna anti-euro e le polemiche di Grillo in tema di immigrazione (trattata come una minaccia da cui difendersi). Tuttavia è, soprattutto, nella base della Lega che il grado di "lepenismo" appare più elevato. Condiviso da circa due elettori su tre. Ciò spiega la riduzione (molto) relativa della dimensione territoriale nell'offerta politica leghista. E, parallelamente, la crescita elettorale nelle diverse aree del Paese. Come abbiamo sottolineato in una precedente Mappa, la Lega ha superato i confini padani. Alle europee di maggio si è spinta nelle zone rosse del Centro Italia (dove ha raddoppiato gli elettori rispetto al 2013). E ha manifestato il maggiore incremento nel Centro-Sud e nelle Isole. Dove era e resta debole. Ma per questo i suoi progressi appaiono più evidenti. E perfino vistosi. Visto che la sua base elettorale è cresciuta (in valori assoluti) di oltre il 300%.

Per questo è probabile che la Lega accentui i toni della polemica antieuro e antieuropea. E le polemiche - politiche e mediatiche - contro la minaccia dello Straniero. Contro l'islam radicale importato dagli immigrati. Per "nazionalizzare" maggiormente il suo impianto elettorale. Come hanno fatto il Pd, l'unico vero partito (rimasto), e il M5s: l'anti-partito. Il rischio è che altre forze politiche la seguano sullo stesso terreno. Che il "lepenismo", che tanto successo ha riscosso in Francia, venga sfruttato non solo dalla Lega Nord. Pardon, dalla Ligue Nationale. Ma anche da altri attori politici. Di Destra. E non solo. Perché il "lato oscuro della forza" è sempre lì che incombe. Minaccioso. E attraente.

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