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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
LA GUERRA AVVICINA L’UCRAINA ALL’EUROPA SETTE ITALIANI SU DIECI LA VOGLIONO NELLA UE
[La Repubblica, 14 marzo 2022]

L'intervento russo in Ucraina suscita grande inquietudine. Anche in Italia. Non potrebbe essere altrimenti. Si tratta di una guerra che infiamma un Paese non lontano dal nostro. E minaccia di allargarsi ancora. Per questo, come è emerso dal sondaggio di Demos pubblicato la settimana scorsa, oltre 9 italiani su 10, comprensibilmente, si dicono preoccupati per questo conflitto. Mentre circa 6 sono d'accordo con la risposta data dai Paesi occidentali, attraverso sanzioni economiche. Il problema, come abbiamo potuto verificare, è che questa strada, fin qui, non sembra aver prodotto risultati. Perché, nonostante la forte resistenza ucraina, l'azione dei russi non si è fermata. È, invece, proseguita. Per cielo e per terra. E non accenna a fermarsi. Al contrario. La solidarietà degli italiani è confermata dalla grande partecipazione alle manifestazioni che si sono svolte, nei giorni scorsi, in molte città. Tra le altre, a Firenze, in piazza Santa Croce, dove è intervenuto, in collegamento, il Presidente ucraino Zelensky. Tuttavia, pare difficile che queste iniziative possano scoraggiare o, almeno, "frenare" la Russia di Putin. Per questo, il timore che la guerra superi i confini ucraini e divenga "mondiale" è diffuso. E crescente. Tanto più che le vie "diplomatiche", all'insegna del dialogo e del negoziato, a loro volta, non hanno funzionato. Nonostante i tentativi avviati dai leader di Paesi europei importanti e influenti. Senza esito. D'altra parte, le principali potenze globali, fin qui, sono rimaste "fuori" dal conflitto. Per ragioni diverse. La Cina, per vicinanza geopolitica, oltre che geografica, con la Russia. Gli Usa, per ragioni di "interesse economico". E per prudenza. Per non "globalizzare" definitivamente la guerra. Senza trascurare una ulteriore valutazione - implicita. La questione riguarda l'Europa. E deve essere la Ue a occuparsene. Mentre c'è prudenza - per non dire "distacco" - di fronte al coinvolgimento della Nato. L'organizzazione istituita con il Patto Atlantico per la difesa dei Paesi occidentali. E, per questo, un fondamento dello stesso Occidente.

Tuttavia, le tensioni che investono l'Ucraina spingono - e costringono - a cercare soluzioni condivise in ambito internazionale. Un'opinione ben radicata in Italia, confermata dal recente sondaggio di Demos per Repubblica , dal quale emerge come una larga maggioranza di cittadini (il 70%) si dica favorevole all'ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea. Mentre il consenso verso la partecipazione ucraina alla Nato appare molto più limitato, per quanto maggioritario: 54%.

Una conferma che le preoccupazioni geopolitiche coinvolgono l'opinione pubblica, oltre che i governi.

È interessante, comunque, osservare come queste prospettive dimostrino un profilo diverso, in base all'orientamento politico, soprattutto per quel che riguarda l'ingresso nella Nato. Mentre il consenso verso la partecipazione ucraina alla Ue appare ampio e trasversale. Raggiunge, infatti, i livelli massimi - l'83% - nella base del M5S. Ma è larghissimo - intorno al 75% - anche fra gli elettori di Pd, Lega e FI. E coinvolge, comunque, 2 elettori di FdI su 3.

L'ingresso dell'Ucraina nella Nato ottiene, invece, opinioni favorevoli non solo sensibilmente più limitate, come si è detto, ma, al tempo stesso, più disomogenee. La principale differenza riguarda gli elettori del Pd, fra i quali il sostegno a questa prospettiva scende al 50%. Minore, seppur di poco, rispetto al consenso espresso da quanti votano per i FdI. Mentre la base del M5S esprime, al proposito, un'adesione elevatissima (superiore ai due terzi). Come avviene fra gli elettori della Lega e di FI.

Appare, dunque, chiaro come fra gli italiani il "percorso europeo" sia considerato il migliore, per affrontare questa emergenza. Questa "guerra". Che investe Paesi ai confini della Ue. Ma "europei", sul piano geopolitico. Come l'area post-sovietica. "Intermedia". E per questo più importante. In quanto costituisce una reale "mediazione" rispetto alla Russia. Il Paese che ha rappresentato, fino a ieri, "l'altro polo del bipolarismo mondiale". Alternativo e opposto all'Occidente. Non è un caso che la Ue, in questa fase, ottenga in Italia il grado di fiducia più elevato degli ultimi 10 anni: 46%. Maggiore, comunque, rispetto alla Nato (40%). Perché l'Unione Europea rispecchia la domanda di un riferimento politico comune e unitario. Tuttavia, proprio questi orientamenti confermano i limiti della costruzione europea. Un progetto ancora incompiuto, dai confini indefiniti. E dai poteri incerti. Perché continua ad essere Unione di Stati Nazionali. L'Europa, pensata da figure come Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Jean Monnet, Robert Schuman e Konrad Adenauer, solo per citare alcuni fra i leader più importanti, non aveva solo obiettivi economici. E guardava oltre gli interessi degli Stati nazionali. La costruzione europea, avviata all'indomani della "Seconda guerra mondiale", esplosa "in Europa", come la "Prima", interpretava anzitutto un obiettivo. Anzi, un imperativo: mai più guerre.
Oggi, forse, è il caso di ricordarsene.

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