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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST CONTINUA A PARLARE IN DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
A NORD EST IL DIALETTO RESISTE, LO PARLANO MOLTO SETTE SU DIECI
[di Natascia Porcellato]

"Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà", sosteneva Pier Paolo Pasolini, fervente sostenitore dell'idioma locale come segno di ciò che è ancora puro. L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, indaga intorno all'uso del dialetto. Oggi, il 70% degli intervistati lo parla molto o abbastanza spesso in famiglia, mentre il 68% lo fa con la stessa frequenza con gli amici. Molto più contenuta la quota di quanti lo usano al lavoro (35%). Rispetto al 2001, è proprio quest'ultimo il settore in cui il dialetto appare più in crisi. Infatti, se per l'uso all'interno delle reti familiari e amicali i segni negativi si fermano rispettivamente a -4 e -11 punti percentuali, in ambito lavorativo il saldo scende fino a -22 punti percentuali. La contrazione dell'uso dialetto, dunque, appare diffusa. Sarà per questo che, negli ultimi 3 anni, la quota di quanti lo vorrebbero tra le materie scolastiche è aumentata di 9 punti percentuali, raggiungendo il 38%.

Proprio oggi il taliàn, una variante del dialetto veneto molto parlata in diverse città del Sud del Brasile, negli stati di Santa Catarina, Paraná e Rio Grande do Sul, diventa ufficialmente «lingua riconosciuta» e «patrimonio immateriale del Brasile». Il taliàn è la prima lingua minoritaria brasiliana ad ottenere questo riconoscimento, e con questo gesto il Paese sudamericano mette in luce anche l'importanza del contributo degli emigranti che sono giunti lì da Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

Mentre in Brasile il taliàn diventa una lingua riconosciuta, nelle terre di partenza degli immigrati che l'hanno portato oltreoceano l'uso della lingua locale sembra essere in crisi, soprattutto nella sfera amicale e lavorativa. La percentuale di persone che parlano molto o abbastanza spesso dialetto con i colleghi di lavoro, infatti, sono oggi il 35%, ma nel 2001 la quota era intorno al 57%. Ne contesto amicale, l'uso del dialetto appare più diffuso: circa il 68% lo preferisce all'italiano, ma nel 2001 la quota era più ampia di circa 11 punti percentuali (79%).

È nella famiglia che il dialetto sembra mantenersi piuttosto stabile nel tempo: nel 2001 era il 74% ad utilizzarlo frequentemente, mentre oggi è il 70%. Il saldo è negativo, ma il complesso della serie storica porta ad ipotizzare delle oscillazioni, più che un declino.

Chi tende ad utilizzare maggiormente il dialetto tra le pareti domestiche? Sono soprattutto le persone con oltre 45 anni, in possesso di un livello di istruzione basso, residenti in paesi con meno di 15mila abitanti a parlare più spesso dialetto in famiglia. Guardando alla professione, invece, possiamo rilevare come le persone che lo usano in casa siano in misura maggiore operai, casalinghe, disoccupati e pensionati. Rileviamo, però, come siano i giovani con meno di 25 anni e gli studenti i settori sociali in cui l'utilizzo del dialetto scende sotto la soglia della maggioranza assoluta (rispettivamente: 43 e 41%), mostrando una visibile separazione generazionale.

Ma come è possibile trasmettere il dialetto? Quanti ritengono che possa essere imparato veramente solo in famiglia sono scesi dal 67% del 2011 all'attuale 60%, mentre coloro che lo vorrebbero tra le materie scolastiche sono saliti dal 29% al 38%. La quota, inoltre, tende ad allargarsi ulteriormente tra le persone che già lo parlano tra le pareti domestiche (43%), suggerendo l'idea che sia la famiglia stessa ad avvertire la necessità di un aiuto nel compito di rendere le persone "padrone di tutta la propria realtà".

NOTA INFORMATIVA
L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 14-16 ottobre 2014 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1024 persone (rifiuti/sostituzioni: 6498), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.06%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Irene Sguotti ha svolto la supervisione dell'indagine CATI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

Documento completo su www.agcom.it.

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