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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST PERPLESSO SUGLI AUTOVELOX

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
AUTOVELOX, PER IL 58% SERVONO SOLO A FARE CASSA
[di Natascia Porcellato]

A cosa servono, soprattutto, autovelox e t-red? Questa è la domanda di oggi dell'Osservatorio sul Nord Est curato da Demos per Il Gazzettino. Il 37% degli intervistati ritiene che siano strumenti utili a far sì che venga rispettato il codice della strada in tema di limiti di velocità e stop al semaforo rosso. La maggioranza (58%), però, li giudica meri mezzi che gli enti locali usano per fare cassa. Non trascurabile la percentuale di coloro che non si esprimono (5%).

Negli ultimi anni, autovelox e t-red si sono moltiplicati lungo le nostre strade: la loro presenza è stretta tra la necessità di far rispettare le regole in un contesto di costante riduzione del personale di polizia (urbana e non) e il sospetto che siano niente più che una facile fonte di finanziamento complementare alla tassazione locale. Un caso emblematico è Padova: tra il 2015 e il 2016, i soli 8 rilevatori posti in tangenziale dalla passata Amministrazione hanno certificato quasi 240.000 infrazioni. Nel biennio, l'introito per il Comune solo da questi apparecchi è stato di quasi 10 milioni di euro (ma ne mancano ulteriori 11 da parte di chi, pur avendo ricevuto la contravvenzione, non ha ancora pagato).

Il fattore economico non sfugge all'opinione pubblica che in maggioranza (58%) punta il dito proprio sulla volontà di far cassa attraverso questi strumenti più che sullo sforzo di far rispettare semafori e limiti di velocità (37%).
Curioso è che il tentativo di far rispettare le regole sia indicato come ragione principale in netta maggioranza dalla categoria spesso raccontata come più trasgressiva, i giovani (62%), mentre nelle altre classi d'età appare nettamente preponderante l'intento di fare cassa. La pensa così, infatti, il 71% di quanti hanno tra i 25 e i 34 anni e il 61% di chi ha tra i 35 e i 44 anni; il 70% di chi ha tra i 45 e i 54 anni e il 63% degli adulti tra i 55 e i 64 anni. Tra i più anziani, invece, sembra emergere una certa perplessità tradotta in reticenza al quesito (17%).

Guardando alla categoria socio-professionale, poi, emergono ulteriori indicazioni interessanti. Coloro che giudicano autovelox e t-red degli strumenti atti soprattutto a far rispettare le regole della strada sono in misura maggiore gli studenti (56%) e i lavoratori atipici (44%), gli imprenditori e i lavoratori autonomi (54%). Molto più diversificata è la platea di coloro che vedono in questi apparecchi più che altro un modo facile e veloce per gli enti locali per fare cassa. Operai (67%) e disoccupati (77%), tecnici e impiegati (62%), liberi professionisti e casalinghe (entrambi 65%): tutti accusano Comuni e Province di installare apparecchi per il controllo della velocità o del semaforo più per ragioni economiche che altro.

In giro, però, si dice esista un sistema consolidato per protestare contro questi enti locali vessatori e boicottarli, non dando loro neanche un euro di multa. Basta rispettare -sempre- semafori rossi e limiti di velocità. Pare funzioni benissimo.



NOTA INFORMATIVA

L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 4-7 settembre 2017 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI e CAWI da Demetra. Il campione, di 1024 persone (rifiuti/sostituzioni: 5091), è statisticamente rappresentativo della popolazione con 15 anni e più residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.06% con CAWI) ed è stato ponderato in base alle variabili socio-demografiche. I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI-CAWI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

Documento completo su www.agcom.it.

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