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Il rompicapo delle intese sì dagli elettori del Pd bocciate da 5S e centristi
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
IL ROMPICAPO DELLE INTESE SÉ DAGLI ELETTORI DEL PD BOCCIATE DA 5S E CENTRISTI
[La Repubblica, 17 marzo 2025]

Il problema del centrosinistra non è solo di essere minoranza, in Parlamento e nei sondaggi. Ma, al tempo stesso, di concepire alleanze adeguate a sfidare e, possibilmente, vincere il confronto con il centrodestra. Allargando le relazioni oltre i confini attuali. Costruendo un campo, se non largo, almeno un po’ più largo di quello attuale.

Una questione già emersa in passato, e confermata dall’indagine recente, condotta da Demos, nelle ultime settimane. Nella quale si delinea, con chiarezza, come questa difficoltà riguardi tutti i partiti dell’area. Compreso il Partito democratico, che ne costituisce il riferimento principale. Il polo irrinunciabile. Infatti, tra gli elettori del Pd, l’ipotesi di un campo largo, che comprende le forze politiche all’opposizione, dunque il M5s e il cosiddetto terzo polo ??" Azione, Italia Viva e +Europa ??" mantiene un consenso effettivamente largo: 59 per cento. Mentre appare minoritario nella base del M5s e ancor più tra gli elettori dei partiti “minori”, che si collocano oltre i confini dei due partiti principali.

Le ragioni di questi orientamenti richiamano soprattutto la compatibilità fra i programmi e, ancor più, tra i gruppi dirigenti dei partiti che ne fanno parte. A maggior ragione se il ruolo dei diversi soggetti politici coinvolti rischia di venire ri-dimensionato. La questione riguarda, comprensibilmente, soprattutto i partiti “minori” sul piano elettorale. Ma coinvolge anche il Movimento 5 stelle. Che costituisce, in teoria, un altro polo specifico, in quanto è sorto, su iniziativa di Beppe Grillo, per recitare, sulla scena politica, la parte dell’anti- partito. Alternativo agli altri. Anche se in seguito è divenuto, a sua volta, un partito. Per questa ragione la quota di quanti ritengono utile «formare da subito un’alleanza stabile con un programma comune» appare, nel M5s, molto più ridotta rispetto al Pd.

In quanto normalizzerebbe definitivamente il M5s. Una «ri-soluzione » probabilmente già risolta. Ma difficile da accettare per un soggetto politico che ha un’origine anti-politica. Comunque, alternativa ai partiti tradizionali. A maggior ragione quando il suo peso, sul piano elettorale, si è ridotto sensibilmente. Come è apparso evidente non solo nei sondaggi degli ultimi mesi (come quello condotto di recente da Demos per Repubblica ) ma, prima ancora, alle elezioni Europee che si sono svolte lo scorso giugno.

Nell’insieme, ciò che accomuna i partiti all’opposizione è la «comune collocazione». All’opposizione. Tuttavia, gli orientamenti degli elettori sottolineano «divisioni interne». A tutti i partiti. In quanto è ampia la componente di coloro che, comunque, si distaccano dalle possibili alleanze. Anche quando vengono condivise dalla maggioranza degli elettori del partito per cui votano. Nessuna possibile intesa fra partiti di opposizione raggiunge e supera il 60 per cento dei consensi “interni” alle forze politiche interessate. E ciò rivela come il principale problema del campo largo e, comunque, più largo di quello attuale, sia la distanza dagli altri partiti del proprio campo. Accomunato principalmente, se non solamente, dal comune nemico.
Così la soluzione inevitabile, al di là di quanto auspicato ed evocato dagli elettori di opposizione, resta il contrasto nei confronti del governo. Della maggioranza che lo sostiene. Della leader che lo guida. In altri termini: il nemico, meglio “la nemica” comune, che costringe a procedere insieme. In un campo comune.

Accomunato dai confini segnati dall’altro. Cioè, “l’altra”. Grazie alla personalizzazione, che costringe le forze di opposizione a procedere nella stessa direzione. Senza un’ispirazione e un’aspirazione comune. E grazie a un governo e a una guida che propone (e si propone come) un bersaglio condiviso.

Tuttavia, è lecito dubitare che questo percorso prefiguri un orizzonte definito. Chiaro. A chi lo insegue e, soprattutto, agli elettori, ai cittadini. Ed è difficile, per questo, non guardare, con qualche inquietudine, a un futuro nel quale il declino delle ideologie, degli ideali e dei valori ha lasciato spazio alle paure. Ai nemici. A una democrazia che rischia, per questo, di apparire meno democratica. E, per quanto mi riguarda, meno attraente.

Ma spero, come spesso mi capita, di sbagliarmi. E di non perdermi nel “campo largo” delle analisi.

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