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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E IL DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
IL NORD EST E L'USO DEL DIALETTO
[di Fabio Bordignon]

Un dialetto senza confini di tempo e di spazio, nelle regioni del Nord Est: "tiene" nelle giovani generazioni; si estende, pur con diverse gradazioni, a tutte le province dell'area; persiste in ogni ambito della vita quotidiana, dalla famiglia fino al luogo di lavoro. E' quanto rivelano le indagini periodiche dell'Osservatorio sul Nord Est, che, anno dopo anno, confermano la vitalità delle parlate locali. Sette persone su dieci si esprimono in dialetto con amici e parenti, una persona su due anche sul luogo di lavoro: sono queste le misure che emergono dal monitoraggio condotto da Demos & Pi per Il Gazzettino.
Le coordinate geografiche. Nel Veneto più che nelle altre regioni; nei piccoli centri più che in quelli di grandi dimensioni: può essere tracciata così, in modo schematico, la mappa della diffusione del dialetto nell'area nordestina. Le province venete sono, in generale, quelle in cui si registra la quota più elevata di persone che ricorrono al vernacolo nella vita di tutti i giorni: più di sette su dieci ne utilizzano il vocabolario in famiglia (73%) o con gli amici (71%), il 28% anche con i colleghi di lavoro. Nelle altre aree oggetto d'indagine, questi valori si abbassano: risultano leggermente più elevati in Friuli-Venezia Giulia, per quanto attiene all'uso in ambito privato (tra amici e parenti); mentre è la provincia di Trento a far emergere un utilizzo più frequente in ambito professionale. Per tutti e tre i contesti presi in esame, ciò nondimeno, la variabilità geografica si lega innanzitutto della dimensione urbana. Nei comuni più piccoli, con meno di 15 mila abitanti, ad esempio, il 76% degli intervistati dichiarano di parlare il dialetto in famiglia, ma il dato si abbassa al 70% nei comuni fra i 15 e i 50 mila, per poi declinare al 63% una volta superata questa soglia dimensionale.
Le coordinate sociali. Il dialetto esibisce una geografia ben definita anche se si osserva la sua diffusione nei diversi settori che segmentano la società nordestina. A contare, come prevedibile, è soprattutto il fattore anagrafico, ma anche il livello d'istruzione. Le percentuali salgono in modo vistoso con l'età del rispondente. E' innanzitutto la famiglia l'ambito in cui si realizza la continuità generazionale del dialetto. I giovani, infatti, lo parlano soprattutto entro le mura domestiche, e con tassi piuttosto elevati, superiori alla maggioranza assoluta - mentre tendono ad utilizzarlo di meno con gli amici, oppure sul luogo di lavoro (o di studio). Cruciale è anche il livello d'istruzione personale - variabile che, necessariamente, interseca il dato anagrafico. Tra gli intervistati in possesso del diploma di laurea o di scuola superiore, il 56-58% parla frequentemente in dialetto: una frazione non trascurabile, ma nettamente inferiore alla media, visto che il dato supera il 70% tra chi ha trascorso meno tempo sui libri di scuola. Per quanto riguarda l'utilizzo sul luogo di lavoro, infine, sono gli operai a far segnare i livelli più elevati (68%), ma anche tra i lavoratori autonomi e gli imprenditori la componente dei dialettofoni supera la soglia del 50% (56%). Più contenuto, prevedibilmente, è invece l'utilizzo fra gli impiegati (38%) e tra i liberi professionisti (36%).
NOTA METODOLOGICA

I dati dell'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos & Pi, sono stati rilevati attraverso un sondaggio telefonico svolto tra il 15 e il 19 marzo 2008. Le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), dalla società Demetra di Venezia. Il campione, di 1037 persone, è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età. I dati delle precedenti rilevazioni fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Fabio Bordignon e Natascia Porcellato hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Claudio Zilio ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
La documentazione completa su www.agcom.it.
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