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OSSERVATORIO SUL NORD EST - LA VECCHIAIA VISTA DA NORD EST

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
A NORDEST LA VECCHIAIA ARRIVA CON I 73 ANNI
[di Natascia Porcellato]

"Ogni uomo vorrebbe vivere a lungo, ma nessuno desidera invecchiare": così Jonathan Swift, più di trecento anni fa, metteva in luce una tendenza solo apparentemente contraddittoria. E proprio di questa apparente contraddizione si occupa oggi l'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino. A che età si diventa vecchi? Secondo i nordestini, è sulla soglia dei 73 anni che avviene questo passaggio. Quale evento lo contraddistingue? In questo caso, l'attenzione è riservata soprattutto al cedimento fisico: non essere più del tutto autonomi (34%) e iniziare ad avere problemi di salute (31%) a causa dell'età sono i principali fattori individuati dagli intervistati.

La società contemporanea appare sempre più connotata dal tentativo di rimozione della vecchiaia. Infatti, quelle che un tempo apparivano delle tappe obbligate per l'invecchiamento sembrano aver progressivamente perso significato e rilevanza nella vita quotidiana. Andare in pensione, vedere i propri figli sposarsi, avere dei nipoti: tutto irrimediabilmente sacrificato sull'altare della giovinezza eterna, a prezzo di rimuovere la vecchiaia, quasi fosse un pensiero ostile.

Alla vecchiaia, infatti, si preferisce innanzitutto non pensare: il 14% dei nordestini intervistati da Demos non ha saputo o voluto indicare un anno in cui la vita adulta finisca e inizi la vecchiaia. Guardando le risposte, poi, l'idea diffusa è che si diventa vecchi piuttosto tardi: circa un nordestino su cinque indica l'inizio della vecchiaia prima dei 65 anni, mentre il 26% la colloca tra i 66 e i 70 anni. Quasi il 30%, però, pone il discrimine tra vita adulta e vecchiaia tra i 71 anni e gli 80 anni, e un ulteriore 10% oltre gli 81 anni.

Facendo la media delle diverse età indicate, il risultato è che, secondo i nordestini, si diventa vecchi a 73 anni. Secondo l'Istat, in Italia la speranza di vita alla nascita è 79 anni per gli uomini e 84 per le donne. L'osservazione di Swift, a questo punto, appare molto attuale: vivere a lungo, ma invecchiare per poco. In più, osserviamo come questo limite cambi in relazione all'età degli intervistati: i più giovani, infatti, ritengono che si invecchi prima, tra i 68 e i 70 anni, mentre coloro che hanno oltre 65 anni posizionano il limite della vita adulta più avanti, intorno ai 76 anni.

Anche le fasi di passaggio individuate dai nordestini mettono in luce come la vecchiaia sia una condizione fisica più che sociale. Ai primi posti, infatti, troviamo sia la progressiva mancanza di autonomia (34%) che avere seri problemi di salute (31%) causati dall'età. Più marginali, invece, appaiono i momenti maggiormente legati al ciclo di vita sociale: andare in pensione (14%), restare soli (10%) o diventare nonni (8%) passano in secondo piano rispetto al cedimento del fisico.

Guardando al fattore anagrafico degli intervistati, inoltre, emergono ulteriori indicazioni interessanti. La mancanza di autonomia è maggiormente indicata dai nordestini con meno di 44 anni, mentre la popolazione over-45 si sbilancia soprattutto verso i problemi di salute. Curioso, infine, è che siano in misura maggiore i giovani con meno di 25 anni ad individuare nella pensione il momento della vecchiaia, mentre gli under-65 mostrano una sensibilità superiore alla media per l'arrivo dei nipoti e la solitudine.

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 31 gennaio-2 febbraio 2011 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1024 persone (rifiuti/sostituzioni: 3089), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.1%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Ludovico Gardani e Natascia Porcellato hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Claudio Zilio ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it.
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