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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
IL VIRUS CHE RIDISEGNA I NOSTRI CONFINI
[La Repubblica, 30 marzo 2020]

È cambiato tutto. Sta cambiando tutto. Un attimo dopo l'altro. Il coronavirus ha de-limitato il nostro tempo. E, ovviamente, anche il nostro spazio. Tanto più in epoca di globalizzazione. Quando tutto ciò che avviene dovunque, nel mondo, ci riguarda. D'altronde, il Covid-19 non ha confini. Semmai, li approfondisce. E noi lo in-seguiamo. In quanto è coerente con il principio che orienta lo spettacolo e alimenta l'audience: la paura. Perché la paura fa spettacolo e fa crescere l'audience.

Tuttavia, i "confini" sono importanti. Tanto più per la politica. "Confinati" in casa, infatti, tutti (o quasi) si stringono intorno al governo e al premier. Ne sostengono le scelte, le politiche. Mentre l'Unione Europea si allontana. Secondo il sondaggio dell'Atlante Politico condotto da Demos per Repubblica nelle scorse settimane, la fiducia verso il premier Conte non è mai stata così alta: 70%.

E il sostegno alle misure del governo risulta quasi unanime. Al tempo stesso, però, alcuni leader e alcuni partiti oggi mostrano qualche difficoltà. In particolare, la Lega di Salvini. Che, secondo i principali sondaggi, resta ancora in testa. Ma appare in calo. Anche se non nella stessa misura dovunque.

Perché, la dimensione del territorio, come si è detto, conta. Soprattutto in questa fase. Infatti, costretti in casa, noi siamo attenti, anzitutto, a quel che avviene nella nostra città. Nella nostra regione. Tutti i cittadini fanno attenzione alla diffusione del contagio nella loro provincia - anche se le province non esistono più. D'altronde, le notizie che interessano maggiormente sono le stesse. Dovunque. Quanti sono i nuovi casi accertati. E dove. Quanto lontano da noi. In quali ospedali sono ricoverati i "positivi" (si fa per dire...). Anche per questa ragione i sindaci e, soprattutto, i governatori hanno acquisito notorietà e importanza. Soprattutto nelle aree dove il Covid è più minaccioso. Dove si è manifestato prima.

In Veneto e in Lombardia, in particolare. Così si spiega, in parte, la popolarità del governatore Luca Zaia. Particolarmente attivo nell'affrontare il contagio, fin dal primo momento. Quando ha tracciando i confini e isolato le zone maggiormente a rischio. Dettando regole restrittive, per i cittadini. Come è avvenuto altrove. In precedenza, la Regione Marche aveva introdotto vincoli molto stretti intorno all'asse Pesaro-Urbino. Provocando qualche tensione iniziale con il governo. Indotto, molto presto, a riproporre misure ancor più rigide. Per questa ragione i rapporti del governatore del Veneto con il governo - centrale - non sono apparsi sereni. Anzi. Tanto meno con il leader del suo partito. Matteo Salvini. Che ha espresso sostegno soprattutto alla Lombardia e al governatore Attilio Fontana. Anch'egli leghista. Non solamente perché la Lombardia è la sua regione. Il problema è che Zaia, gli appare meno "vicino". Troppo autonomo e "autonomista" per una Lega Nazionale che raccoglie molti consensi anche nel Centro-Sud. Tanto più dopo il successo, in Veneto, del referendum del 2017 per l'autonomia regionale. Zaia, inoltre, appare meno anti-politico, rispetto al ruolo interpretato da Salvini. In fondo, Zaia è un post-democristiano. Come la classe politica cresciuta nella Liga Veneta. Fra gli altri, Bepi Covre, scomparso nei giorni scorsi. Ex sindaco di Oderzo. Animatore del "partito dei sindaci", negli anni 80, insieme a Massimo Cacciari.

Non per caso, nel recente passato, Silvio Berlusconi candidò proprio Zaia, come leader di Centro-Destra. In alternativa a Salvini. Perché rappresenta la continuità con il passato, in un'area di piccole imprese tradizionalmente moderata. Oggi, (secondo l'Osservatorio sul Nord-Est per il Gazzettino) Zaia raccoglierebbe consensi superiori al 70%, in Veneto. E (Demos per Repubblica) vicini al 50% (per la precisione, 48%) anche a livello "nazionale". Si tratta di indici superiori rispetto al governatore lombardo, Fontana (42%). Ma, soprattutto, (seppur di poco) rispetto a Salvini (46%). Una buona ragione, fra le altre, per spiegare la freddezza del Capo della Lega verso quello della Liga. Percepito come un possibile "competitor". D'altronde, Zaia, come Salvini, è molto attivo sul piano della comunicazione. E il Covid-19 gli ha fornito un ulteriore ragione per allargare la propria visibilità. Con una o più conferenze stampa quotidiane.

Tuttavia, l'emergenza non pare destinata a finire presto. Perché nei prossimi mesi si voterà per rinnovare le amministrazioni di numerose città e il governo e i governatori di alcune importanti Regioni. Fra le quali il Veneto. Appunto. La data del voto, prevista a fine maggio, molto probabilmente verrà prorogata. All'autunno. Insieme al referendum sulla riduzione dei parlamentari. Di conseguenza, anche la campagna elettorale si allungherà, nelle regioni chiamate a rinnovare governi e governatori. Così, è probabile che i temi e gli interessi locali assumano maggiore importanza. Nei comuni e nelle regioni dove si voterà. E ciò offrirà altri motivi di confronto, talora di tensione. Fra partiti e leader.

Due soggetti che, al tempo dei "partiti personali", spesso coincidono. Il virus degli interessi territoriali potrebbe spingerli in direzioni diverse. Potrebbe, quindi, ridisegnare le Mappe politiche e sociali, accentuando il nostro sentimento di inclusione - quasi reclusione - locale. Tanto più che l'Europa, in particolare la Ue, appare distante dagli interessi "nazionali".
Così rischiamo davvero di vivere "a casa nostra". Non da "padroni", ma da "reclusi". Mentre il mondo intorno si allontana.

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