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OSSERVATORIO SUL NORD EST - IL NORD EST E IL DIALETTO

Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
ANCHE IL NOSTRO DIALETTO SENTE LA CRISI MA RESISTE
[di Natascia Porcellato]

"Morendo una lingua non muore solo un modo di chiamare le cose, muoiono le cose": così Luigi Meneghello, in «Libera nos a Malo», parlava del dialetto. E Marco Paolini, ricordandolo, considera come "senza persone che raccolgono con pazienza e divertimento povere parole e raccontano (bene) piccole cose, la lingua, il dialetto da solo non basta e non salva". L'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos per Il Gazzettino, oggi si occupa proprio del dialetto. Sette nordestini su dieci lo utilizzano molto o abbastanza spesso in famiglia e con gli amici, mentre nel mondo del lavoro la quota scende al 42%. Inoltre, è circa il 64% degli intervistati a giudicare importante che i giovani lo conoscano e lo parlino, e oltre un nordestino su quattro nutre la stessa convinzione anche pensando agli immigrati.
Friulano, veneto, sloveno, ladino: sono solo alcuni degli idiomi presenti nell'area nordestina. Il policentrismo urbano e l'imprenditorialità diffusa odierni sono stati preceduti dalla molteplicità delle lingue locali, usate dalla popolazione quotidianamente, in (quasi) tutti i contesti e senza distinzioni di classe sociale. E proprio l'uso corale e popolare dei dialetti è stato uno dei principali punti di forza che ha permesso loro di arrivare fino ai nostri giorni.
Le cose, in parte, sembrano riproporsi, per quanto, nei dati presentati oggi, il dialetto sembri affermarsi più come lingua legata al privato e agli affetti che al lavoro. Circa il 74% dei nordestini, infatti, lo utilizza con gli amici, e per una quota quasi analoga (73%) è la lingua degli affetti familiari. In entrambi questi ambiti, l'andamento appare stabile nel tempo, mentre è in campo professionale che assistiamo a un progressivo declino del suo utilizzo. Se nel 2001 era il 57% a parlare in dialetto al lavoro, oggi il dato si ferma al 42%.
Il profilo, poi, delinea i tratti sociali delle persone che più frequentemente parlano in dialetto. Colpisce osservare un discrimine anagrafico piuttosto netto: l'utilizzo del dialetto in famiglia e con gli amici, infatti, è maggiormente diffuso tra gli over 45, per quanto anche tra i più giovani non si scenda mai sotto la soglia critica del 50%. Parzialmente diverso è il discorso per l'ambito lavorativo: in questo caso sono le classi centrali (35-54 anni) a utilizzarlo più spesso. Altri caratteri che completano il quadro sono un livello di istruzione medio o basso e l'essere residenti in comuni con meno di 50mila abitanti. Dal punto di vista socio-professionale, infine, l'uso del dialetto unisce operai e imprenditori, disoccupati e pensionati.
Pensando al futuro, però, quanto è importante che il dialetto sia conosciuto da giovani e immigrati, ovvero coloro che proprio il futuro rappresentano? In questo caso, le opinioni sono piuttosto diverse: se è il 64% a giudicare molto o abbastanza importante che i giovani conoscano e parlino la lingua locale, per gli immigrati la percentuale scende a 27. L'orientamento politico chiarisce come l'importanza della conoscenza del dialetto per i giovani sia sentita soprattutto dagli elettori della Lega Nord (71%) e del Pdl (68%). Per gli immigrati, invece, la sensibilità maggiore è mostrata da quanti sono vicini all'Udc (32%) e al Pdl (30%), mentre i sostenitori della Lega Nord non si discostano dalla media dell'area (26%).


NOTA METODOLOGICA

I dati dell'Osservatorio sul Nord Est, curato da Demos & Pi, sono stati rilevati attraverso un sondaggio telefonico svolto nei giorni 26-28 aprile 2010. Le interviste sono state realizzate con tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing), dalla società Demetra di Venezia. Il campione, di 1030 persone, è statisticamente rappresentativo della popolazione, con 15 anni e più, residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d'età. I dati fino al 2007 fanno riferimento solamente al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia.
Natascia Porcellato ha curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. Claudio Zilio ha svolto la supervisione dell'indagine CATI. Lorenzo Bernardi ha fornito consulenza sugli aspetti metodologici. L'Osservatorio sul Nord Est è diretto da Ilvo Diamanti.
Documento completo su www.agcom.it

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