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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
I GIOVANI CREDONO ANCORA NELL'UE: ECCO L'ANTIDOTO ALL'EUROCINISMO ITALIANO
[La Repubblica, 15 aprile 2019]

Non tira una buona aria, in Europa. Verso l'Unione Europea. La UE. Si respira, invece, un'aria tesa, che complica i rapporti fra i Paesi. Fra l'Italia e la Francia, per le vicende legate alle migrazioni. Al sostegno espresso dal M5s ai Gilet Gialli. Ma anche tra il Regno Unito e la UE. Per le difficoltà che frenano l'accordo sulla Brexit. Un tema che genera tensioni anche tra Francia e Germania. Non ci resta che sperare nei giovani, che rappresentano il futuro. E sentono meno gli echi del passato.

Sono considerazioni suggerite dalle indagini più recenti condotte (comunque: da molti anni) dall'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza. Curato da Demos con la Fondazione Unipolis. La fiducia nella UE, indubbiamente, si è deteriorata, nel corso del tempo. Anche tra i soci fondatori. Vent'anni fa, all'indomani dell'avvio dell'Euro, era largamente maggioritaria. Condivisa da oltre il 70% dei cittadini, in Italia. Da quasi il 60%, in Francia. Mentre in Germania mostrava dimensioni significative, ma più ridotte: 42%.

Successivamente, però, il quadro si è rovesciato. La fiducia è caduta sensibilmente. Logorata dalla crisi economica, ma anche dall'incapacità di tradurre il progetto europeo in un soggetto. In Francia, ma soprattutto in Italia: oggi il sostegno alla UE viene espresso da poco più di un terzo dei cittadini. Mentre in Germania ha continuato a crescere. Fino a raggiungere il 60%, oggi.

È il riflesso del cambiamento nei rapporti economici e di potere. Infatti, nella UE, la Germania ha occupato e occupa il centro. Nel Regno Unito, invece, il sentimento europeo ha in-seguito un percorso di "confine". Segnato dalla Brexit. Tuttora incompiuta. Mentre in Olanda, per riflesso della vicina Germania, la fiducia nella UE risulta elevata. Ancor più in Ungheria. Probabilmente perché, come abbiamo già osservato, l'Unione appare vantaggiosa, ai cittadini. Non solo sul piano delle risorse, ma come garanzia "democratica", per proseguire il cammino "al di là del muro".

In Italia, come si è detto, il sentimento europeo si conferma "prudente". Gli italiani: sono europei "nonostante". Non amano la UE, ma temono le conseguenze di un'eventuale uscita. Dall'Euro e dalla UE. Così, i due terzi preferiscono non rischiare.

Il problema, descritto da questo profilo del "sentimento" popolare, non evoca euro-scetticismo. Tanto meno anti-europeismo. Semmai, un diffuso euro-cinismo, che riduce e riassume l'Unione Europea in un "vincolo" dal quale non ci si vuole liberare per timore piuttosto che per scelta. Così, la UE rischia di trasformarsi in un soggetto senza identità. Un progetto senza destinazione. Dunque: senza destino e senza futuro.

Il futuro, appunto. È un concetto affidato - e legato - inevitabilmente - ai giovani. Alle nuove generazioni. Ai nostri figli. Che hanno il futuro davanti. Mentre il futuro, per gli adulti e gli anziani, scorre dietro alle spalle.

Per questo conviene "sperare" davvero nei giovani. I quali, peraltro, sembrano consapevoli di questa responsabilità. Di "custodi della speranza". E, per questo, sono, sempre più, "in movimento". Com'è avvenuto un mese fa. Quando hanno riempito le piazze e le strade. In Italia e nel mondo. Contro il deterioramento climatico. Sull'esempio di Greta Thunberg, giovanissima attivista svedese, che nei prossimi giorni sarà in Italia. Per incontrare il Pontefice e i parlamentari. Ma anche per manifestare con i giovani di Fridays for Future Roma.

Proprio i "giovani" dimostrano un legame diverso, più "forte", con la UE. Tanto più dove appare più "debole", nel resto della società. Nel Paese della Brexit, l'UK, nella popolazione compresa fra 15 e 24anni, il grado di fiducia verso l'Unione Europea raggiunge il 65%: quasi 30 punti in più rispetto alla media dei cittadini. Questo sentimento si riproduce, in misura intensa, anche fra i "giovani-adulti", che hanno fra 25 e 34 anni (53%).

Lo stesso avviene in Italia, dove il sostegno all'ideale europeo è condiviso da quasi metà dei più giovani, mentre fra gli adulti si dimezza. E tra i più anziani supera di poco il 30%. La frattura generazionale appare ancora più forte ed evidente in Olanda. Mentre, al contrario, quasi non si coglie in Ungheria e in Germania. Per ragioni diverse.

In Ungheria, perché la UE è considerata - ed effettivamente è - una garanzia contro la crisi. Economica, ma anche politica. Un sostegno democratico dove la democrazia appare a rischio. In Germania, al contrario, perché è diffusa la percezione di essere "al centro", politico ed economico, della UE.

Tuttavia, dovunque, dalla Germania all'Italia, passando per la GB, i giovani costituiscono i sostenitori più convinti dell'Europa Unita. Malgrado il futuro, di fronte a loro, appaia un orizzonte grigio. La posizione economica e sociale dei giovani, infatti è ritenuta peggiore rispetto a quella dei genitori. Tanto più dove la prospettiva europea è vista con maggiore sfiducia. Dunque, in Italia e in Francia, piuttosto che in Ungheria e in Olanda. Ma, ad ogni modo: dovunque.

Anche in questa prospettiva, però, giovani si confermano i più ottimisti. O, almeno, i meno pessimisti. Perché, le altre generazioni possono illudersi di essere per sempre giovani. "Forever Young", avrebbe scritto il nostro indimenticabile Angelo Aquaro, echeggiando una canzone degli Alphaville (primi anni 80).

Ma, per i giovani, il futuro è una prospettiva "lunga". Reale. I giovani, oggi, sono una "generazione itinerante". Oltre i confini. Nazionali. Ma anche dell'Europa. Una generazione globale. In "movimento".

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