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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E IL CONCETTO DI POVERTà

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
COSA SIGNIFICA ESSERE POVERI. L'IDEA CAMBIA SE LAVORI O NO
[di Natascia Porcellato]

"Ero solito pensare di essere povero. Poi mi dissero che non ero povero, ero bisognoso. Poi mi dissero che era autodistruttivo pensare a me stesso come bisognoso, ero solo privo di mezzi. Poi mi dissero che privo di mezzi era una cattiva immagine, ero sottoprivilegiato. Poi mi dissero che sottoprivilegiato era abusato, ero svantaggiato. Non ho tuttora un centesimo. Ma di certo ho un gran bel vocabolario". Così lo scrittore statunitense premio Pulitzer Jules Feiffer ironizza sul politically correct che spesso si sviluppa intorno alle definizioni di fenomeni sociali complicati e delicati come la povertà.

Cosa significa, oggi, essere poveri? Secondo i dati raccolti da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, il 23% dei nordestini pensa che "povertà" sia potersi permettere solo l'indispensabile, mentre la stragrande maggioranza (74%) pensa che sia indigente chi non si può permettere neanche quello. Nell'opinione pubblica dell'area, dunque, si staglia il concetto di povertà assoluta come nettamente preponderante rispetto ad una visione più relativa della stessa.

Posto che in (quasi) tutti i settori l'idea che la vera povertà sia quella che impedisce alle persone di raggiungere il minimo vitale, vediamo come cambiano gli equilibri tra le due definizioni nei diversi settori socio-professionali. L'idea di povertà come stato di deprivazione relativa, che permette di raggiungere solo lo stretto necessario nella vita quotidiana, tende ad essere maggiormente presente tra le casalinghe (28%) e i pensionati (30%), ma è tra i disoccupati che la percentuale arriva a sfiorare la maggioranza assoluta (49%). All'opposto, riconoscono la povertà come stato di necessità assoluta soprattutto gli operai (90%) e i liberi professionisti (83%), gli impiegati (81%) e i lavoratori atipici (79%). Imprenditori e studenti, invece, non mostrano di distinguersi dai valori espressi dalla media dell'area e tendono a riproporre il medesimo equilibrio tra povertà relativa e assoluta.

Politicamente, infine, osserviamo come il concetto di povertà relativa tenda a crescere soprattutto tra gli elettori del Partito Democratico (39%), mentre appare meno ampia, per quanto maggioritaria, la quota di coloro che la intendono in maniera assoluta (57%). Anche tra i sostenitori della Lega Nord sembra essere più consistente della media la visione di povertà relativa (33%), ma anche in questo caso viene doppiata da chi intende lo stato di bisogno come assoluto (66%). Gli elettori di Forza Italia, invece, esprimono in maniera netta la propria indicazione verso la povertà assoluta (73%), ma tra di loro sembra crescere la quota di quanti sono reticenti e non si esprimono (10%). È tra i sostenitori del Movimento 5 Stelle e dei partiti minori, però, che l'idea che la povertà sia quella condizione che non ti consente neanche l'indispensabile raggiunge la sua massima diffusione (rispettivamente: 87 e 81%), piuttosto che quella che ti permette di sopravvivere e nulla più (13% e 19%).

NOTA INFORMATIVA
L'Osservatorio sul Nord Est è curato da Demos & Pi per Il Gazzettino. Il sondaggio è stato condotto nei giorni 4-7 settembre 2017 e le interviste sono state realizzate con tecnica CATI e CAWI da Demetra. Il campione, di 1024 persone (rifiuti/sostituzioni: 5091), è statisticamente rappresentativo della popolazione con 15 anni e più residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età (margine massimo di errore 3.06% con CAWI) ed è stato ponderato in base alle variabili socio-demografiche. I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.
Natascia Porcellato, con la collaborazione di Ludovico Gardani, ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Beatrice Bartoli ha svolto la supervisione dell'indagine CATI-CAWI.
L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.

Documento completo su www.agcom.it.

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