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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI

La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.
NELL’ANNO DEL COVID IL PRIMATO È DI CONTE. SALVINI IL MENO AMATO
[La Repubblica, 31 dicembre 2020]

Il 2020 è alla fine. Anzi, è finito. Domani saremo nel 2021. È il momento dei bilanci e delle previsioni, meglio ancora: delle attese. Orientamenti che cerchiamo di rilevare attraverso un sondaggio condotto da Demos nelle ultime settimane. Si tratta di un'operazione più difficile che in passato. Perché il 2020 è stato un anno "eccezionale". Il 2020: l'anno della pandemia. L'anno del virus. Insomma, irripetibile. Speriamo. Tuttavia, nonostante queste premesse, il sentimento dei cittadini assume un profilo meno pessimista del previsto. Soprattutto, di fronte al futuro. All'anno che verrà. Mentre, nel presente, confermano l'insoddisfazione espressa nel passato recente riguardo all'economia "nazionale". Al contrario quella della "nostra" famiglia. Che soddisfa, sul piano economico, le aspettative di oltre il 60% delle persone - intervistate.

Non è una novità. Da sempre, soprattutto in Italia, la famiglia costituisce un riferimento forte, per gli italiani. Un sistema di protezione e di socialità. Piuttosto, è interessante osservare come, negli ultimi anni, sia cresciuta, per quanto di poco, la soddisfazione circa il "funzionamento della democrazia". Espressa dal 46% degli italiani. Un indice fra i più elevati dell'ultimo decennio. Nel 2018, all'indomani del voto politico, non raggiungeva il 36%. Dunque: 10 punti in meno. Alla crescente soddisfazione verso il funzionamento del sistema democratico, probabilmente, contribuisce il cambiamento che ha conosciuto nel corso degli ultimi mesi. Perché la democrazia, come abbiamo osservato in diverse occasioni, è cambiata durante "l'anno pandemico". Ha subìto trasformazioni significative verso un modello, in qualche misura, "meno democratico". Perché la paura generata dal Covid ha allargato la disponibilità ad accettare la sospensione di alcune garanzie democratiche, in tempi di emergenza. Al tempo stesso, ha legittimato la domanda di un "leader forte". Un sentimento che, in Italia, ha radici profonde e basi estese. Con-divise da circa due terzi dei cittadini. Al tempo stesso, l'emergenza ha ridimensionato e spinto ai margini l'opposizione. Percepita come un ostacolo. Indipendentemente da chi la rappresenta.

Così abbiamo assistito alla rapida e improvvisa ascesa del Premier, Giuseppe Conte, che è divenuto "leader forte" per emergenza, necessità. E per abilità propria. Durante la prima fase del Covid, fra marzo e aprile, la fiducia nei suoi confronti è salita fino al 70%. Un livello sceso progressivamente e sensibilmente, in seguito. Insieme alla paura. Ma rimasto, comunque, elevato. Nonostante che, nei mesi recenti, siano risalite le cifre del contagio, dei contagiati. E delle vittime. Così, nel 2020, gli italiani sembrano entrati in una "nuova democrazia". Forse, "meno democratica". Ma coerente con le attese di gran parte dei cittadini. Una "democrazia virale", destinata a prolungarsi. Perché se poco più di metà degli italiani pensa che l'anno prossimo la pandemia finirà, sono molti (45%) a pensare che durerà. Anche così si spiega l'indicazione di Giuseppe Conte come il "migliore", fra i leader che partecipano alla scena politica italiana. Primo, davanti a tutti. Scelto da un terzo degli italiani - intervistati da Demos. Dietro di lui c'è il vuoto. I più vicini (si fa per dire...) non arrivano al 10%. Salvini, Meloni e lo stesso Presidente, Mattarella, si fermano al 7-8%. Seguiti da Berlusconi, ridotto al 2%. Anche se resiste ancora... Se volgiamo lo sguardo oltre i nostri confini e osserviamo lo scenario internazionale, il quadro appare molto più chiaro. I "migliori" sono poco "visibili". Si distingue solo Angela Merkel. Perché oggi, fuori dall'Italia, agli occhi degli italiani, esiste solo una figura. Almeno quest'anno. Il "peggiore": Donald Trump. Che promette e minaccia di resistere ancora, nonostante la sconfitta alle Presidenziali.

Matteo Salvini, invece, è il "peggiore fra i "peggiori", a casa nostra. Indicato come tale dal 35% degli italiani. Come l'anno scorso. Ma, in fondo, ciò ne segnala l'importanza. Nonostante tutto. Perché il leader della Lega continua a suscitare sentimenti ostili. È il "nemico" di cui ha bisogno un sistema politico - e democratico - orientato dalla "sfiducia", più che dalla "fiducia". Dietro a lui, Giuseppe Conte raccoglie il 12% di segnalazioni. E supera Di Maio (8%). Il capo del governo appare, dunque, "un peggiore" che non genera particolare ri-sentimento. Non divide. Perché è un leader senza bandiera. Senza partito. Più che "consensi", genera "non-dissensi". Interpreta la figura del Capo in modo coerente con il nostro tempo. Il tempo della paura. Il problema, per lui, sorgerà se la paura dovesse passare. Declinare. Insieme al Virus. Oppure, al contrario, se anch'egli, alla fine, finisse "oscurato", contaminato dalla pandemia che prosegue. Nonostante tutto. E tutti.

Tuttavia, gli italiani, per ora, guardano avanti e immaginano che l'anno che verrà sarà migliore di quello che sta finendo. Non perché ci credano davvero. Ma perché "vogliono" ancora crederci. E perché, ragionevolmente, peggio di così...

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