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RAPPORTO GLI ITALIANI E LO STATO - RAPPORTO 2019

Rapporto annuale sugli atteggiamenti degli italiani nei confronti delle istituzioni e della politica, realizzato su incarico del Gruppo L'Espresso.
XXII RAPPORTO GLI ITALIANI E LO STATO


1. I CITTADINI, LE ISTITUZIONI, I SERVIZI
[L. Gardani e N. Porcellato]

Tornano lontani, i cittadini e le istituzioni. Stato (-7 punti percentuali), magistratura (-6 punti) e Parlamento (-4), dopo la risalita dello scorso anno, oggi perdono terreno. Come le associazioni degli imprenditori (-5 punti) o il Papa (-6 ), che tuttavia mantiene un'alta riserva di consenso (66%). Non cedono fiducia, oltre all'Unione Europea (34%), le Forze dell'ordine, saldamente al comando della graduatoria (73%), ed i partiti (9%), che invece la chiudono. Per questi ultimi, non sembra avere effetti la recente approvazione della legge sulla riduzione dei parlamentari. Il favore verso questa riforma, apprezzata da quasi nove italiani su dieci, e in maniera trasversale, con giudizi largamente positivi che vanno dal 79% dei sostenitori del Pd al 93% di quelli orientati verso Fratelli d'Italia, non si trasferisce ai partiti.

Questo clima, però, non pare essere direttamente legato alla cronica insoddisfazione per i servizi generali. Per la maggior parte degli indicatori classici analizzati, il segno è positivo: scuola pubblica e privata (+3 e +6 punti), ferrovie e trasporti urbani (+7 ), non risentono del distacco istituzionale. A cedere qualcosa, invece, è l'assistenza sanitaria, sia pubblica che privata (-2). Nel complesso, gli indici di soddisfazione dei servizi pubblici e privati appaiono entrambi stabili, con una leggera tendenza all'aumento. Se il pubblico non convince, il privato non conquista: l'idea di lasciargli maggiore spazio nella sanità o nella scuola resta patrimonio di una minoranza.

Maggiormente influente, forse, è il giudizio sui servizi più prossimi ai cittadini. La raccolta differenziata è soddisfacente per poco più di un italiano su due (53%), la cura del verde pubblico si ferma al 40% e la manutenzione delle strade non va oltre il 25%. Sono le regioni del Centro- Nord a registrare il gradimento più alto, mentre nel resto del Paese la situazione appare critica. La soddisfazione ha un confine geografico preciso e noto e si ferma (idealmente) a Roma.







2. PARTECIPAZIONE E PROTESTA
[L. Ceccarini e M. Di Pierdomenico]

Questa politica, i partiti e le istituzioni della rappresentanza continuano a non soddisfare. Le aspettative degli italiani verso la democrazia sono elevate. Anche per questo i movimenti di protesta, che ciclicamente irrompono nella scena, suscitano l'interesse dei cittadini, i quali appaiono sempre più disorientati; tra l'uomo forte e la piazza.
La protesta ha assunto un significato importante in questi anni. L'Osservatorio ha messo in evidenza il crescente coinvolgimento in manifestazioni "contro". Nel 2016 vi aveva partecipato il 14%, oggi è il 23%.

Ma l'impegno non si sviluppa solo nello spazio pubblico. Ad esempio, il consumo etico coinvolge ormai il 50% dei cittadini. Il 25% boicotta prodotti o servizi sulla base di motivi politici o di natura ambientalista. Quasi uno su tre (30%) discute di politica in rete. Inoltre, il 20% ha preso parte a flashmob o sit-in dopo avere ricevuto un invito via social o Whatsapp.
In crescita è anche la diffusione delle petizioni (37%), ormai largamente organizzate attraverso piattaforme online su una miriade di tematiche: locali, nazionali e globali.

È in questa cornice che la nuova protesta sta suscitando l'attenzione dei cittadini: emotivamente, per una maggioranza, attivamente per una minoranza. Due movimenti: quello globale dei Fridays for future, guidato da Greta Thumberg sulla questione climatica, e poi quello, ormai nazionale, delle Sardine, lanciato da Mattia Santori.
Tre cittadini su quattro (76%) si dicono positivamente orientati verso l'attivismo promosso dalla giovanissima svedese.
Quasi la metà (45%) per quello del giovane bolognese. I profili dei simpatizzanti di queste due mobilitazioni presentano analogie. Sono trasversali dal punto di vista del genere e attirano di più i giovani. Ma le sardine appaiono più scolarizzate. Il tema ambientale di Greta attraversa invece un po' tutti. Sul piano degli orientamenti politici entrambi richiamano i cittadini più vicini ai partiti della sinistra o al movimento grillino. E, di conseguenza, molto meno coloro che si riconoscono nelle posizioni politiche della destra.







3. DEMOCRAZIA E INNOVAZIONE DEMOCRATICA
[F. Bordignon e A. Securo]

Una democrazia sotto stress. Ancora senza "alternative", almeno secondo due persone su tre. Ma colpita dal discredito dei suoi attori e delle sue istituzioni centrali. Sfidata, nel suo carattere rappresentativo, da modelli concorrenti.
Fin dalla loro nascita, le (liberal)democrazie moderne si sono fondate sulla centralità del parlamento, sul protagonismo dei partiti. Questi ultimi godono, nel complesso, della fiducia di 9 italiani su 100: poco male, visto che i partiti, per definizione, rappresentano una "parte". Ma 4 persone su 10 disconoscono del tutto la loro funzione: pensano che la democrazia possa farne a meno. Il 35% che il Parlamento sia sempre meno necessario.

Anti-partitismo e anti-parlamentarismo si riflettono nell'affermazione di attori e processi - leader, governi, strumenti di consultazione diretta dei cittadini - che saltano le tradizionali forme di mediazione politica. Se ne trova traccia nei dati del rapporto su Gli Italiani e lo Stato. Se il 53% degli intervistati è ancora convinto che servano «dei politici competenti per prendere le decisioni in un mondo complesso», il 45% contrappone il mito di una democrazia continua, auto-rappresentativa, nella quale sono i cittadini ad avere l'ultima parola - «sempre» - attraverso i referendum. E se a decidere non possono essere tutti, in molti accettano l'idea che a decidere sia uno soltanto: un super-mediatore, un leader forte, del quale il paese avrebbe bisogno, secondo il 55% dei cittadini. Contro il 41% che vede il rafforzamento dei "capi" come un pericolo.

Un'ampia maggioranza - è bene sottolinearlo - continua a valutare la democrazia come preferibile a qualsiasi altro tipo di regime politico. La diffusa insoddisfazione per la democrazia "reale", tuttavia, lascia spazio a non trascurabili spinte in senso opposto, che coinvolgono circa un terzo delle persone: il 19% (+7 punti percentuali rispetto al 2008) apre la porta a soluzioni di tipo "autoritario"; il 14% si dichiara democraticamente "indifferente".






NOTA INFORMATIVA

Il Rapporto su Gli Italiani e lo Stato, giunto alla XXII edizione, è realizzato da Demos & Pi per La Repubblica. La rilevazione è stata condotta da Demetra con metodo MIXED MODE (Cati - Cami - Cawi).
Periodo 9 - 14 dicembre 2019. Il campione (N=1.212, rifiuti/sostituzioni/inviti: 8.297) è rappresentativo della popolazione italiana con 15 anni e oltre, per genere, età, titolo di studio e area (margine di errore 2.8%).
L'indagine è stata diretta, in tutte le sue fasi, da Ilvo Diamanti. Luigi Ceccarini, Fabio Bordignon, Martina Di Pierdomenico, Ludovico Gardani, Natascia Porcellato e Alice Securo hanno curato la parte metodologica, organizzativa e l'analisi dei dati. I dati sono arrotondati all'unità e questo può portare ad avere un totale diverso da 100.

Documentazione completa su www.sondaggipoliticoelettorali.it


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