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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E LA FRATTURA GENERAZIONALE NELLE PENSIONI

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
GIOVANI E PENSIONATI PIÙ LONTANI, IN BILICO IL "PATTO GENERAZIONALE"
[di Natascia Porcellato]

Patto generazionale a rischio? Questo sembra essere il suggerimento che possiamo intravvedere dai dati pubblicati oggi dall'Osservatorio sul Nord Est. Secondo quanto elaborato da Demos per Il Gazzettino, infatti, emerge che il 44% dei nordestini si dichiara moltissimo o molto d'accordo con l'idea che "Non è giusto che i giovani paghino i contributi per sostenere le pensioni e l'assistenza delle persone anziane, visto che in futuro rischiano di ricevere pensioni e assistenza molto più basse": tra il 1998 e oggi la percentuale è raddoppiata.

Eccessive concessioni passate: così Tito Boeri bolla le 475mila pensioni che lo Stato elargisce da più di 36 anni. Il dato è impressionante, tanto più che dal conteggio sono esclusi i baby-pensionati del pubblico impiego (quelli erano usciti dal lavoro con almeno 14 anni di contributi prima del 1992). Lo stesso Presidente dell'INPS, poi, racconta le fosche previsioni che riguardano i giovani: la proiezione basata su un campione di 5mila lavoratori nati nel 1980 disegna un futuro composto da una pensione raggiunta a 70 anni di età e ridotta del 25% (rispetto ai nati nel 1945). Per questo, Boeri propone una tassa di solidarietà: per cercare di scongiurare la frattura, ben visibile in questi numeri, del patto generazionale.

Il rischio sembra essere piuttosto chiaro ai nordestini. Il 44% ritiene ingiusto chiedere ai giovani di pagare contributi per sostenere pensioni e assistenza degli anziani di oggi dato che il loro futuro si preannuncia molto più fosco. Rispetto al 2011 l'andamento è positivo di 3 punti percentuali, ma se guardiamo al 1998, quando la quota di accordo era ferma al 22%, osserviamo il sostanziale raddoppio del consenso intorno a questa posizione.

In quali settori sociali tende a crescere questa convinzione? Dal punto di vista anagrafico, sono le persone di età centrale ad essere maggiormente sensibili: tra quanti hanno tra i 35 e i 44 anni si raggiunge il 55%, mentre si attesta intorno al 49% tra quanti hanno tra i 45 e i 54 anni. Intorno alla media, poi, appaiono i valori registrati tra gli under-35 (41-46%). Il consenso tende a scendere, invece, tra le persone tra i 55 e i 64 anni (32%) e tra gli anziani con oltre 65 anni (35%).

Guardando alle categorie socio professionali, poi, vediamo che l'idea che i giovani non dovrebbero pagare i contributi per sostenere le pensioni e l'assistenza attuali dato che il loro futuro sarà molto diverso tende ad essere maggioritario tra casalinghe (57%), disoccupati (56%) e imprenditori (52%). Valori di poco inferiori alla soglia della maggioranza assoluta sono invece rilevabili tra impiegati e studenti (entrambi 48%), mentre la quota si ferma intorno alla media dell'area tra gli operai (43%). Questo orientamento appare nettamente minoritario tra i liberi professionisti (24%) e i pensionati (31%).

Infine, consideriamo l'influenza della politica. Il consenso intorno all'idea che i giovani dovrebbero rifiutarsi di contribuire all'assistenza degli anziani dato che loro avranno un trattamento futuro peggiore sembra essere trasversale e accomunare gran parte degli elettorati. I sostenitori del Movimento 5 Stelle (46%) e del Partito Democratico (45%); quelli della Lega Nord (44%) e di Forza Italia (41%); anche quanti si collocano nell'area grigia dell'incertezza e della reticenza (46%): (quasi) tutti sembrano essere allineati su questo tema. Fanno eccezione solo i sostenitori dei partiti minori: tra di loro, infatti, il favore per questa posizione tende a ridursi in modo sensibile (27%).

NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 8-10 febbraio 2016 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) da Demetra. Il campione, di 1010 persone (rifiuti/sostituzioni: 10172), è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, in possesso di telefono fisso, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.08%). I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

Documento completo su www.agcom.it.

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