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Contro l’autonomia sei italiani su dieci e anche al Nord adesso dicono no (25 novembre 2024)
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
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QUELLA DESTRA CHE CRESCE SPINTA DA MELONI E A SPESE DI SALVINI [La Repubblica, 3 agosto 2020]
Fratelli d'Italia, guidati da Giorgia Meloni, sono l'unico partito che abbia fatto osservare una crescita significativa e costante dopo le elezioni politiche del 2018. È ciò che emerge dai risultati elettorali e dai sondaggi più recenti di tutti i principali istituti demoscopici. Certo, sono ancora lontani dai partiti che, da anni, ottengono maggiori consensi e hanno, in tempi diversi, governato il Paese. Ma molto meno lontani rispetto agli ultimi anni. Meglio: mesi. Solo un anno fa, alle elezioni Europee, i Fd'I avevano ottenuto il 6,5%.
Comunque, 2 punti in più rispetto alle Politiche del 2018. Ma oltre 2 punti sotto a Fi (dimezzata, in confronto alle Politiche). Tuttavia, risultavano lontanissimi dalla Lega, che aveva "scavallato" il 34%. E dagli altri partiti maggiori: PD e M5s. Ma oggi il quadro è cambiato. Profondamente. E i Fd'I giocano un ruolo di primo piano. Unico partito in crescita, nell'ultimo anno. Secondo i più recenti sondaggi di Demos, infatti, hanno superato il 14%.
Ma rilevazioni delle ultime settimane li stimano intorno al 16%. Ben oltre il doppio, rispetto a un anno prima. E, soprattutto, hanno rafforzato la propria posizione nel Centro-Destra. Oggi, infatti, pesano circa il doppio rispetto a FI, scesa intorno al 7-8%. Certo, la Lega resta ancora lontana, primo partito, in Italia, con il 25%. Circa 10 punti più dei Fd'I. Ma il distacco, un anno fa, era di quasi 30 punti... Inoltre, i Fd'I inseguono da vicino il M5s e sono divenuti il terzo partito in Italia. Un soggetto politico di riferimento, soprattutto in prospettiva.
Le spiegazioni di questa rapida evoluzione sono diverse. Il ruolo della leader, anzitutto. Giorgia Meloni, salita oltre il 40% del gradimento. Superata solo dal Premier, Giuseppe Conte, e da alcuni Presidenti di Regione. Ma davanti a Matteo Salvini e a Silvio Berlusconi. Insomma, i Fd'I e Giorgia Meloni oggi sono sicuramente il soggetto trainante del Centro-Destra. L'area politica dove si collocano i 3 quarti dei suoi elettori. Equamente distribuiti fra Centro-Destra e Destra. Peraltro, un po' più a Destra rispetto alla base della Lega. Ma non di molto, visto che i 2 terzi degli elettori leghisti si definiscono anch'essi di quest'area. La "spinta propulsiva" dei Fd'I va, dunque, interpretata in base ai cambiamenti che hanno attraversato il Centro-Destra.
Una chiave di lettura, al proposito, emerge dal confronto fra l'evoluzione dei consensi dei tre partiti di quest'area. Il punto di svolta avviene nel settembre 2019. Da quel momento, infatti, si assiste alla crescita elettorale dei Fd'I e, in parallelo, al calo progressivo - e sensibile - degli altri partiti. Soprattutto della Lega, caduta, da allora, di circa 10 punti. Così è possibile interpretare "l'ascesa" dei Fd'I, rilevata dai sondaggi, come riflesso e conseguenza della "discesa" subìta da FI e dalla Lega. Un'ipotesi confermata osservando il cambiamento del voto dichiarato dagli elettori di Centro-Destra alle Europee di un anno fa. Infatti, oggi sceglierebbe i FdI il 23% di coloro che nel 2019 avevano votato per FI - circa il 2%, calcolato su tutti gli elettori - e il 19% di quanti avevano votato per la Lega: oltre il 6% di tutti gli elettori.
È dunque lecito ricondurre, almeno in parte, le ragioni della crescita dei Fd'I alla figura della leader. Ma, forse, ancor più, pesano le difficoltà incontrate dalla Lega di Salvini.
La cronologia della crescita dei Fd'I e del declino leghista, d'altronde, coincide. Le due tendenze, infatti, si incrociano nello stesso momento. Settembre 2019. Due settimane dopo che Salvini aveva aperto la crisi di governo. Convinto di potersi costruire "una nuova maggioranza su misura". Che gli garantisse pieni poteri. Oppure di andare a nuove elezioni, in condizioni molto favorevoli, visto l'esito delle Europee. Le stesse ragioni che hanno spinto le altre forze politiche a "tirarsi indietro". O, meglio, a "tirare avanti". Il M5s, indisponibile a divenire ostaggio di Salvini, dopo aver trainato e canalizzato i consensi a suo favore. Poi, gli altri partiti, di centro-sinistra, ma anche di centro-destra. Per ragioni eguali e contrarie. Per non favorire il successo di Salvini e, dunque, il proprio insuccesso.
Così, Giuseppe Conte ha ricostruito un nuovo governo. Una nuova alleanza. Fra soggetti politici diversi. Ma non più di quanto lo fossero quelli del precedente governo. Pochi mesi dopo, l'emergenza Covid l'ha aiutato. Infatti, ha alimentato il sostegno verso il governo e verso il "capo". Spingendo, al tempo stesso, ai margini chi è all'opposizione. In primo luogo, il partito di Salvini e Salvini stesso. Perché si ponevano - e si pongono - in contrasto con il clima di unità nazionale generato dall'emergenza. E perché il "mercato delle paure" che coltivavano, per prima "l'immigrazione", è stato "occupato" dal virus, come ha osservato Ezio Mauro.
Anche i Fd'I si sono trovati in difficoltà. Ma a risentirne è stata la leader, più del partito. Forse perché meno "personalizzato" rispetto ad altri. I Fd'I hanno, così, occupato uno spazio liberato, anzitutto, dalla Lega. Da Salvini. Che, ha trasformato la Lega da Partito del Nord a Partito Nazionale. Di Destra, come l'amica e alleata (anti)europea Marine Le Pen. In questo modo però la Lega ha perduto parte della propria identità storica. Allargando l'area di Destra. E favorendo coloro che in quell'area sono radicati. Da sempre. In modo esplicito e profondo. I Fd'I, in particolare. Un vero Partito Nazionale. E di Destra.
Il problema, semmai, si porrà se dovessero rafforzarsi ancora. Fino a candidarsi a un ruolo di leadership e di governo. Perché la loro forza è di interpretare una destra di "opposizione". Non di "governo".
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