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Tra immigrazione e criminalità tornano a crescere le paure degli italiani (28 ottobre 2024)
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LE MAPPE DI ILVO DIAMANTI
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica. |
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LE TRE OPPOSIZIONI DISTANTI E INCONCILIABILI CONSENSI A MELONI DA CHI VOTA TERZO POLO [La Repubblica, 5 dicembre 2022]
Il cammino del governo di Centro- Destra non èfacile. Una corsa ad ostacoli, a causa degli impegni gravosi, imposti dalla finanziaria. E dalle difficoltà prodotte dai rapporti internazionali. In particolare, con l'Europa. Anzitutto: con l'UE. Tuttavia, il governo e i partiti di Centro-Destra che ne fanno parte possono contare sull'importanza dell'Italia, per il ruolo geo-politico che occupa. Non solo nella UE, ma nell'Occidente. Tanto più in questa fase, segnata dal conflitto in Ucraina. Non lontano dai nostri confini. Inoltre, il governo guidato da Giorgia Meloni ha un altro alleato "in-volontario". L'opposizione di Centro-Sinistra. E, anzitutto, il PD, che ne costituisce la "forza politica" più importante. Anche se, in questa fase, appare "meno forte".
Di certo, non in grado di "aggregare" gli altri partiti dell'area. Tanto meno, di costituirne il riferimento. Il rapporto con il M5S, in particolare, appare complicato. Tanto più dopo la crisi del governo presieduto da Mario Draghi, provocata, anzitutto, dal "distacco" del M5S guidato da Giuseppe Conte, lo scorso luglio. Che, in questo modo, peraltro, si è "distanziato" rispetto al PD e al suo leader, Enrico Letta. La scelta di Conte, non per caso, ha "sfiduciato" il Presidente del Consiglio che, un anno e mezzo prima, nel febbraio 2021, gli era subentrato. Negli ultimi giorni, infine, il cosiddetto Terzo Polo, guidato da Carlo Calenda insieme a Matteo Renzi, ha aperto un dialogo con il governo sulla manovra economica. Provocando commenti critici da parte di Enrico Letta. Sono, dunque, diversi i segnali che inducono a dubitare della capacità dell'opposizione di fare davvero "opposizione". Tanto più perché i partiti che ne fanno parte appaiono sempre più in competizione. Il sondaggio diDemos pubblicato su Repubblica nelle scorse settimane ha sottolineato come il PD e il M5S siano, ormai, appaiati, intorno al 17%. Ma in posizione inversa, rispetto alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre. Perché il PD è sceso al 16,9%. Superato, seppur di poco dal M5S. Che si è attestato al 17,3%. Mentre il Terzo Polo, costruito da Azione e IV si conferma intorno al 7,6%. E risulta, comunque, influente, in un quadro così incerto.
Costruire un'alleanza di Centro- Sinistra, alle attuali condizioni, appare, quindi, complicato. Ilsondaggio di Demos, al proposito, sottolinea come gli elettori del PD ne siano, sicuramente, i più convinti. Pur esprimendo un consenso prossimo, ma non superiore, al 50%, si dicono disponibili ad ogni intesa. Con il M5S, anzitutto. In misura poco più ridotta, anche con il (Terzo) Polo Azione-Italia Viva. Ma sembrano interessati, soprattutto, a un "campo largo", che coinvolga entrambi i soggetti politici. Gli elettori degli altri partiti di Centro-Sinistra sembrano, invece, interessati soprattutto a intese bi-laterali. Con il PD. Molto meno ad aggregarsi in un unicoPolo di Centro-Sinistra. Nel quale, evidentemente, si sentirebbero "marginali". Comunque: più deboli.
Di certo, gli elettori dei tre partiti, di fronte al governo, esprimono orientamenti molto diversi e differenziati. Gli elettori del Polo Azione-IV, in particolare, di-mostrano un grado di fiducia, verso la coalizione guidata da Giorgia Meloni, molto ampio. Superiore alla stessa media degli elettori nel complesso. E ciò contribuisce a spiegare le ragioni del dialogo aperto da Carlo Calenda con Giorgia Meloni. Mentre il gradimentosi dimezza tra chi vota per il M5S e si riduce a poco più del 20% nella base del PD.
Più che un fronte differenziato, ma con obiettivi comuni, gli orientamenti degli elettori intervistati fanno, dunque, emergere "tre opposizioni", poco inclini e disponibili a "coalizzarsi". Per alcune ragioni facilmente comprensibili. In primo luogo, perché i partiti che ne fanno parte operano in autonomia. E in competizione reciproca. In secondo luogo, perché si tratta di uno scenario che riguarda i partiti ma, al tempo stesso, i loro leader. Che agiscono in reciproca concorrenza. Ma oggi è difficile distinguere i partiti dai leader, che forniscono loro identità. Cioè: un volto. Una voce. Un'immagine.
Se guardiamo la graduatoria dei leader definita, nel recente sondaggio di Demos, su Repubblica, in base alla fiducia dei cittadini, solo Giuseppe Conte ottiene un grado di "riconoscimento" ampio, anche oltre i confini del suo "partito". Ad eccezione di Mario Draghi, che, tuttavia, ormai è"partito". Tuttavia, queste "ragioni" contribuiscono a confermare il vero problema che oggi indebolisce l'opposizione. La reciproca distanza di atteggiamenti e di interessi fra i partiti che la compongono rivela, infatti, la difficoltà di pensare a "una" opposizione. Perché i partiti che ne fanno parte perseguono strategie specifiche. Con obiettivi specifici. E agiscono, dunque, in concorrenza.
Più che di "una" opposizione, per questo, conviene parlare di "tre" opposizioni. In competizione reciproca. Che permettono a Giorgia Meloni di fare i conti, soprattutto, con i partiti - e i capi - della "sua" maggioranza. Perché le "opposizioni", per ora, sono sue alleate...
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