|
|
 |
 |
|
|
|
ULTIME MAPPE |
|
|
 |
La figura del capo è tramontata gli elettori reclamano un’altra politica (27 gennaio 2025)
|
|
|
 |
Mani pulite addio più di un italiano su due crede al teorema dei giudici politicizzati (13 gennaio 2025)
|
|
|
 |
La sordina sui migranti mai così invisibili la politica ne parla per soffiare sulle paure (6 gennaio 2025)
|
|
|
 |
La Tangentopoli infinita per un italiano su due restiamo il Paese dei corrotti (9 dicembre 2024)
|
|
|
|
|
 |
|
LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
LA MINACCIA CHE ARRIVA DAL PASSATO [La Repubblica, 9 dicembre 2017]
Quasi metà degli italiani, per la precisione il 46%, pensa che il fascismo oggi sia (molto o abbastanza) diffuso nel Paese. È quanto emerge dal sondaggio di Demos, condotto nei giorni scorsi. È un dato sorprendente. In parte, inatteso.
Effetto delle ripetute iniziative estreme ed estremiste di CasaPound e dei suoi "amici" - e competitor. Per prima, Forza Nuova. Soggetti che si richiamano a una storia che pensavamo dimenticata. Comunque, condannata. Dalla "Storia" stessa.
E invece ritornano. Gruppi e formazioni che ostentano riferimenti al fascismo. Senza vergogna. Al contrario. Li esibiscono in modo convinto. E, per questo, esercitano la minaccia come strumento pubblico. Ma una "misura" tanto larga sottolinea come l'azione dei soggetti politici che si richiamano al fascismo vada ben oltre i gruppi estremisti che esibiscono apertamente questa bandiera. Si tratta, infatti, di componenti circoscritte. Però fanno molto "rumore". A causa delle (provoc)azioni eclatanti. Ma, soprattutto, perché scavano nella memoria del Paese. Anche se la memoria del ventennio si affievolisce. Mentre il ricordo tragico delle stragi di matrice neo-fascista, avvenute fra gli anni 60 e 70, tende (purtroppo) ad appannarsi. Ma il richiamo aperto e diretto alla tradizione "fascista" oggi appare molto forte. E, secondo i dati del sondaggio d Demos, suscita molta inquietudine. Soprattutto fra i più giovani. E fra gli elettori di centro-sinistra. Soprattutto di sinistra. Il fascismo, infatti, viene percepito come un fenomeno diffuso da quasi il 60% degli studenti. Da 7 elettori di Centro-Sinistra su 10. Mentre nelle altre aree politiche questa sensibilità appare più limitata. Anche se mantiene misure rilevanti. Il fascismo, infatti, è molto presente in Italia secondo circa il 30-35% degli elettori di FI e della Lega. Pensa lo stesso un terzo della base dei Fd'I. E poco più del 40% fra chi vota M5s. A Destra, si osserva, dunque, la tendenza a ridimensionare il fenomeno. In parte, almeno, per timore di esserne considerati responsabili. Stigmatizzati.
Mentre a sinistra avviene il contrario. Non solo per la ragione opposta: la stigmatizzazione del "nemico". Ma perché l'antifascismo fa parte dell'identità storica - e politica - dei partiti di sinistra. Il ritorno, o meglio: il riemergere del fascismo, in effetti mai scomparso, offre loro "senso". Gli elettori del M5s, infine, stanno a metà. Come avviene spesso.
L'ombra nera del fascismo rende più acceso il clima della campagna elettorale, in vista delle prossime elezioni. Anche se non è ancora chiaro quando si svolgeranno. Tanto meno, chi vincerà. Meglio, se davvero vincerà qualcuno. E, soprattutto, se qualcuno riuscirà a governare. Dopo. Quale partito, con quale coalizione. I dati del sondaggio non forniscono risposte chiare, al proposito. Tuttavia, fanno emergere indicazioni interessanti. Im-prevedibili, qualche mese addietro.
La tendenza più evidente è "la solitudine del Capo" e del suo partito. Renzi e il PdR. Mai così isolati. Negli ultimi mesi hanno subito un calo sensibile. Evidente. La fiducia verso Matteo Renzi: è calata di 8 punti, nell'ultimo trimestre. Ma di oltre 15, rispetto a un anno fa. Oggi si è attestato al 27%. In assoluto il dato più basso da quando, nel 2012, abbiamo iniziato a "misurarne" il consenso. Tuttavia, il disincanto coinvolge un po' tutti i leader. Anche i più popolari, come Gentiloni. Che, con il 45% del gradimento, resta, comunque il più accreditato. Il suo governo, peraltro, continua ad essere apprezzato da circa il 40% dei cittadini. Come al momento dell'incarico. Dopo il premier, in classifica, incontriamo Luigi Di Maio e Pietro Grasso. Il quale legittima, così, l'investitura ottenuta dalla Sinistra. E ne viene, al tempo stesso, sospinto. Le stime di voto accentuano tendenze già visibili da tempo. Il Pd: ridotto al 25%. Per la prima volta, sotto alla soglia raggiunta da Bersani, nel 2013.Il dato più basso da quando è stato conquistato - e rifondato - da Renzi. Il PdR: ha fallito la sua "missione", di unire la Sinistra e il Centro. Sotto lo stesso tetto. Alla sua sinistra, in particolare, Liberi e Uguali, al debutto, raggiunge il 7,6%. Più della somma dei "soci fondatori".
Tuttavia, non si vedono federatori in grado di riunire il mondo inquieto e diviso del Centrosinistra. L'ultimo a provarci, Giuliano Pisapia, ha già rinunciato. D'altronde, il grado di fiducia nei suoi confronti appare limitato (24%). E in calo significativo negli ultimi mesi (5 punti). A destra, invece, FI cresce ancora (15,2%, oltre 2 punti più di un anno fa) e supera la Lega. Insieme ai Fratelli d'Italia raggiungono il 33%. Una base importante, in vista delle prossime elezioni. È, però, il M5S a mostrare l'incremento più rilevante. Oggi è vicino al 29%. Primo partito. Davanti a tutti. Un segnale rivelatore.
Perché il principale incentivo elettorale del M5S è offerto dagli "altri". Dai partiti di governo. Ma anche di opposizione. Il M5S: è una risposta all'insoddisfazione politica. Per citare Beppe Grillo: un argine al non-voto (e all'estremismo). Non peraltro si auto-definisce un non-partito. Difficile ricavare uno scenario credibile, ma, soprattutto, chiaro, da queste stime. Da questi orientamenti. Come spiegano Roberto Biorcio e Fabio Bordignon nella loro analisi. Non per caso, la maggioranza degli elettori immagina che le prossime elezioni non avranno un vincitore. E, quindi, si dovrà ricorrere a "nuove" elezioni.
Oppure tentare la via tortuosa delle "grandi coalizioni". In mezzo a tanta incertezza, il clima politico - e sociale - già molto caldo, si è ulteriormente surriscaldato. E rischia di avvampare, alimentato dalle divisioni interne al sistema politico. E alla società. Condizioni ideali al diffondersi di tentazioni anti-democratiche. Riprodotte e amplificate dall'espandersi della minaccia fascista, rilevata e misurata in questo sondaggio. L'unica speranza è che si affermi, ancor più forte, un movimento e un sentimento opposto. Oggi, come ieri: resistenza.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|