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ALTRE RICERCHE - CASO REGENI: UN’OCCASIONE PER L’EUROPA

Indagini e approfondimenti sull'evoluzione dell'opinione pubblica e sulle dinamiche politico-elettorali in Italia.
CASO REGENI: UN'OCCASIONE PER L'EUROPA
[di Fabio Turato]

Gli italiani non dimenticano la tragica morte di Giulio Regeni, ma i mesi sono trascorsi con pochi risultati tangibili sul piano della verità. Se la soluzione del caso non sembra ancora a portata di mano, nell'opinione pubblica cresce la consapevolezza dell'utilità del coinvolgimento di altri attori al fine di imprimere una svolta alle indagini.

I dati della ricerca condotta da Demos spiegano l'alto grado di sensibilità verso il caso Regeni nell'opinione pubblica italiana. Solo una minoranza di intervistati, 12%, non si esprime sull'argomento. Al contrario, il 77% sembra avvertire la necessità di avviare una fase nuova dove accanto all'azione italiana dovrebbero agire altre istituzioni quali l'Unione europea. A sottolineare questo orientamento viene il dato di un'altra minoranza: solo l'11% degli intervistati ritiene efficace l'azione autonoma da parte del nostro Paese.

In un periodo connotato da un diffuso sentimento anti europeo, è interessante constatare come l'azione dell'Ue fuori dai propri confini sia percepita dagli italiani come un possibile contributo alla tutela della cittadinanza nazionale. L'inatteso riconoscimento del ruolo di Bruxelles nello scenario internazionale, sottolinea il potenziale che un'organizzazione comunitaria può esprimere rispetto all'azione esterna di un singolo paese. L'analisi per intenzione di voto conferma che, se gli elettori di Pd (86%), Forza Italia (85%) e M5s (82%) sostengono ampiamente un coinvolgimento dell'Ue affianco all'Italia, solamente gli elettori della Lega Nord, coerentemente con le posizioni sostenute dal suo leader Matteo Salvini, si mostrano più scettici scendendo al 73%.

Già durante l'estate i mass media evidenziano come il flusso di migranti ponesse proprio all'Unione europea argomenti nuovi, in particolare la questione delle frontiere esterne al fine di controllare ingressi irregolari di merci e persone. Ma le opinioni espresse dagli intervistati aggiungono l'importanza di tutelare anche i cittadini comunitari che si trovano in situazioni pericolose all'estero; l'ultimo caso dei due tecnici italiani rapiti in Libia riporta drammaticamente la questione in primo piano. Il caso Regeni, per la barbarie che lo contraddistingue, evidenzia una domanda di protezione per professionisti, maestranze, imprenditori e anche ricercatori che operano in contesti a rischio e lavorano talvolta su tematiche sensibili. Il che mette in risalto un cambiamento di ruolo dell'Ue nelle percezioni dell'opinione pubblica: sino ad ora spesso percepito come l'inascoltato arbitro di scontri tra i governi dei paesi comunitari.

Dal 2011 l'Unione europea si è dotata di un servizio diplomatico (SEAE - Servizio europeo per l'azione esterna) che, tra i vari compiti, si propone di aiutare e proteggere i cittadini comunitari al di là dei confini europei. L'incontro a giugno dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini con i genitori di Giulio Regeni ha confermato vicinanza alla famiglia e sostegno all'azione italiana. Tuttavia, oltre alla pressione sulle autorità egiziane, immaginare alcune misure mirate a vigilare sui ricercatori universitari potrebbe contribuire ad offrire qualche tutela in più a chi opera sul campo e qualche preoccupazione in meno alle loro famiglie. I dati della ricerca mostrano come ben il 79% degli intervistati tra i 25 - 34 anni veda con favore il coinvolgimento dell'Ue in questo senso mentre, nelle classi di età più alte, in alcuni casi supera l'82% (55 - 64 anni). Porre un rimedio alle carenze di comunicazione e all'assenza di protocolli di comportamento in contesti geopolitici critici potrebbe non solo rendere giustizia alla memoria di Giulio Regeni, ma rivelarsi un importante lascito affinché tragedie simili non si ripetano.

Con ogni probabilità proprio l'Ue e il suo servizio diplomatico avrebbe molto da ricavare in termini di consenso e recupero di immagine pubblica, ridimensionando qualche critica di carattere populista rivolta alla inefficacia di Bruxelles su determinati ambiti. Al di là dell'importanza assunta nelle politiche europee dal programma Erasmus, l'Ue ha sempre mostrato attenzione nei confronti dei giovani. In un mondo che diventa sempre più complesso e quindi più complicato da leggere e comprendere, mostrare che l'Unione europea si impegna attivamente nella tutela dello studio e della ricerca, con appositi protocolli, oltre i confini dell'Europa e nei limiti del possibile, diventa con ogni probabilità un passo conseguente, sia per restare un punto di riferimento fra i giovani europei, sia per rispondere alle aspettative del mondo della ricerca.


NOTA INFORMATIVA

Il sondaggio è stato condotto da Demetra (mixed mode CATI-CAMI) nel periodo 12 - 15 settembre 2016. Il campione nazionale intervistato (N=1.324, rifiuti/sostituzioni: 11.280) è rappresentativo della popolazione italiana con 15 anni e oltre per genere, età, titolo di studio e zona geopolitica di residenza. I dati sono stati ponderati in base al titolo di studio (margine di errore 2.7%).

Documento completo su www.agcom.it

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